L’eleganza di Chardeau mi aveva colpito molto nel primo incontro
che avevo avuto con la sua musica, un artista molto fantasioso, in
bilico fra prog, fusion e canzone d’autore francese, mi ha fatto
quindi molto piacere ricevere questo suo nuovo disco da recensire,
perché non incontro spesso artisti così musicalmente
dotati. Intanto voglio dire subito che mi è piaciuta molto
la cover del cd, con Chardeau che sembra un vecchio druido, un po’
stile Gandalf, in un paesaggio surreale con un messaggio naturalista
di fondo, davvero originale. La seconda cosa che mi preme di sottolineare
è la presenza di alcuni importanti ospiti nel disco, il grande
tastierista Brian Auger, che dà un grande contributo a quasi
tutto l’album, poi troviamo Robert Lamm dei Chicago e Jerry
Goodman della Mahavishnu Orchestra, ce ne sono anche molti altri che
però non conosco.
I brani che compongono questo Résilience sono ben diciotto,
tutti molto vari, anche se comunque la musicalità del nostro
emerge in ogni singola traccia, da quelle più rock come “Ado”
a quelle più raffinate come la già citata “J’Essaie”,
retta da gustosi ritmi latini. Ma andiamo con ordine, l’album
si apre con la strumentale “Recreation” ed è la
fusion subito a prendere piede, con un groove molto funky, sottolineato
anche da dei fiati ben dosati. Più rock è “Allo”
con un testo ironico, Chardeau canta in francese, ma il senso sarcastico
è abbastanza evidente, ottimo solo di Auger all’hammond.
L’animo latino di Chardeau torna nella sofisticata “Lumbago
Lambada”, per gusti personali preferisco il suo lato più
rock, ma è un bel brano, molto elegante e nel bridge diventa
anche piuttosto sensuale, mi piace in particolare l’intreccio
fra la chitarra e le tastiere. “Ado”, come anticipato,
è molto rock, quasi hard, ma gli arrangiamenti sono molto ricchi,
per cui risulta comunque piuttosto elegante, ma ha un gran bel tiro,
poi c’è un gran bell’assolo di chitarra. In “J’Essaie”
emerge tutta l’anima latina del nostro, bellissimo il groove
delle percussioni, ritorna la fusion, davvero grande eleganza, in
questo caso alle tastiere non c’è Auger, ma Shelton Berg,
che improvvisa in modo ammirabile e ad un certo punto sembra che le
sue dita volino sulla tastiera. “Bebe Lune” è una
specie di ninna nanna, rivolta alla mamma, ma l’inizio particolarmente
dolce è un pretesto per sviluppare una canzone dal gusto cantautorale
molto romantica e malinconica, che pian piano diventa una ballata
rock di una certa intensità. Particolarmente intensa è
“Galère Galère” con un ottimo solo di violino
di Goodman. I brani sono tanti, ma non c’è mai un calo,
magari è musica per un pubblico non proprio giovanissimo, ma
c’è tanta classe e tanto gusto.
Chardeau è un vero signore della musica, quasi una specie di
“cavagliere”, che combatte una battaglia personale contro
nemici più o meno immaginari, quelli che il “gusto”
non sanno nemmeno cosa sia. Oppure il nostro è un poeta d’altri
tempi, comunque lo vogliate vedere è un musicista interessante,
che si lascia ascoltare molto volentieri. GB
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