Ne
è passata d’acqua sotto i ponti dal 1991, quando a Verona
Alberto De Grandis (Batteria), Luca Baldassarri (Basso) e Roberto
Tommasini (Tastiere) decidono di fondare i D.F.A.. Nel 1995 registrano
il loro primo demoptape dal titolo “Trip On Metrò”,
sotto la supervisione del leader dei Deus Ex Machina, Alberto Piras.
I D.F.A. suonano un Prog Jazz tecnico ed orecchiabile, una musica
da ascoltare a cuore aperto. L’esperienza viene con i concerti
i quali forgiano la band, date con Le Orme, Il Banco Del Mutuo Soccorso,
Nearfest e Baja Prog irrobustiscono l’ossatura. I lavori realizzati
sono oltre il gia citato debutto, “Lavori In Corso” (1996),
“Duty Free Area” (1999), “Work In Progress Live”
(2001) e proprio come ci suggerisce il titolo questo è il “4th”.
Cosa dobbiamo attenderci già lo sappiamo e la sensazione viene
confermata subito dall’iniziale “Baltasaurus”. Il
basso e la chitarra disegnano melodie care ai francesi Uzeb, mentre
il flauto porta il suono verso il Prog più canonico e dalle
sfumature Canterburyane. “Baltasaurus” è un brano
di quasi quindici minuti, dove gli strumenti si alternano per narrarci
le storie di questo pentagramma. Da solo già vale il prezzo
del cd. Crea atmosfera “Flying Trip”, delicata e jazzata,
una canzone che può fare da sottofondo alle vostre serate di
relax. Per alzare i toni e di conseguenza per poter battere il piede
a ritmo, serve “Vietato Generalizzare”. L’Hammond
di Alberto Bonomi ben duetta con la chitarra di Baldassari. In questo
brano si percepisce al meglio la coesità di questa band, mai
ripetitiva e dalle ampie vedute. Ma la vera suite del disco è
“Mosoq Runa”, con i suoi diciannove minuti. Apre un dolcissimo
pianoforte, quasi accarezzato dalle dita e viene raggiunto dal flauto
e dal Violoncello di Zoltan Szabo. Jazz Prog d’alta classe e
ricco di numerosi passaggi umorali ed emotivi. Si denotano le influenze
dei famigerati anni ’70 e quindi alcuni passaggi alla Perigeo
o alla Arti & Mestieri per intenderci, ma di per se questa musica
gode di ottima personalità. Non scherza neppure “The
Mirror” con i suoi dieci minuti ed un fondo di folclore. La
voce qui si ascolta per la prima volta ed è quella di Alberto
De Grandis. La traccia sei è la conclusiva e si intitola “La
Ballata De S’Isposa ‘e Mannorri”. Le voci femminili
che ascoltiamo sono quelle delle Andhira, Elena Nulchis, Cristina
Lanzi ed Egidiana Carta.
Un bello squarcio di mediterraneità, il dialetto sardo profuma
come il suo mare.
Complimenti dunque alla Monjune per la produzione di “4th”,
un disco riuscito che mi sento di consigliare a piene mani sia chi
ama il Prog che a chi ama la Jazz Fusion. Complimenti davvero. MS
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