BLACK
SABBATH - 13 Vertigo Distribuzione italiana: si Genere: Dark Rock / Doom Support: CD + bonus CD - 2013 |
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. I numeri hanno la loro importanza e dicono che "13" è il primo album dei Black Sabbath insieme a Ozzy Osbourne negli ultimi 35 anni, rappresenta il diciannovesimo (ventesimo se consideriamo "The Devil You Know", targato Heaven & Hell) disco in studio della band. Notoriamente il 13 non è un numero considerato fra i più fortunati/portafortuna e in ogni caso scelta non fu più azzeccata considerata la concomitanza di cattive notizie: Bill Ward, lo storico batterista, non ha partecipato alle registrazione nè prenderà parte al tour promozionale sia per problemi contrattuali ed economici (fonte Ward stesso), sia per cattive condizioni fisiche che gli impedirebbero di reggere un intero concerto all’interno di un tour (fonte Ozzy); ma ancora peggio è andata a Tony Iommi cui è stato diagnosticato un linfoma da operare e monitorare costantemente, con relativo annullamento delle date già programmate e rimpiazzate da un opinabile 'Ozzy & Friends', pure esso travagliato da problemi come la drastica riduzione della scaletta all’Hellfest per nubifragio e l’annullamento della successiva data in Germania a pochi minuti dall’esibizione. Torniamo però alla musica, in particolare all'edizione DeLuxe che ho fatto mia e che prevede undici canzoni invece delle otto della versione 'normale'. Tony Iommi, Geezer Butler (autore di tutti i testi) e Ozzy si sono affidati al batterista Brad Wilk (Rage Against The Machine) e al produttore Rick Rubin per cercare di ritrovare l'originaria essenza musicale della band di Birmingham, operazione tanto riuscita che in diversi frangenti si ha l'impressione di ascoltare vecchi brani ricopertinati per spacciarli come nuovi. Questo che parla ora è il fan che non si accontenta mai, ma dovendo valutare il più obiettivamente possibile l'album, non si può negare che "13" abbia un proprio fascino e una propria ragione di esistere con uno sguardo più attento al mestiere che alla voglia di osare (ma in fin dei conti alla loro età i Black Sabbath non devono dimostrare più nulla ad alcuno). La minacciosa e cadenzata "End Of Beginning" ci spara contro un poderoso riff che fa il verso alla mitica canzone "Black Sabbath" ed infila verso la fine alcuni passaggi cari al primo Ozzy solista, il tutto sorretto dal poderoso basso di Geezer, dal potente e rispettoso drumming di Wilk, dai cangianti e doomy riffs immortali di un sempre incredibile Iommi. La cupa atmosfera prosegue nella successiva "God Is Dead?", vero e proprio schiaffo di oscurità sottolineato dal lavoro congiunto basso/chitarra cui si può imputare solo di essere un pò troppo lunga. Con questo brano, essendo stato scelto come singolo, dovreste aver già preso familiarità quindi non mi dilungo oltre. Il riff di "N.I.B." viene riscritto per "Loner", uno dei momenti meno riusciti del cd, ma uno degli episodi di maggiore e spudorata autorefenzialità è "Zeitgeist", piacevole quanto sin troppo somigliante a "Planet Caravan" e "Laguna Sunrise". La situazione va decisamente meglio con "Age Of Reason", brano suddiviso in cinque differenti fasi (che include un ottimo bridge) immerse in un'atmosfera dannatamente cupa e ossessiva che non viene spezzata neppure nell'imprevedibile cambio di tempo a metà della sua durata, e qua Iommi sciorina uno dei suoi migliori ed ispirati assoli del disco. "Live Forever" accelera il passo grazie alla pulsante sezione ritmica e mostra un Ozzy in forma su riffs magnetici. "Damaged Soul" è un pesante blues elettrico praticamente nato da una jam-session e catturata nella sua cruda spontaneità, lasciandoci rapiti dall'assolo piazzato da Iommi, musicista certo di mestiere, ma per fare certe cose serve anche cuore e cervello ispirati. Il cd 'normale' si chiude con la gotica ed oscura "Dear Father", il cui testo tratta di un prete pedofilo e del suo incontro con una delle vittime tornata per ucciderlo, brano difficile da affrontare che i sacerdoti del Sabba Nero risolvono nettamente a proprio favore, chiudendo con le stesse campane che 43 anni fa salutarono l'esordio della band, un modo per chiudere un cerchio, un ciclo irripetibile cui dispiace non abbia preso parte Bill Ward per il possibile saluto definitivo ai fans. La versione Deluxe prosegue con altre tre canzoni, ovvero la tirata e riuscita "Methademic" (perchè non metterla al posto di una tutto sommato inutile "Loner"?), la doomeggiante e cadenzata "Peace Of Mind" e il più classico heavy rock "Pariah". Pare, quindi, chiudersi qua la parabola di una band che, come Led Zeppelin, Deep Purple e pochi altri Grandi del Rock, mai si è sottomessa al trend del momento e ha mantenuto una propria identità riconoscibile immediatamente. E' vero, "13" non è il miglior album dei Sabbath, ma ciò non mi impedisce di salutare questi seminali Campioni che anche in questo caso hanno saputo piazzare zampate vincenti che ben pochi giovani pischelli riusciranno mai a comporre. Grazie Iommi, Geezer e Ozzy per la vostra musica, sempiterna testimonianza del vostro talento. Abe |
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