Ecco il secondo capitolo del progetto capitanato da Jem Godfrey, che
ha fatto fortuna con formazioni pop come le Atomic Kitten, Blue e
colonne sonore della Walt Disney. Il nostro aveva iniziato a dedicarsi
al New Prog ancora alla fine degli anni ’80 con i Freefall senza
grandi fortune, con loro aveva aperto anche per gli IQ, poi si allontanò
per altri lidi ma senza mai dimenticare il suo amore. Quando è
tornato al prog lo ha fatto con nomi di spicco della scena inglese
(poteva permetterselo) come John Mitchell (Arena, Kino, Urbane e adesso
anche It Bites), John Jowitt (IQ, Arena, Jadis, Caamora) e Andy Edwards
(IQ). Ne è uscito un primo album nel 2006 Milliontown, un disco
molto curato, ma che lasciava un po’ perplessi per più
di un motivo. Oggi lo ritroviamo con gli stessi artisti con l’unica
aggiunta del cantante Declan Burke per il seguito di quel disco.
Experiments in Mass Appeal è un disco fatto come si deve, i
musicisti coinvolti hanno esperienza da vendere e i suoni sono impressionanti,
prodotti splendidamente, inoltre anche le composizioni sono curatissime,
così come gli arrangiamenti, insomma ogni aspetto è
stato curato nei minimi dettagli, ma allora dobbiamo correre a comprare
il disco? Ovviamente io non posso darvi una risposta definitiva, perché
già ho dato molti motivi di interesse, ma secondo me questo
album, in apparenza perfetto, ha in realtà un difetto profondo,
manca di originalità. Se non ci fosse stato il prog svedese
di Anglagard, Anekdoten e Landberk, se non ci fossero stati Porcupine
Tree e Anathema, insomma se non ci fosse stato prog negli ultimi dieci
anni… allora questo disco sarebbe un capolavoro, non lo nego,
ma sono ben oltre dieci anni che c’è dell’ottimo
prog in giro e questo disco per quanto bello segue la scia dei gruppi
che ho citato. Comunque ripeto che si tratta di un ottimo lavoro,
fatto con grande passione per la musica, da veri professionisti, per
cui non butterete il vostro denaro se deciderete di farlo vostro.
Voglio spezzare una lancia per Godfrey, oggi riconosco la sua onestà
artistica, che avevo messo in dubbio in precedenza, ma sono anche
consapevole del fatto che non stia facendo musica veramente nuova,
insomma vive un po’ di rendita, ma questo è un bel disco,
molto buono per gli amanti delle belle sonorità, ma per chi
vuole provare emozioni forti deve rivolgersi altrove. GB
Altre recensioni: Milliontown;
Day and Age
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