La
band orobica torna col secondo album della sua saga, presentato in
anteprima in quel di Trezzo di cui potete leggere il reportage. Dai
tempi del primo demo autoprodotto la band ha fatto un salto notevole,
musicalmente le cose non sono cambiate molto, si tratta sempre di
folk metal molto epico, con utilizzo di molti strumenti antichi, tra
cui spiccano le cornamuse, in certi momenti possono arrivare anche
a quattro, le bombarde (antenate del moderno oboe), il bouzouki, un’arpa,
a fianco delle moderne chitarre elettriche, di un basso e della batteria.
Un metal dai forti sapori medievali, che ricorda gruppi come gli In
Extremo, ma oggi i Folkstone hanno trovato una loro dimensione che
sta diventando sempre più personale, cercando di ispirarsi
principalmente alle musiche popolari delle valli bergamasche.
L’apertura è affidata ad “Ol Bal di Oss”,
un brano acustico dominato dal bouzouki, poi di volta in volta entrano
delle percussioni e poi l’arpa e le cornamuse, si crea subito
l’atmosfera giusta, con un ottimo pathos. Per contrasto ecco
il metallo pesante di “Longobardia”, un mix di Manowar
e di In Extremo, che mostra la forza espressiva di questi musicisti,
che in questo brano hanno perso le tentazioni gogliardiche dimostrate
in altri canzoni e hanno acquisito grande vigore, anche il testo,
letto con calma, non è niente male. Molto belle le linee melodiche
di “Aufstand”, un ottimo esempio di come il metal si presti
bene a questi inserti folk, ottima anche l’integrazione fra
strumenti acustici ed elettrici, senza che i secondi prevalgano sui
primi. “Anime Dannate” è uno dei brani migliori
per scatenare l’entusiasmo del pubblico durante i concerti,
davvero un bel pezzo anthemico, con un coro che si stampa subito in
testa e vien voglia di cantarlo. La voce potente e “sporca”
di Lorenzo è un elemento che caratterizza molto la proposta
della band, diventandone specchio dello spirito selvaggio e indomito.
“Freri” è uno dei brani portanti del cd e segna
la svolta del gruppo verso un impegno compositivo maggiore. “Un’Altra
Volta Ancora” è una party song, che inneggia a bevute
colossali, i cori sono particolarmente contagiosi e il testo è
tutto da godere, in alto i boccali, please, e birra per tutti! Altamente
suggestivi gli intrecci di cornamuse di “Luppulus in Fabula”,
un brano acustico di grande spessore, sicuramente fra le cose che
più rendono particolare e degna di attenzione questa band.
“Terra Santa” è un’altro tentatativo di abbracciare
tematiche impegnate, che il gruppo affronta con personalità.
“Senza Certezze” e “Vortici Scuri” non aggiungono
molto a quanto già ascoltato, ma sono brani di buon spessore.
La tensione del cd non cala nemmeno nelle successive due traccie.
A sorpresa troviamo la cover del brano di Branduardi “Vanità
di Vanità”, tratto dalla colonna sonora di State Buoni
Se Potete, molto simpatica la resa di questa bella canzone del grande
menestrello, forse un po’ troppo “rabbiosa”, ma
non ci sta male. Chiude “Rocce Nere” vede la collaborazione
del coro Le Due Valli, un vero coro di montagna, che ha contribuito
anche in brani precedenti, ma qui cantano accappella ed, a mio parere,
è il punto artistico più alto del cd.
Se nella recensione del loro demo ero stato piuttosto critico, stavolta
non posso non applaudire a questa band, perché ha saputo crescere
e fare un notevole salto di qualità. Questo disco nasconde
una profonda vocazione culturale, onesto e sincero come la gente schietta
delle nostre valli alpine. Recuperare le sonorità delle nostre
tradizioni musicali è veramente importante e i Folkstone sono
veramente da elogiare per questo. Grande album davvero. Una nota finale
la voglio destinare anche all’artwork che mi è piaciuto
molto, si ispira alle celebri “danze macabre”, il discorso
sarebbe lungo, ma è un ulteriore motivo di vanto per questa
band. GB
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