C’è un limbo sonoro che si trova a cavallo fra il Prog,
l’Indie Rock e la Psichedelia, questo luogo non è di
facile denominazione. E’ un lato evolutivo musicale dettato
dalla globalizzazione del suono moderno, quindi ancora poco esplorato.
La band tedesca Deafening Opera aggiunge a tutto questo una impronta
Hard, così da essere inquadrata fra band quali Porcupine Tree
e Riverside.
Il primo album del 2009 dal titolo “Synesteria” ha una
marcata impronta Progressive Metal che però viene mutando l’anno
successivo con l’EP “25.000 Miles”. Testi in inglese
ed in francese trattano della storia di un uomo, il tutto cantato
dalla bella voce malleabile di Adrian Daleore. Si da molta importanza
alla melodia ed al ritornello facile, questo lo si evince subito dall’iniziale
“Her Decay”.
Due le chitarre che lavorano fra le partiture, la ritmica di Thomas
Moser e quella di Mortiz Kunkel. L’ascolto diventa più
articolato con “Dripping Hot Chocolate”, dove le tastiere
di Gèrald Marie cominciano a coprire un ruolo un poco più
importante, quindi non solo da tappeto. Buona e senza strafare la
coppia ritmica composta da Christian Eckstein al basso e da Konrad
Gonschorek alla batteria.
Nella title track fuoriesce l’anima e l’amalgama di questa
band, fra riff giusti e virate emotive, fanno capolino anche i Radiohead
di “Ok Computer”, tanto per gradire. Ampi spazi mentali
si aprono all’ascolto di “Jericho I Am” e qui si
comprende a pieno il piacere di un risultato finale riuscito, quando
piccoli e semplici arpeggi sorreggono tutta la struttura. Peccato
soltanto per un ritornello non proprio all’altezza del brano.
“25.000 Miles” è una delle composizioni più
valide di “Blueprint”, fra Porcupine Tree e Riverside,
proprio come rimarcato in precedenza. “Paralelno” è
cantato in francese ed è uno dei momenti più introspettivi
dell’album con tastiere alla Blackfield. Qui a differenza di
“Jericho I Am”, il ritornello funziona ed è il
punto focale.
Il disco si chiude quasi con una confessione, il titolo “Porcupine
Syndrome” non è proprio messo li a caso.
Il pregio numero uno di questo album? E’ di avermi fatto passare
un ora senza che me ne accorgessi! Confesso che al primo ascolto l’ho
catalogato fra quegli album che mordono e fuggono, ho fatto male….molto
male, perché in verità ci sono idee giuste al momento
giusto e questa non è prerogativa di tutti gli artisti.
A questo punto sono davvero incuriosito e mi segno il nome Deafening
Opera nel mio taccuino alla voce “da seguire”, attendo
nuovi sviluppi per capire meglio se sono carne o pesce. Comunque siano,
sono bravi. MS
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