Rock Impressions
 

INTERVISTA AI COLLECTION D?ARNELL ANDREA
con Jean-Christopje D'Arnell (versione inglese)
di Giancarlo Bolther

Per cominciare ci puoi raccontare la storia del vostro gruppo?
La storia dei CDAA inizia effettivamente nel 1988, della formazione originale siamo rimasti Chloé St Liphard e io stesso Jean-Christophe d’Arnell. Abbiamo inciso il nostro primo Ep “Autumn’s Breath for Anton’s Death” e abbiamo ottenuto un contratto con un’etichetta inglese. Il primo nucleo del gruppo è partito nel 1986 ed abbiamo incominciato allora ad usare il nome CDAA, volevamo esprimere con la nostra musica un’atmosfera profonda ed emozionale. L’idea principale era di usare contemporaneamente strumenti acustici come il violoncello, il pianoforte o la voce di Chloé con strumenti elettrici come la chitarra elettrica e elettronici come sintetizzatori, drum machines e effettistica.
Il secondo importante punto fermo era l’attenzione che volevamo rivolgere all’aspetto visivo del nostro progetto: l’artwork, la realizzazione della grafica, le fotografie, i filmati per i concerti…
Ci aspettavamo anche di riuscire a coinvolgere (gather) anche vari musicisti provenienti da generi musicali diversi attorno al nostro progetto originale.
Abbiamo sempre potuto lavorare con case discografiche indipendenti e così abbiamo sempre potuto avere un controllo effettivo e diretto sulle nostre produzioni. Questo aspetto si è poi dimostrato essenziale per la nostra musica.
Il nostro primo album“Un Automne à Loroy” è uscito nel 1989, il secondo “Au Vals des Roses” nel 1990. Poi sono seguiti “Les Marronniers”(1992), “Villers-Aux-Vents”(1994), “Cirses des Champs” (1996), « CollAGE/compil »(1998), « Tristesse des Mânes »(2002) e adesso il nostro nuovo album “The Bower of Despair”(2004).
La line up attuale è la seguente: Chloé (voce), Carine (tastiere e voce), Franz (basso e cori), Vincent (chitarra elettrica), Xavier (violoncello), Thibault (viola) e io, Jean-Christophe (tastiere e ritmi).

Cos’è successo nel periodo in cui siete rimasti inattivi, vi siete sciolti?
No, non ci siamo mai sciolti, nonostante ci siano voluti ben otto anni per realizzare un nuovo album elettrico (da “Cirses des Champs” al nuovo “The Bower of Despair”) non abbiamo mai smesso di suonare e di comporre.
In tutto questo tempo abbiamo preparato la nostra compilation “CollAGE”, abbiamo fatto dei concerti e abbiamo lavorato molto duramente su “Tristesse des Mânes”, il nostro album acustico con orchestrazione neoclassica, una specie di musica da camera con composizioni per voce, pianoforte, viola e violoncello. Questo concept album ha richiesto tutte le nostre energie e, soprattutto, gran parte del nostro tempo.
In quel periodo veramente desideravamo riscoprire il suono acustico dei nostri strumenti che utilizzavamo già da diverso tempo. Così abbiamo deciso di comporre melodie molto vicine allo spirito di quelle composte da Gabriel Fauré, o Henri Duparc, dei compositori dell’inizio del diciannovesimo secolo e questa per noi è stata una vera sfida: suonare e registrare senza le chitarre, gli effetti e le tastiere elettroniche. Abbiamo cercato di fare della musica oscura ed emozionale con questo album speciale.

Perché avete deciso di tornare alle vostre origini e che emozioni avete provato?
La preparazione di “Tristesse des Mânes”, ha richiesto così tanto tempo che alla fine di questo progetto l’unico desiderio che avevamo era di tornare alla potenza del sound elettrico, tornare ai ritmi elettronici e agli effetti, tornare ad usare le chitarre e le tastiere!!! Probabilmente è per questo motivo che “The Bower of Despair” suona particolarmente così dark e potente.

Quanto tempo avete impiegato per completare il nuovo album?
In complesso ci sono voluti tre anni per realizzare questo album. In effetti abbiamo iniziato a lavorarci sopra nel 2001, in seguito abbiamo registrato i primi sei brani nell’estate del 2003 e i successivi nell’estate del 2004. Per la prima volta abbiamo sentito il bisogno di suonare dal vivo alcuni dei nuovi brani, prima ancora di averli registrati, eravamo davvero impazienti di presentare le nuove canzoni al nostro pubblico!!

Dove avete trovato l’ispirazione per scriverlo?
Anche se la forma sembra piuttosto diversa, in un certo senso, il contenuto è molto simile al tema principale dei nostri album precedenti. Io mi sono sempre interessato alle emozioni, ai sentimenti dell’essere umano (human beings) di fronte ai dubbi della vita, alle memorie e alla morte.. Cerco di disegnare una specie di relazione fra il destino “Naturale” e il destino “Umano” (Being’s destiny).

Dove collocheresti il vostro nuovo album nella scena musicale odierna?
Innanzi tutto consideriamo “The Bower of Despair” come un nuovo capitolo dell’avventura musicale dei CDAA. Ovviamente, a causa delle nostre influenze musicali, ci sentiamo molto vicini al movimento culturale “Dark-Goth”, ma non in modo esclusivo. Siamo molto soddifatti del fatto che non è sempre facile catalogare la nostra musica e, apparentemente, siamo apprezzati da persone che appartengono a generi musicali molto diversi fra loro, questo per noi è molto importante.

Come si diceva il vostro nuovo album è molto forte e dark, quale messaggio volete dare?
Si, questo disco è particolarmente dark e profondo. “The Bower of Despair” richiama alla mente gli ultimi momenti di coscienza e di nostalgia che precedono la morte. Ovviamente questo disco parla di “morte”, ma la utilizza come un pretesto per analizzare tutta la vita nella sua complessità, le memorie, i sentimenti che dobbiamo abbandonare in modo definitivo quando la fine è vicina. In questo senso penso proprio che “The Bower of Despair” sia il nostro album più dark, profondo e allo stesso tempo anche il più chiaro!!

Come procedete alla composizione dei brani?
Utilizziamo sempre lo stesso metodo. Io compongo l’idea iniziale della canzone, in seguito ogni altro componente del gruppo aggiunge le proprie linee musicali. L’orchestrazione del brano è realizzata collettivamente e l’evoluzione di ogni pezzo va avanti per tutta la durata delle sessioni in studio, il che vuol dire che durante la registrazione dei brani proviamo sempre delle idee nuove e, ovviamente, anche durante i mixaggi.

Nella mia discografia possiedo Un Automne A Loroy, Villier-Aux-Vents e il nuovo album, ognuno di essi ha un sound diverso con un’interessante evoluzione, secondo te quali sono le differenze principali fra questi albums?
Non sono così sicuro ce ci siano delle differenze sostanziali fra questi tre dischi… Eventualmente il sound di “Un Automne à Loroy” è più “impressionista”, la voce di Chloé è mixata al pari di tutti gli altri strumenti musicali, in effetti tenendo conto del mixaggio che ha ricevuto non si può parlare di “lead voice”. “Villers-Aux-Vents” rappresenta un punto di arrivo sull’uso della chitarra elettrica. Il tema di fondo è molto forte e dark: è un concept album sulla prima guerra mondiale (1914-1918). Abbiamo usato anche molti cori. Siamo riusciti a ricreare un’atmosfera molto speciale con la sovrapposizione di strumenti acustici ed elettronici. “The Bower of Despair” è dominato da una vera “lead voice”, molto diretta, anche se sono comunque presenti delle baking vocals maschili. Il sound è allo stesso tempo più “chiaro” e più “sporco” e le parti di chitarra elettrica sono più potenti che in passato.

Mi sembra che al giorno d’oggi ci siano molti gruppi appartenenti alla scena gotica, ma che pochi siano di livello pari a quello dei gruppi degli anni ottanta. Io penso che i gruppi dark wave (Bauhaus, Joy Division, Killing Joke, Christian Death, Virgin Prunes…) erano molto più sperimentali e ricercati dei gruppi di oggi, tu cosa ne pensi?
Si, sono d’accordo con te. I Bauhaus, i Joy Division, i Killing Joke o i Virgin Prunes erano e rimangono sempre un grande punto di riferimento per me. Mi ricorderò per tutta la vita di un concerto dei Virgin Prunes che ho visto all’inizio degli anni ottanta. Essi sono probabilmente i principali fondatori di tutta la cultura Dark o Goth.

La musica Gothic oggi è tornata a diffondersi, cosa ne pensate dei nuovi artisti?
La situazione è sempre la stessa… alcuni artisti attuali cercano continuamente di innovare il proprio stile e il loro uso delle nuove tecnologie e veramente interessante e ce ne sono altri che elaborano un sound che si avvicina il più possibile alle proprie influenze e questo lo trovo meno interessante.

Ascoltando il vostro sound mi ricordate molto le band degli anni ottanta, nel senso che avete la stessa carica emotiva, lo stesso modo di approcciarvi alla musica…
Grazie!! Io considero il tuo punto di vista come un vero complimento. E’ vero che ci sentiamo molto liberi nei confronti della nostra musica e che non cerchiamo di seguire nessuna moda. Cerchiamo di comporre usando sempre le nostre vecchie tastiere che risalgono agli anni ’80 e non vogliamo appartenere a nessun tipo di “revival”.

Il Gothic (o la Dark Wave) hanno sempre avuto un doppio carattere, quello estetivo e quello spirituale, qual è il più importante nella vostra musica?
Personalmente considero la Dark Wave, o il Gothic, come un vero movimento culturale che mischia estetica, musica, poesia, cinema, filosofia e così via… Questo è molto vitale e importante! Queste cose noi abbiamo sempre cercato di sperimentarle col nostro gruppo fin dall’inizio ed è anche il motivo per cui, anche se la nostra musica non è propriamente “gothic”, ci sentiamo parte di questo movimento culturale.

Quali sono i gruppi che vi hanno maggiormente influenzato?
Ci sono davvero troppi gruppi!!! Ci piacciono “vecchie” band come Bauhaus, Kraftwerk, Virgin Prunes, Joy Division, Cure, Cocteau Twins, Dead Can Dance… e anche artisti più recenti come The Young Gods, Placebo, Radiohead, Deus, PJ Harvey, Sigur Ros…
Ascoltiamo inoltre anche molta musica classica di artisti come Fauré, Duparc, Arvo Pärt, Schubert, Mahler, Purcell e Janacek.

Come siete entrati in contatto con la Prikosnovenie?
Di fatto sono in contatto con la Prikosnovenie da molto tempo. Conducevo un programma radiofonico e di conseguenza ero in contatto con molte case discografiche indipendenti. Però a quel tempo eravamo sotto contratto con un'altra label francese, la Last Call, così non avevamo motivo di collaborare. Nel 2000 mi sono incontrato con Fred (Prikosnovenie) per la prima volta e gli ho parlato del nostro progetto di realizzare un album acustico, “Tristesse des Mânes”. Non volevamo proporre l’album alla nostra etichetta di allora, perché l’album che avevamo in mente era più vicino alla musica classica che non a quella rock. La Prikosnovenie si è mostrata interessata e così quando abbiamo finito di registrare l’album abbiamo firmato con la Prikosnovenie!

Siete soddisfatti della promozione e della distribuzione dei vostri albums?
Si, certo, questo è il motivo per cui abbiamo firmato un accordo con la Prikosnovenie per ristampare tutta la nostra discografia con loro.
Quando accetti di firmare per una piccola etichetta indipendente, devi essere cosciente dei “limiti” relativi alla distribuzione e alla promozione, così non ci sono ne sorprese ne delusioni. Noi siamo pienamente soddisfatti della Prikosnovenie!

Avete una filosofia? La vostra visione del mondo è…
Ovviamente ci sentiemo molto vicini ad uno stile di vita molto indipendente, anche e soprattutto relativamente al modo di pensare. Allo stesso tempo cerchiamo di vivere con una certa armonia con la natura e anche con la gente.

Come vivete la realtà quotidiana fuori dal gruppo? Che persone siete umanamente e artisticamente parlando?
I Collection d’Arnell-Andrea occupano un posto molto importante della nostra vita. Quindi i CDAA sono costantemente presenti nei nostri pensieri e di conseguenza sono parte integrante della nostra vita “reale”. Allo stesso modo nella nostra musica si riflette una parte importante della nostra vita.
Grazie per l’attenzione che hai rivolto alla nostra musica. Ciao!

Recensioni:
Villier-Aux-Vents; Un Automne à Loroy; The Bower of Despair
Au Val Des Roses ; Exposition; Vernes-Monde

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