Davvero
fuori dal comune la proposta di questa oscura formazione di cui non
ci sono info disponibili allegate al presente promo. La musica proposta
è un’elettronica molto sperimentale e anche molto gotica,
con alcuni accenni medioevali dal sapore fortemente esoterico e misterioso.
Difficile dare dei riferimenti per questo album stralunato e inquietante.
L’unica cosa che si può aggiungere è che si tratta
di un concept su una storia piuttosto intrigante, forse di origine
medioevale.
Pertanto vado a illustrarvi la musica del cd che parte con un’anomala
intro fra il bucolico e il solenne, dove un flauto tipo quello del
dio Pan fa da contrasto ad un andamento lento e solenne piuttosto
cupo. “Invocation I” è proprio quello che prometto,
una litania malsana che prende come pretesto i canti sacri e li corrompe
con inserti maligni e impuri. “Le Diable Parle” è
ancora più tenebrosa, con una voce sgraziata che emerge su
un coro femminile piuttosto tragico e su un ritmo ossessivo terribile.
“La Maladie d’Aucassin” prosegue in un’ideale
discesa verso un inferno senza ritorno, con le sue dissonanze volutamente
fastidiose. Per controbilanciare arriva la poetica “Chanson”
e sembra di ascoltare proprio un altro disco con il suo fine arpeggio
di chitarra così romantico innestato su un tappeto molto malinconico
di tastiere. La medioevale “Sur les Bords de l’Ille”
cambia ancora pelle come se questo disco fosse una improbabile scatola
cinese piena di segrete sorprese. L’oscurità ritorna
sinistra e angosciante in “Dans la Loge”, un brano lugubre
come pochi altri. “Les Visions de Theophile” non migliora
la situazione, anzi agita spettri che si vorrebbe scacciare velocemente.
Per rincarare la dose ecco “Invocation II”, non molto
diversa da quella precedente. L’amore per le melodie medioevali
ritorna nella gioiosa “Danse” che suona “strana”
associata al contesto precedente. “Le Cygne Noir” è
spettrale e funerea come un funerale sotto una pioggia. “Ballade”
ha un incedere solenne piuttosto insolito che non mi coinvolge più
di tanto, molto meglio “Passacaille” che ricorda certe
toccate e fughe per organo. “Le Retour d’Aucassin”
è quasi straziante e qui mi piacerebbe poter conoscere la storia,
evidentemente questo “ritorno” non è per niente
felice e gradito. “Aucassin et Nicolette” riprende l’intro
e pone il sigillo finale su una storia profondamente nera.
Questo album è piuttosto ostico e certo non adatto ad un neofita
delle atmosfere dark più sperimentali e ricercate, ma è
un disco di grande spessere artistico che piacerà molto a chi
è abituato ad ascoltare gruppi come i Sol Invictus o i nostri
Ataraxia più gotici. GB
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