Dietro questo moniker troviamo un polistrumentista olandese di nome
Christiaan Bruin, che forse qualcuno avrà notato nella line
up degli interessanti Sky Architect come batterista. Come solista
Chris ha debuttato lo scorso anno col disco A Glimpse Inside, che
non conosco, ma dalle note biografiche leggo che questo nuovo lavoro
ne segue il percorso. Christiaan non si è limitato solo a suonare
tutti gli strumenti e a cantare, ma ha anche prodotto, missato, registrato
e curato l’artwork, praticamente ha fatto tutto da solo dall’inizio
alla fine.
La prima cosa che emerge dall’ascolto di questo Making Sense
è l’amore di Chris per il prog, a partire dalla lezione
dei Beatles, le cui armonie vocali escono da brani come la title track
appunto, poi ci sono i Genesis, che sono sempre una grande influenza,
ma ancora troviamo traccie new prog, con IQ e Magellan, con partiture
che si fanno sinfoniche e talvolta anche barocche. I brani sono dieci
per settanta minuti di musica, quindi le composizioni sono mediamente
lunghe ed articolate. Ci sono momenti esaltanti come “Wishful
Thinking” e ci sono momenti un po’ fiacchi, dove la musica
non riesce a prenderti come la conclusiva “The Final Hour”,
che rimanda ai Pink Floyd, ma senza il giusto pathos. Una menzione
particolare va alla voce di Chris, che pur non essendo di quelle che
bucano gli altoparlanti, possiede una certa personalità.
Making Sense è un buon disco di prog, ma non sembra avere il
carattere necessario per lasciare un’impronta profonda nel genere,
di sicuro è un disco rivolto agli appassionati un po’
nostalgici e Chris in futuro dovrà impegnarsi un po’
di più se vorrà essere ricordato. GB
Altre recensioni: City of Light; Days
of Summer Gone
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