Terzo album per la particolare band francese, che per l’occasione
è diventata un trio con l’ingresso stabile di un bassista,
cambia la fisionomia del gruppo capitanato da Dominique Clavreul,
ma non le intenzioni dark intellettuali ed ecco sfornata un'altra
gemma oscura di indubbio fascino noir, un disco che farà vibrare
più di un cuore notturno.
Il disco è incentrato su un certo Scardanelli e molto probabilmente
comporrà una trilogia. Questo personaggio è soggetto
anche del secondo libro di Dominique, ma non so se si tratta del famoso
poeta tedesco Friedrich Holderlin, se fosse sarebbe davvero meritevole
una rivisitazione del suo genio, ma a parte i riferimenti colti buoni
per i più curiosi, ci troviamo di fronte ad un altro disco
complesso e ricco di riferimenti e di spunti. L’apertura è
affidata alla lunga “Fall”, dei rumori di sottofondo creano
un tappeto per un cantato onirico, che lascia presto il posto a delle
tastiere cariche di romanticismo spleen e la malinconia abbonda unita
ad una sensazione di fatalità che incombe, la musica si fa
veramente evocativa e raggiunge il suo apice nel crescendo finale,
carico di mistero. Il brano successivo è dominato da un racconto
in spoken words, fra rumorismo e avantgarde, con accenni di psichedelia
prog, non è certo un brano facile e senza il testo (che è
in francesce) è difficile seguirne il filo. Segue “Holy
Road”, che è sicuramente più vivace con la chitarra
distorta e il ritmo serrato fra metal psichedelico e shoegaze, il
gruppo riesce a spaziare con bravura, ma ovviamente può spiazzare
un po’ l’ascoltatore meno esperto, il finale è
esplosivo. “Edelweiss Flight” è dolce come una
ninnananna, risulta non banale per la forza onirica che esprime. Una
narrazione mesta torna con rumori di guerra in sottofondo nel brano
successivo, sicuramente funzionale alla storia. “Living Sculpture”
è un rock post moderno sognante, che piacerà immensamente
agli amanti del nuovo prog. Se vi siete emozionati col brano precedente
con “All Night Party” potreste anche piangere di emozione,
il brano è maledettamente romantico, rallentato, ma micidiale,
sempre molto prog post moderno, ai massimi livelli. Continua sulla
stessa onda di lunghezza anche la successiva “Slow Boat to Nowhere”,
però forse sarebbe stato più opportuno aumentare un
po’ il ritmo del disco, che invece continua a coccolare i sensi
dell’ascoltatore con melodie dolci e sognanti. Il finale è
affidato ad un'altra parte teatrale, dominata dallo spoken words e
da musiche minimali.
Il disco è bello, a tratto davvero molto, il finale però
poteva essere un po’ più coinvolgente e soprattutto senza
conoscere la storia sottostante si ha l’impressione di perdersi
qualcosa di significativo, ma resta un lavoro eclettico e ricco di
fascino. GB
Altre recensioni: Nightfall Prayers;
Wisteria Lodge;
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