Inizialmente la cosentina Alessia D’Andrea, classe ’81,
potrebbe colpirvi per la sua aria romantica, per la bellezza semplice
e sincera dei suoi lineamenti latini, per l’intensità
del suo sguardo, perché è proprio una bella ragazza,
ma poi ascoltando il cd inizia subito a piacere per la sua capacità
di trasmettere emozioni con la sua voce calda e grintosa, che ricorda
alcune delle più belle voci del panorama internazionale contemporaneo,
senza assomigliare a nessuna in particolare, pensate ad un crocevia
tra Elisa, Alanis Morissette e Anouk, ma ci tengo a dire che Alessia
ha una personalità propria tutta da scoprire.
Alessia D’Andrea è una cantante ancora giovane, ma si
è già fatta notare bruciando molte tappe. Inizialmente
ha vinto vari premi importanti ancora giovanissima. Poi qualcuno la
ricorderà a fianco di Ian Anderson, lo storico leader dei Jethro
Tull, nel concerto di Roma nel 2004 con l’orchestra del Teatro
Regio di Parma e più recentemente ancora coi Jethro sul palco
del Pistoia Blues Festival del 2008. Alessia sempre nel 2004 pubblicò
un singolo con la cover della celeberrima “Locomotive Breath”,
su cui troviamo anche la partecipazione dello stesso Ian. Questo per
dare qualche coordinata sulla caratura di questa interessante cantante,
che ha già avuto altre esperienze discografiche, anche se più
orientate all’easy listening.
In questo album omonimo la nostra si esprime in un rock caldo e passionale,
che strizza l’occhio alle produzioni americane e inglesi e questo
appare evidente fin dall’iniziale “Here He Comes”,
una canzone solare e ricca di belle melodie, ma che in realtà
è un brano dal testo molto serio, che pone l’accento
sul problema dei "bambini soldato" e che Alessia dedica
all’associazione umanitaria Save the Children, che in modo provocatorio
Alessia invita a sostenere con delle donazioni, infatti su ogni copia
del cd ha incollato 50 centesimi con una lettera all’interno,
dove spiega le ragioni del suo nobile gesto.
Sul disco Alessia ha raccolto una serie di collaborazioni di prestigio,
troviamo Stephan Zeh (Lionel Richie, Phil Collins), Florian Opahle
(Ian Anderson, Greg Lake), David Arch (Paul Mc Cartney, Robbie Williams),
Steafan Hannigan (Bjork, Depeche Mode), segno che con la sua bravura
ha catturato l’attenzione di musicisti importanti e credo che
sia un risultato tutt’altro che scontato per un artista emergente
italiano. Il songwriting della nostra è piuttosto vario e ci
sono canzoni vivaci e solari come “8 o’ Clock” che
ha una linea melodica che si stampa subito in mente e altre più
riflessive e impegnate come “A Song For You”, poi c’è
la sua voce che accarezza continuamente i nostri sensi, morbida come
il velluto e anche quando graffia non lo fa mai con la voglia di far
male, piuttosto è un continuo gioco con la voglia di catturare
sempre l’attenzione di chi ascolta.
Tutti i brani, con l’eccezione della conclusiva “Al Bar
di Tommy”, sono cantati in inglese, forse Alessia si vuole rivolgere
ad un pubblico internazionale e francamente la cosa non mi sorprende,
visto come sta andando il nostro mercato musicale nazionale, ma spero
che anche da noi il pubblico si accorga del suo talento cristallino.
Il nome di Alessia D’Andrea è di quelli che non devono
passare inosservati, perché questa ragazza ha tutte le carte
in regola per lasciare un profondo segno nel nostro cuore. GB
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