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            l’Italia ha trovato i suoi bardi metallici in questi Folkstone, 
            che ricalcano le gesta di formazioni come Skyclad, Cruachan e In Extremo, 
            con tanto di tre cornamuse, strumentazione in parte acustica e in 
            parte elettrica, abbigliamento da clan scozzese e orpelli d’obbigo 
            quali spadoni e cuoio in abbondanza. Un insieme di folklore e voglia 
            di divertirsi piuttosto contagiosa.
 Questo mini cd contiene cinque brani e bisogna fare un discorso distinto 
            per musiche e testi. Come abbiamo detto si tratta di folk metal e 
            la componente metal è determinante e marcata nel sound del 
            gruppo, ma anche quella folk è molto definita con un buon mix 
            delle due, anche se di originalità non se ne sente proprio. 
            Così è fin dall’iniziale “In Taberna (in 
            vino veritas), ma lo stesso è per tutte e altre composizioni. 
            Mancano passaggi poetici e malinconici cari a formazioni come gli 
            irlandesi Cruachan, che sanno spingere quando serve, ma che sono capaci 
            di partiture altamente evocative. I Folkstone sono sempre molto epici 
            e selvaggi. I testi sono il punto debole del gruppo, rasentano il 
            ridicolo, sono poveri e scontati, sono ben integrati con le melodie 
            dei brani, ma sono i contenuti che vanno arricchiti, con uno sforzo 
            che potrebbe dare al gruppo una marcia in più. I pezzi sono 
            molto simili tra loro, gli episodi migliori sono la title track e 
            l’ultimo brano che è interamente strumentale.
 
 Si tratta di un debutto e le premesse sono buone, anche se c’è 
            molto da lavorare per trovare uno stile personale e per far crescere 
            i testi. Sono convinto che con un po’ di esperienza e con un 
            po’ di lavoro questi risultati possano essere raggiunti dalla 
            band, che comunque si dimostra piena di vitatlità e di simpatia. 
            GB
 
 Altre recensioni: Damnati ad Metalla
 
 Live Report: 2010
 
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