Rock Impressions

Dead Soul Tribe DEAD SOUL TRIBE - The January Tree
Inside Out

Devon Graves, dopo aver inciso quattro album con i Psycothic Waltz, ha dato vita a questo suo progetto che è giunto al terzo capitolo discografico. E' passato un anno dall'ottimo A Murder of Crows e Graves si ripropone col suo metal progressivo molto oscuro e tormentato, vicino ai lavori di gruppi come i Pain Of Salvation.

La struttura del nuovo disco è molto simile al precedente, una decina di brani di grande impatto emotivo, ma la stesura delle nuove composizioni risulta molto più matura e convincente. Fin dall'iniziale "Spiders and Flies" si respira un aria infuocata, un riff stoppato ai limiti del Nu-Metal ci squassa per bene, note che entrano fino all'anima per poi lenire con il break acustico centrale, un angolo di cielo e poi ancora giù verso l'inferno quotidiano. "Sirens" possiede quella personalità che solo una mente geniale riesce a conferire ad un brano che è tutto tranne che ovvio o scontato, la chitarra è acida e cattiva con un cantato che ricorda il vecchio Ozzy.
Sulla stessa lunghezza d'onda dei primi due brani è la tribale "The Love of Hate", l'heavy metal classico si fa via via sabbathiano, poi la voce suggestiva di Devon aggiunge quel tocco di poesia che rende il brano sopra le righe. "Why?" è uno dei brani più intensi e progressivi dell'album, una traccia da ascoltare ripetutamente per entrare nella musicalità del gruppo e apprezzarne tutte le sfumature e le complessità, un brano molto rappresentativo. Non meno suggestiva, ma un po' più immediata e melodica, se così si può dire, è la lirica "The Coldest Days of Winter". "Wings of Faith" aggiunge un tocco industrial al menù, senza snaturare il sound. In "Toy Rockets" possiamo riascoltare gli inserti di flauto, presenti anche sull'album precedente, dei tocchi di magia di grande ispirazione.
L'intensità non diminuisce nella tribale e vagamente etnica "Waiting For the Answer", mentre la seguente ballata "Just Like a Timepiece" è semplicemente magica, torna il flauto che è sempre più suggestivo e anche l'incedere del pezzo è eccezionale, fa pensare a lenti indimenticabili come "Solitude" dei già citati Black Sabbath. In chiusura una seconda ballata incantevole, ma che non aggiunge molto a quanto già esposto.

Non so che futuro possa avere questo nuovo metal, perché non ha un grande potenziale commerciale, ma di sicuro possiede una indiscutibile valenza artistica e io mi auguro che possa essere apprezzato da un pubblico sempre più vasto. GB

Altre recensioni: The Dead Word; A Lullaby For The Devil


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