Il rocker romano Alberto Donatelli torna con un nuovo album autoprodotto,
a tre anni dal precedente "Non Calpestare il Mio Giardino",
un disco convincente, che mostrava la maturità artistica di
questo cantante e anche tutta la sua forza interiore, forza che in
questi anni non è venuta meno e che ritroviamo rinnovata in
questo nuovo sforzo creativo, un disco che ci dimostra una volta di
più che il rock italiano esiste.
Il disco si apre con un breve intro, un brano chitarristico dal titolo
esplicativo, “Rock On!”, qui batte il cuore di Alberto
e non ci possono essere fraintendimenti. “Dire la Verità”
inizia con un basso pulsante, una chitarra aspra e un tiro deciso
di batteria, ma soprattutto a convincermi è il testo esistenzialista:
“dire la verità è un atto rivoluzionario”,
che bel verso davvero, come accade spesso sono gli artisti che riescono
ad esprimere al meglio i mali del tempo in cui viviamo, ottima canzone.
“Piove Odio” è una traccia amara, Donatelli usa
un linguaggio duro, a tratti privo di fronzoli e di metafore, l’odio
diventa una sensazione palpabile, del resto è un sentimento
molto concreto e si respira tutto il malessere che provoca in questa
canzone sincera e cruda. Il rock più viscerale torna a pulsare
nella dura “Non Avevo Bisogno”, altra canzone piuttosto
diretta, d'altra parte Alberto è sempre stato un autore franco,
che della sincerità a fatto il suo tratto distintivo. “Siccome
Sei” è un’altra canzone amara, è quasi strano
come questo artista riesca ad essere pieno di entusiasmo e al tempo
stesso mostra una vita fatta di sconfitte e di battaglie che dobbiamo
affrontare un po’ tutti nella nostra vita, Alberto queste battaglie
riesce bene a metterle in musica e questo è il suo pregio migliore.
Un po’ di dolcezza arriva con “Claudia”, ricca di
belle immagini, anche se nelle righe del testo trovo una malinconia
di fondo, il bisogno e la fatica di trovare la persona che, come nessun
altra, sappia riempire la nostra vita. “Ti Hanno Detto”
è una riflessione su alcuni difetti di oggi, in modo ironico,
ma vero. “Sangue” ci restituisce il lato più rock
del nostro, quello che in fondo ce lo fa piacere di più. La
vera canzone d’amore del disco è “Un Altro Emisfero”,
il testo è molto bello, anche perché non è una
storia facile, ma non esiste un storia d’amore facile. Verso
il finale ci sono due brani che non aggiungono molto a quanto già
detto, “È Tutto Qui” più rock e “Credo
Che”, una seconda ballad romantica, ma più prevedibile
nella parte iniziale e più azzeccata nella seconda, comunque
sono due canzoni in pieno Donatelli style. Chiude l’album una
nuova versione di “8 Stagioni”, più brillante della
precedente, un brano che col tempo è cresciuto di intensità
e credo abbia fatto bene Alberto a riproporla in questa veste rinnovata.
Alberto ha lavorato molto su questo disco, che segna un passo avanti
nella sua crescita artistica, meno crudo del precedente, dimostra
quante idee ancora possa esprimere utilizzando una formula rodata,
ma che consente ampi spazi per indagare l’animo proprio e di
chi lo ascolta, in fondo, come diceva Ruggeri nella sua bella canzone
“Gli Occhi del Musicista”: “con un lampo rappresenta
la tua vita… e ti stupisci di pensare come lui” e sempre
per dirla alla Ruggeri, Donatelli ci pianta nel cuore una canzone.
GB
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