I Camerata Mediolanense sono uno di quei progetti musicali che mi
hanno colpito al primo ascolto e, anche se non fanno musica di facile
consumo, dovrebbero avere una grande diffusione perché si tratta
di una proposta profondamente intrisa di cultura nel suo senso più
alto. Appassionati di musiche classiche e con una spiccata propensione
gotica, uniscono visioni ancestrali a ritmiche post moderne, tra partiture
vagamente marziali e sonate dense di romanticismo scandiscono dei
testi poetici che vanno assaporati con più ascolti.
Ancora una volta resto incantato fin dalle prime note, diciamo subito
che in questo album il gruppo mette in evidenza il lato più
goth rispetto a quello neo classico, i suoni sono decisamente apocalittici
e le atmosfere sono più tese, sembra che si prepari una tempesta,
il brano Draco in questo senso è più inquietante del
disco, posto come penultimo brano del disco, che però vede
in Alta Venenoso un catarsi degli elementi. Un percorso tormentato
con un finale che possiamo considerare aperto, del resto questi sono
tempi difficili. Le melodie cristalline del cantato si intrecciano
con sonorità gravi e il brano iniziale Embryo Ventosa mette
subito l’ascoltatore nel clima del disco, dove l’incanto
è sempre in conflitto con uno stato di apprensione, una dicotomia
che rende questo disco altamente artistico. Tensione e poesia sono
mirabilmente musicate.
I Camerata Mediolanense confermano la loro bravura e io sono felice
di avere una nuova possibilità per apprezzare la loro arte.
GB
Altre recensioni: Vertute, Honor, Bellezza;
Le Vergini Folli
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