Rock Impressions

Brighteye Brison - Believers & Deceivers BRIGHTEYE BRISON - Believers & Deceivers
Progress Records
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog
Support: CD - 2008

Ora mi rivolgo a chi ci segue da tempo e che ama il Prog Rock, chiedo scusa se recensisco l’ennesimo disco di un gruppo proveniente dalla Svezia. Non è colpa mia se questa terra è una fucina immensa di band dedite a queste sonorità. La cosa più incredibile è che la maggior parte di esse si ergono a livelli più che lodevoli. Vengono in mente i soliti nomi, Anglagard, Anekdoten, etc, ma anche le nuove leve , i Magic Pie, Beardfish, Black Bonzo e moltissimi altri. I Brighteye Brison si formano nel 2000 grazie all’intuizione del leader tastierista Linus Kase, durante la frequentazione del Royal Of Music College di Stoccolma. La band si completa con Johan Oijen (chitarra), Kristofer Eng (basso), Erik Hammarstorm (batteria) e Per Hallman alle tastiere. Le influenze sono tutte rivolte verso gli anni ’70, uno sguardo verso gli ELP, Genesis, Gentle Giant e compagnia bella. Le tastiere giocano un ruolo dunque molto importante, ma quello che salta subito all’orecchio sono gli arrangiamenti.
Ma facciamo un passo indietro, la band nel 2001 realizza il demo “4:AM”, nel 2003 è la volta del debutto discografico ufficiale dal titolo “Brighteye Brison” e nel più recente 2006 “Stories” porta lo scettro dell’album della maturità artistica.

Cosa dobbiamo attenderci dunque in questo “Believers & Deceivers”? Ovviamente tutto ciò che il Progressive ci ha propinato nella sua lunghissima esistenza. Incuranti delle mode, gli svedesi ci riportano indietro nel tempo, nella musica non commerciale, tastiere che accompagnano il brano in tutto il suo percorso, un gusto per le armonie davvero spiccato e aperto. Cresce il piacere dell’ascolto nella successiva “After The Storm”, allegra e ritmata nei suoi sette minuti e mezzo. Questi primi due, sono gli unici brani di breve durata, perché a seguire ci aspettano due suite, la prima si chiama “The Harvest” ed ha la durata di venti minuti e mezzo, la seconda è “The Grand Event”, con i suoi trentacinque minuti. La band ama esibirsi in coralità vocali alla Gentle Giant e queste sfiorano addirittura il plagio in “The Harvest”. I frangenti più belli sono invece quelli strumentali, specie quando le tastiere si incrociano far di loro per poi dare spazio agli assolo di chitarra. Inutile sottolineare la bellezza di questa suite, nella quale si possono avere mille emozioni. La bellezza del Progressive Rock è proprio riassunta in questi frangenti sonori. Quando la tecnica si fonde con le migliori melodie, allora diventa tutto a dir poco ammaliante. “The Grand Event” si apre con un organo a canne, per poi lasciare campo libero alla bella voce di Kase. La ritmica ricorda gli IQ, le coralità gli americani Spock’s Beard, c’è la psichedelica dei primi Pink Floyd, insomma tanta carne al fuoco per trentacinque minuti di imponente musica.

Il mio giudizio finale non può che essere positivo, certo che premiare nel 2008 con elogi un disco che fa musica datata può sembrare un controsenso, ma la musica quando è ben fatta non ha tempo. Amanti del vero Progressive Rock, carta e penna e segnatevi questo nome: Brighteye Brison. MS


Altre recensioni: Stories; The Magician Chronicles Part I

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