Ritrovare i messicani Cast con un nuovo album è un vero piacere,
anche se non posso non rammaricarmi del fatto che solo due sesti della
formazione è rimasto originale: il tastierista Alfonso Vidales
(motore compositivo e organizzatore del celebre Baja Prog Festival)
e il chitarrista Francisco Hernandez, ma la nuova line up non fa minimamente
rimpiangere quella vecchia.
Questo gruppo ha celebrato da poco i venticinque anni di attività
con più di dieci album dati alle stampe ed è uno dei
massimi esponenti del prog dell'America Latina, una scena ricca di
talenti anche se poco conosciuta. Fedele a questa tradizione ecco
che il gruppo pubblica questo concept ambizioso, frizzante e pieno
di energia.
Le citazioni sono le solite, si va dai Genesis ai King Crimson alla
scena inglese anni ottanta, ma il tutto filtrato dalla forte personalità
dei nostri. L'album si compone di sedici tracce molto varie e complesse,
che passano con grande naturalezza dal prog solare e sinfonico ad
un prog nervoso e cupo. Notevoli i duetti fra il flauto e le tastiere,
ma anche la chitarra raggiunge note di grande lirismo. Pezzi lunghi
si alternano ad altri brevi per settantanove minuti di grande musica.
La band da una prova di gran classe e chiunque ha incontrato i Cast
sa di cosa parlo, per gli altri che ancora non li conoscono consiglio
di cercare questo nuovo album, non resterete delusi. GB
Altre recensioni: Legacy; Castalia;
Mosaique; Power
And Outcome
|