Rock Impressions

Black Sabbath - 13 BLACK SABBATH - 13
Vertigo
Distribuzione italiana: si
Genere: Dark Rock / Doom
Support: CD + bonus CD - 2013


Reunion dei Black Sabbath si, reunion no? A chi veramente interessa questa questione? È opportuna? È una lurida mossa commerciale? È proprio necessaria? Eppoi che musica avrebbero fatto i resuscitati Black Sabbath? Ma per i più machiavellici… perché Ward, il batterista originale non ha accettato? Cosa c’è veramente dietro tutto questo, dietro la reunion di una delle band più amate e fondamentali del rock? A me tutte queste questioni non interessano, non voglio dire che non possano essere importanti, ma piuttosto di tante cover e tribute band preferisco sempre di gran lunga gli originali, sempre e comunque eppoi che musica potevano fare i Sabbaths riuniti? Ovviamente del doom alla loro maniera, che ce ne fregava di un disco moderno? Veramente, dico molto seriamente, che importanza musicale potrebbe avere un disco moderno fatto da Iommi e Ozzy? Io credo nessuna.

13 è il disco in cui i Black Sabbath tornano a fare i Black Sabbath, un disco oscuro e tenebroso come non mai, vi preannuncio che questo è il disco più oscuro che la band potesse fare. Io mi sono procurato la deluxe edition con bonus cd contenente tre brani inediti, mentre la cover è in 3D. Il primo cd contiene il cd standard composto da otto brani, quasi fosse un vecchio Lp, il cd riporta la serigrafia del logo originale della Vertigo, quella specie di spirale che tanto bene si adatta alla musica proposta dalla prestigiosa etichetta.

Il brano di apertura è “End Of the Beginning”, il giro di chitarra fa chiaramente il verso a “Black Sabbath”, un gioco di parole e di note? Poco importa i Sabbath sono tornati col loro mastodontico sound e non ce n’è per nessun imitatore, il doom lo hanno inventato loro e ne sono ancora i più grandi interpreti, grande brano. “Godi is Dead” ne segue l’esempio, ancora musica rallentata e sofferta, prima della deflagrazione metallica che ci sommerge. Interrogativo o affermazione che sia non posso non pensare al brano di Guccini e non cercare dei punti di contatto. “God is really dead?” tutto sembra dire che è così, ma l’ultimo verso recita “I don’t believe that God is dead”, poi ognuno pensi quello che vuole, sta di fatto che l’interrogativo sulla reale esistenza di Dio è il fondamento di qualsiasi vera fede, c’è sempre da avere paura di chi non si pone domande. Il brano è ossianico, anche in questo caso il miglior doom che si possa ascoltare e il true fan ringrazia. Azzeccato il riff portante di “Loner”, Iommi è ancora il più grande generatore di riff della storia del metal e inizia l’headbanging! “Zeitgeist” è una delicata ballata acustica sollo stile di “Solitude”, altro ponte d’unione col passato. “Age of Reason” è un altro brano potente, che se fosse stato inserito ad inizio carriera avrebbe fatto esultare per la sua struttura solenne e maestosa, sono i Sabbath migliori. “Live Forever” porta avanti il discorso, non aggiunge nulla di più, ma c’è un assolo di Iommi che da solo vale. Anche “Damaged Soul” non aggiunge molto, è un bel brano in pieno stile Sabbath, molto lento e sofferto, la vecchia formula a base di blues distorto e tenebroso, che solo i veri die hard fans possono capire fino in fondo. “Dear Father” parla degli abusi sui minori commessi da uomini di fede, un problema molto grave, che ha macchiato tutti in modo indelebile, un argomento molto grave che non può essere liquidato con leggerezza e che meriterebbe un’attenzione ben più ampia di quella che posso riservare in questo spazio ristretto, i Sabs nel testo non fanno sconti facendo la morale a chi la morale vorrebbe insegnarla agli altri, musicalmente è un altro pezzo in pieno Black Sabbath style.

Il bonus cd si apre col brano “Methademic”, che inizia con una chitarra acustica prima di sferrare il tipico attacco metallico del gruppo, a dire la verità molto più heavy che nel primo disco. “Peace of Mind” invece ci riporta al doom più cupo, anche se ricorda più le cose mature della band di Birmingham. Chiude definitivamente “Pariah”, un brano sicuramente convincente, i rinnovati Sabbath sono più che degni del loro glorioso passato. Mi si permetta però una considerazione critica, poco più di quindici minuti, ne valeva davvero la pena? Secondo me era meglio fare un solo cd con tutti e undici i brani, alcune cose di questo bonus sono meglio di altre del primo dischetto e i fans ringrazieranno, però questa sembra davvero solo una mossa commerciale, del resto nel mondo anglosassone fare soldi non ha una valenza così negativa come invece ha nel mondo latino, che è sicuramente più filosofico e meno pragmatico, ma anche in questo caso ognuno si farà il suo giudizio, io sono contento di avere anche questo secondo cd.

Nei credits del cd sono ampiamente ringraziati il produttore Rick Rubin, che sicuramente ha svolto con grande abilità il compito di resuscitare il mito e in grande assente Bill Ward. Toni accenna al cancro che sta combattendo e poi ci sono altri particolari che scoprirete da soli, sta di fatto che questa band l’abbiamo amata tanto ed è bello ritrovarla dopo tanti anni con un disco fatto come si deve, dove i Black Sabbath onorano nel modo migliore il loro passato. Long Live and God Bless You Sabbath! GB

Altre recensioni: Past Lives

Sito Web

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I numeri hanno la loro importanza e dicono che "13" è il primo album dei Black Sabbath insieme a Ozzy Osbourne negli ultimi 35 anni, rappresenta il diciannovesimo (ventesimo se consideriamo "The Devil You Know", targato Heaven & Hell) disco in studio della band. Notoriamente il 13 non è un numero considerato fra i più fortunati/portafortuna e in ogni caso scelta non fu più azzeccata considerata la concomitanza di cattive notizie: Bill Ward, lo storico batterista, non ha partecipato alle registrazione nè prenderà parte al tour promozionale sia per problemi contrattuali ed economici (fonte Ward stesso), sia per cattive condizioni fisiche che gli impedirebbero di reggere un intero concerto all’interno di un tour (fonte Ozzy); ma ancora peggio è andata a Tony Iommi cui è stato diagnosticato un linfoma da operare e monitorare costantemente, con relativo annullamento delle date già programmate e rimpiazzate da un opinabile 'Ozzy & Friends', pure esso travagliato da
problemi come la drastica riduzione della scaletta all’Hellfest per nubifragio e l’annullamento della successiva data in Germania a pochi minuti dall’esibizione.

Torniamo però alla musica, in particolare all'edizione DeLuxe che ho fatto mia e che prevede undici canzoni invece delle otto della versione 'normale'. Tony Iommi, Geezer Butler (autore di tutti i testi) e Ozzy si sono affidati al batterista Brad Wilk (Rage Against The Machine) e al produttore Rick Rubin per cercare di ritrovare l'originaria essenza musicale della band di Birmingham, operazione tanto riuscita che in diversi frangenti si ha l'impressione di ascoltare vecchi brani ricopertinati per spacciarli come nuovi. Questo che parla ora è il fan che non si accontenta mai, ma dovendo valutare il più obiettivamente possibile l'album, non si può negare che "13" abbia un proprio fascino e una propria ragione di esistere con uno sguardo più attento al mestiere che alla voglia di osare (ma in fin dei conti alla loro età i Black Sabbath non devono dimostrare più nulla ad alcuno).

La minacciosa e cadenzata "End Of Beginning" ci spara contro un poderoso riff che fa il verso alla mitica canzone "Black Sabbath" ed infila verso la fine alcuni passaggi cari al primo Ozzy solista, il tutto sorretto dal poderoso basso di Geezer, dal potente e rispettoso drumming di Wilk, dai cangianti e doomy riffs immortali di un sempre incredibile Iommi. La cupa atmosfera prosegue nella successiva "God Is Dead?", vero e proprio schiaffo di oscurità sottolineato dal lavoro congiunto basso/chitarra cui si può imputare solo di essere un pò troppo lunga. Con questo brano, essendo stato scelto come singolo, dovreste aver già preso familiarità quindi non mi dilungo oltre.

Il riff di "N.I.B." viene riscritto per "Loner", uno dei momenti meno riusciti del cd, ma uno degli episodi di maggiore e spudorata autorefenzialità è "Zeitgeist", piacevole quanto sin troppo somigliante a "Planet Caravan" e "Laguna Sunrise". La situazione va decisamente meglio con "Age Of Reason", brano suddiviso in cinque differenti fasi (che include un ottimo bridge) immerse in un'atmosfera dannatamente cupa e ossessiva che non viene spezzata neppure nell'imprevedibile cambio di tempo a metà della sua durata, e qua Iommi sciorina uno dei suoi migliori ed ispirati assoli del disco. "Live Forever" accelera il passo grazie alla pulsante sezione ritmica e mostra un Ozzy in forma su riffs magnetici.

"Damaged Soul" è un pesante blues elettrico praticamente nato da una jam-session e catturata nella sua cruda spontaneità, lasciandoci rapiti dall'assolo piazzato da Iommi, musicista certo di mestiere, ma per fare certe cose serve anche cuore e cervello ispirati. Il cd 'normale' si chiude con la gotica ed oscura "Dear Father", il cui testo tratta di un prete pedofilo e del suo incontro con una delle vittime tornata per ucciderlo, brano difficile da affrontare che i sacerdoti del Sabba Nero risolvono nettamente a proprio favore, chiudendo con le stesse campane che 43 anni fa salutarono l'esordio della band, un modo per chiudere un cerchio, un ciclo irripetibile cui dispiace non abbia preso parte Bill Ward per il possibile saluto definitivo ai fans.

La versione Deluxe prosegue con altre tre canzoni, ovvero la tirata e riuscita "Methademic" (perchè non metterla al posto di una tutto sommato inutile "Loner"?), la doomeggiante e cadenzata "Peace Of Mind" e il più classico heavy rock "Pariah".

Pare, quindi, chiudersi qua la parabola di una band che, come Led Zeppelin, Deep Purple e pochi altri Grandi del Rock, mai si è sottomessa al trend del momento e ha mantenuto una propria identità riconoscibile immediatamente. E' vero, "13" non è il miglior album dei Sabbath, ma ciò non mi impedisce di salutare questi seminali Campioni che anche in questo caso hanno saputo piazzare zampate vincenti che ben pochi giovani pischelli riusciranno mai a comporre. Grazie Iommi, Geezer e Ozzy per la vostra musica, sempiterna testimonianza del vostro talento. Abe

Flash Forward Magazine

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