La Norvegia ci delizia con un’altra formazione fuori dagli schemi,
una vera costante per i gruppi “nordici”, i the Brimstone
Solar Radiation Band giungono nel 2009 al terzo album con un percorso
lento e maturo, fatto di passione per la musica (parole che possono
suonare scontate e banali), ma che emerge da un sound personalissimo,
che miscela musica beat degli anni ’60 a tutto quello che è
venuto dopo, creando un suggestivo intreccio di stili difficilmente
etichettabile.
Il disco si apre con la psichedelica “Medic”, musica brillante,
con belle melodie e una struttura armonica originale, un ritmo incalzante
e un uso poco convenzionale di chitarra e arrangiamenti. “Godspeed
Mother Earth” mi ricorda molto i Grateful Dead del periodo Workingmen’s
Dead, una ballata cantautorale tra il folk blues e la psichedelia
più raffinata, un brano che sarebbe piaciuto anche a Jerry
Garcia. “Happy” ricorda melodie alla Beatles, condite
con un pizzico di post rock e una disillusione tipica di questi anni,
l’effetto è affascinante. “The Great Yeah”
mi fa venire in mente la solarità degli Abba, anche questa
riadattata ai nostri tempi. Più pulsante e più rock
è “I Don’t Mind”, davvero interessante. Straniante
“Sanctimonius High”, molto psichedelica, ricorda qualcosa
dei Jefferson Airplane. “Thin Air” sembra uscita da un
musical sugli anni ’60, dominata ancora una volta da splendide
melodie. I brani successivi si mantengono tutti su ottimi livelli,
anche se non ci sono più grandi novità, ma rimane sempre
una grande freschezza compositiva, perché le citazioni del
passato sono sempre rilette in chiave moderna.
Questa band è riuscita a mettere molti riferimenti colti nella
propria musica senza assomigliare a questo o a quell’altro artista,
da tutti hanno preso un po’ e a tutti hanno aggiunto qualcosa
di proprio e il disco che ne è uscito è suggestivo come
pochi altri, alla faccia di chi pensa che oggi non possa più
uscire un buon disco. GB
Altre recensioni: Mannswerk
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