Devon
Graves, dopo aver inciso quattro album con i Psycothic Waltz, ha dato
vita a questo suo progetto che è giunto al terzo capitolo discografico.
E' passato un anno dall'ottimo A Murder of Crows e Graves si ripropone
col suo metal progressivo molto oscuro e tormentato, vicino ai lavori
di gruppi come i Pain Of Salvation.
La struttura del nuovo disco è molto simile al precedente,
una decina di brani di grande impatto emotivo, ma la stesura delle
nuove composizioni risulta molto più matura e convincente.
Fin dall'iniziale "Spiders and Flies" si respira un aria
infuocata, un riff stoppato ai limiti del Nu-Metal ci squassa per
bene, note che entrano fino all'anima per poi lenire con il break
acustico centrale, un angolo di cielo e poi ancora giù verso
l'inferno quotidiano. "Sirens" possiede quella personalità
che solo una mente geniale riesce a conferire ad un brano che è
tutto tranne che ovvio o scontato, la chitarra è acida e cattiva
con un cantato che ricorda il vecchio Ozzy.
Sulla stessa lunghezza d'onda dei primi due brani è la tribale
"The Love of Hate", l'heavy metal classico si fa via via
sabbathiano, poi la voce suggestiva di Devon aggiunge quel tocco di
poesia che rende il brano sopra le righe. "Why?" è
uno dei brani più intensi e progressivi dell'album, una traccia
da ascoltare ripetutamente per entrare nella musicalità del
gruppo e apprezzarne tutte le sfumature e le complessità, un
brano molto rappresentativo. Non meno suggestiva, ma un po' più
immediata e melodica, se così si può dire, è
la lirica "The Coldest Days of Winter". "Wings of Faith"
aggiunge un tocco industrial al menù, senza snaturare il sound.
In "Toy Rockets" possiamo riascoltare gli inserti di flauto,
presenti anche sull'album precedente, dei tocchi di magia di grande
ispirazione.
L'intensità non diminuisce nella tribale e vagamente etnica
"Waiting For the Answer", mentre la seguente ballata "Just
Like a Timepiece" è semplicemente magica, torna il flauto
che è sempre più suggestivo e anche l'incedere del pezzo
è eccezionale, fa pensare a lenti indimenticabili come "Solitude"
dei già citati Black Sabbath. In chiusura una seconda ballata
incantevole, ma che non aggiunge molto a quanto già esposto.
Non so che futuro possa avere questo nuovo metal, perché non
ha un grande potenziale commerciale, ma di sicuro possiede una indiscutibile
valenza artistica e io mi auguro che possa essere apprezzato da un
pubblico sempre più vasto. GB
Altre recensioni: The Dead Word;
A Lullaby For The Devil
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