Polistrumentista di vecchia data, Albert è stato motore pulsante
dei mitici Blue Oyster Cult, dopo l’uscita dalla band ha fondato
i Brain Surgeons, che hanno prodotto una decina di album piuttosto
interessanti. Sciolti anche i BS sono arrivati i Blue Coupe, con in
formazione il fratello Joe (anche lui ex BOC) e Dennis Dunaway (ex
Alice Cooper band). Dopo tanto peregrinare ecco il suo “vero”
primo disco solista, almeno quello che porta il suo nome, perché
Imaginos doveva uscire col suo nome, ma questa è un’altra
storia. Poi si contano decine di collaborazioni, in particolare con
artisti della scena newyorkese, come il poeta David Roter e la regina
del punk americano Helen Wheels. Dalla fine degli anni ’60 ad
oggi Albert è sempre stato musicalmente impegnato e il suo
contributo è sicuramente importante, anche se forse oggi il
suo nome potrebbe essere poco ricordato. È quindi un grande
piacere poter analizzare questo suo disco.
L’album è composto da dieci brani nuovi e due cover dei
BOC in versione acustica poste a chiusura del cd. L’apertura
è affidata a “Ghosts”, che ci cala subito in un
climax misterico e intimista, è un brano acustico che recupera
le atmosfere oscure dei BOC, ma è anche molto legato alla tradizione
musicale americana, il mix è molto interessante, anche se forse
non colpisce come un brano di apertura dovrebbe fare, ma è
un gran pezzo. “Roadshow” è uno dei pochi brani
elettrici del cd, un rock ‘n’ roll torrido, quasi desertico,
non è particolarmente originale, ma la classe si sente. “Ravens”
è una ballata malinconica, molto intimista, segue “Do
You Believe in Me”, altra ballata un po’ più scanzonata.
Sono due brani che mostrano il lato più vero di questo musicista,
famoso per la scena hard rock, ma che ha un cuore a stelle e strisce.
“Prayer (Light the Dark)” è un brano molto introspettivo,
uno dei migliori del cd, con un testo che fa riflettere e una musica
folk coinvolgente un po’ alla Dylan. Non molto distante “Trinity”,
Albert in questo disco ha deciso di mostrare le sue “radici”.
Altro brano molto USA è “Cry 3X”, sorta di country
blues incalzante, Bouchard ci sa fare anche in chiave acustica, del
resto lo aveva già dimostrato coi Brain Surgeons. “Voyeur
(pt.1)” è un brano un po’ strano, il più
inventivo del lotto, per questo interessante, un mandolino impertinente
domina su un tappeto elettrico saturo. L’elettrica “Face
Your Mirror” è molto americana, anche se non è
scontata, e piacerà ai vecchi fans. Chiude “All Dreaming”
un’altra incantevole ballata dal sapore notturno.
Le due cover sono “Career of Evil” e “Death Valley
Nights”, i più esperti noteranno che le aveva rifatte
anche coi Brain Surgeons, ma queste sono versioni molto diverse. La
prima inizialmente è quasi irriconoscibile, la resa è
ruvida nonostante la chiave acustica e la rende ancora più
affascinante. Della seconda preferisco la versione fatta coi BS, ma
anche questa è interessante, con un bel crescendo finale.
Bouchard ha messo insieme una bella collezione di brani, tutti molto
diversi, alcuni sorprenderanno chi conosce il suo lato più
ruvido, altri ne apprezzeranno la classe e l’integrità
artistica, altri ancora potrebbero anche innamorarsi di questo artista
che non ha mai fatto cose banali. GB
Altre recensioni: Re Imaginos; Imaginos
II; Imaginos III
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