Rock Impressions

Bloodgood - Dangerously Close BLOODGOOD - Dangerously Close
Doolitle Group
Distribuzione italiana: -
Genere: Hard Rock Melodico
Support: CD
- 2013


Negli anni ottanta i Bloodgood erano inseriti fra i più noti esponenti del Christian Metal al fianco di Stryper, Petra e Whitecross, col debut album del 1986 acclamato come una delle migliori release in questo campo grazie ad un cantante dalla voce ruvida e potente (Les Carlson), un bassista che si occupava dei testi (Michael Bloodgood), un chitarrista che esplorava sonorità che all'epoca forse solo i Queensryche osavano proporre (David Zaffiro), un batterista che teneva il passo di canzoni in bilico fra NWoBHM al limite dello speed metal (J.T. Taylor). I passi successivi ("Detonation" del 1987 e "Out Of The Darkness" del 1989) vedeva l'innesto di Mark Welling al posto di Taylor ed il risultato complessivo era ancor migliore consolidando la fama della band. L'abbandono di Zaffiro comportò anche un cambio di direzione musicale che venne concretizzato con "All Stand Together" del 1991 che vedeva Paul Jackson (Dakota, Pages, Think Out Loud) alla chitarra e David Huff (Giant, White Heart, John Schlitt, etc) alla batteria oltre all'innesto del tastierista Tim Heintz. L'album proponeva un melodic hard rock che spiazzò diversi fans e fu l'ultimo lavoro in studio sino al presente "Dangerously Close" arrivato (per me) a sorpresa.

Registrato da Michael Bloodgood, Les Carlson, Paul Jackson, Kevin Whisler (bt) e Oz Fox (ch - Stryper), il settimo studio album si rivela degno erede del sound di "Out Of The Darkness" e "Detonation", sapientemente mescolato con elementi più commerciali tipici di "Rock In A Hard Place" e "All Stand Together". Ne risulta che "Run The Race", "In The Trenches", "Man In The Middle", "Breed Alone" e "Child On" tendono più verso l'heavy metal, mentre "Lamb Of God", "Run Away", "Pray" e "The Word" sono più melodiche e hard rockeggianti. "I Can Hold On" sceglie una strada molto più tranquilla ed aperta, ma alla fine mi sembra il brano più debole del cd. I due lenti ("Father Father" e "Crush Me") sono carini e si mantengono su un più che decente livello qualitativo.

E' incoraggiante e bello sentire la voce del sessantunenne Carlson che non ha perso nulla della grinta ed intensità degli anni più giovani, anzi, pare migliorata col tempo. Non è dato sapere chi fra Jackson e Fox suoni questo o quell'assolo in quanto lo scarno promo non ne fa menzione, comunque la presenza di due chitarristi dona ai brani una maggiore profondità. La produzione è buona quanto serve e non viene assolutamente rinnegata la fede cristiana professata anche nei testi.

Dopo gli Stryper, il cosiddetto White Metal ritrova altri suoi paladini che tornano in gran forma con un potente e classico Melodic Hard Rock/Heavy Metal americano che dovete assolutamente assaggiare. ABe

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