"Lovers", uscito lo scorso 11 Aprile, è il secondo
e completo album dei Dufresne, in un originale insieme di canzoni
musicalmente articolate e perfette, e non è un caso infatti
che la band vicentina, già da qualche anno stia scalando le
vette del rock-hardcore italiano e non solo.
Già dal primo album, "Atlantic" uscito nel 2006,
era stata data dimostrazione di creatività, un po' per quegli
azzeccati inserimenti di elettronica che raramente si sentono così
ben sposati col resto delle sonorità in un brano, e un po'
per la verve stilistico-interpretativa-melodica che ogni canzone emanava.
I Dufresne erano saltati all’attenzione di pubblico e critica,
come fenomeno musicale così ben costruito e sincero al contempo,
oltre che italianissimo (e fiero di esserlo) ma facilmente esportabile
all'estero.
Una continua e sbalorditiva creatività è la caratteristica
che denota maggiormente la band, non solo nel nome (derivato da quello
del protagonista del celeberrimo film con Tim Robbins e Morgan Freeman,
Le ali della libertà, e tratto da un racconto di Stephen King),
ma soprattutto per la tensione ritmica ed incessante provocata dalla
miscela armoniosa di chitarre incessanti, bassi articolati, batteria
esplosiva ed elettronica preziosa, il tutto condito da voci malinconiche
e persuasive. "Lovers" è esattamente tutto questo.
E' con "Lovers" che tutte le alte aspettative vengono confermate
e addirittura superate, dimostrando che non esiste limite alla capacità
di questi ragazzi, fino a formare una vera e propria corrente artistica
e musicale autonoma ed indipendente, sicuramente da tenere maggiormente
in considerazione in Italia.
Un hardcore innovativo ed originale, in cui si sommano sonorità
tipicamente rock che facilmente rimangono a ronzare nella testa del
fruitore dopo un solo ascolto, e distorsioni esaltanti ma mai eccessivamente
forzate. Sicuramente spronanti.
Dodici brani dotati di impatto carismatico e crescente, in un interessante
contrasto con il titolo scelto per l'opera seconda della band, "Lovers"
appunto, una specie di confessione privata lunga la durata dell'ascolto
dell'album intero, tra schitarrate penetranti, ritmi incessantemente
convincenti e potenza vocale.
A partire dal singolo scelto per accompagnare l'uscita dell'intero
album, "Alibi Party", sofferente canzone che permette di
fare esondare in nota il suo significato testuale, maestoso esempio
di tutto il lavoro.
Attira l'attenzione "Human After All", in cui un incipit
magistralmente silenzioso ed elettronico sfocia poi in un'esplosione
adrenalinica di ammalianti chitarre e ritmo martellante basso-batteria.
Lo stesso ritmo che caratterizza tutto l'album e dal quale si ha quasi
la sensazione di venire avvolti e al contempo protetti, come nella
meravigliosa "Oltre La Pioggia", una delle più belle
di tutta la dufresne-produzione, dove la malinconia del testo viene
traghettata verso gli orizzonti più perfetti di quel mix tra
orecchiabilità e distorsioni sempre crescenti e perfettamente
miscelati tra loro. Da sottolineare la scelta di includere nell'universo
di solennità e ritmi incalzanti, una ballata, una piccola perla
quasi ad interrompere la tensione emotiva crescente, intitolata "Mina",
una specie di racconto disperato, una confessione, una fuga malinconica
e mesta, intensificata dall'assoluto dominio dell'elettronica a cui
viene lievemente affiancata la chitarra. Su tutte colpisce "Caffeine"
per la facilità di accesso nella mente e lo stupore compositivo
e musicale che suscita: è un brano che pervade, e che si equilibra
in maniera completa tra il cantato-screamo, che dona disperazione
e pathos ad ogni brano, e potenti aperture melodiche non banali, il
tutto a creare una sorta di mood tra il misterioso e l'avvolgente.
In altre parole perfetto.
I Dufresne, come nel primo album, scelgono dunque, nuovamente, di
accostare brani in Italiano e in inglese, e, in entrambi i casi, si
tratta di canzoni bilanciate e paritarie tra loro, che in sintesi
vanno a formare un album perfetto proprio perchè suona come
i migliori registrati e prodotti all'estero ( "Lovers" è
stato registrato al Red Planet Studios di Richmond, in Virginia, prodotto
da Andreas Magnusson - Scarlet, Spitfire - e pubblicato e distribuito
dalla Universal) e allo stesso tempo riesce a rimanere ben impresso
fino al punto di rendere difficile staccarsene. Da avere. IR
Interviste: 2008
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