L'energia del biondo bassista/cantante americano è inversamente
proporzionale alla sua statura e dopo averlo visto in azione lo scorso
anno a Milano, averlo ascoltato nel come-back discografico "Somewhere
In California" coi Night Ranger, oggi lo possiamo godere nel
suo secondo album da solista, otto anni dopo il mediocre omonimo esordio.
Lo start alla corsa è data dalle sferzanti "Back In The
Game", che sa molto di Damn Yankees, e "Rock 'N Roll Ride",
gioioso rocker tipico dei Night Ranger, ma è col terzo brano
"Born For This" che la qualità subisce una netta
accelerazione grazie ad un refrain contagiosissimo ed alla sua costruzione
più matura, sorta di Bruce Springsteen in chiave hard rock
sostenuta da ottime chitarre, e proprio in "Don't Give Up"
il modello Springsteen emerge prepotente innervato dalla vena melodica
di Jack.
L'atmosfera si rilassa con "Hardest Word To Say", una bella
ballad che più americana di così non si poteva concepire,
e "Anything For You", rocker alla Traveling Wilburys/John
Lennon composta insieme a Robin Zander (Cheap Trick) la cui voce è
udibile nel ritornello, e su analoga falsariga si muovono "West
Hollywood" (scritta insieme a Colin Blades, suo figlio).
Ancora tante atmosfere alla Night Ranger nelle esuberanti "Say
You Will" e "Love Life", con "Rise And Shine"
ad esprimere appieno la giovanile voglia di vivere e di divertirsi
che ha così spesso contraddistinto le composizioni di Blades.
La semi-acustica "Hey Man", irrobustita da un classico quanto
coinvolgente break elettrico, conclude la corsa che Jack ha effettuato
accompagnato da vecchi compagni di viaggio come Kelly Keagy (bt) e
Joel Hoekstra (ch) dei Night Ranger, oltre a Will Evankovich (ch),
Coral Sitar (ch), Brian Tichy (bt), Eric Levy (tast) e Christian Matthew
Cullen (tast).
Questa raccolta di canzoni non sarà un capolavoro assoluto,
vero, ma è indubbiamente una gustosa carrellata delle capacità
compositive ed interpretative di un consumato rocker abile nel riproporsi
coinvolgendo con maestria e classe. E non è poco! ABe
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