Lo spazio fra "To The Metal" di quattro anni fa ed il presente
"Empire Of The Undead" è stato parzialmente colmato
da due EP ed un buon live album, così l'attesa un nuovo full-lenght-cd
fra i fans della power band tedesca era molto alta e non so quanto
i dieci brani proposti sapranno soddisfare le loro aspettative, e
non penso che i Gamma Ray siano rimasti più di tanto influenzati
dall'abbandono dello storico drummer Dan Zimmermann (rimpiazzato da
Michael Ehré) e neppure dall'incendio che lo scorso novembre
ha distrutto gli Hammer Studios di Kai Hansen ad Amburgo, lasciando
intatte le prime registrazioni del nuovo album che sono state quindi
completate in altri studi.
Di certo la band riesce a sollevarsi qualitativamente dalle ultime
e deludenti prove in studio (ep esclusi), compositivamente assimililabili
a poco riuscite copie in carta carbone del repertorio già noto
ai fans, ma non tutto in questo "EOFU" brilla come potrebbe.
I nove minuti dell'epica "Avalon" aprono la tracklist rievocando
in chiave power-metal alcuni schemi compositivi degli Iron Maiden
con quella partenza cadenzata e solenne corredata da imponenti tastiere,
per progressivamente crescere in intensità e velocità
sino alla porzione solista al fulmicotone ed un finale meno veloce
quanto non meno inteso o tremendo. Di per sè non si tratta
di un brutto brano, anzi, forse è un pò troppo prevedibile
e non è adatto ad aprire un disco, ma in fin dei conti si tratta
di un'idea personale. La tiratissima "Hellbent" è
non solo nel titolo un'omaggio ai metal masters Judas Priest del periodo
"Painkiller" filtrati attraverso la tipica lente Gamma Ray,
quindi la secca e teutonica "Pale Rider" unisce al proprio
interno Accept e Judas Priest con tratti facilmente riconoscibili,
ma questa 'canzonetta' non riesce a prendermi più di tanto.
Anche "Born To Fly" si rivela un brano a due facce: semplice
e lineare con anthemiche melodie di facile presa, ma anche una sciocca
ed inutile riproposizione del tema 'volare alti come un'aquila' già
sentita dai GR varie volte! "Master Of Confusion" è
forgiata nel metal anni ottanta e sa tanto di autocitazione e sarà
comunque una piacevole sorpresa per chi per la prima volta si accosta
alla musica dei Gamma Ray, per gli altri avrà un suono molto
più familiare: vi è molto di "I Want Out"
nella musica e di "Heaven And Hell" nei testi, oltre a recuperi
vari da "Send Me A Sign", insomma un'opera di riciclaggio
un pò pigra e poco ispirata.
La titletrack fortunatamente ci porta un songwriting più lucido
e decoroso per un episodio di thrash/speed metal sparato che riporta
i Gamma Ray sui livelli che i versi fans si aspettano e si meritano,
ma subito dopo la power ballad "Time For Deliverance" riporta
in evidenza la sindrome da plagio che ha colpito Hansen: sul ritornello
e pre-ritornello cantate le analoghe parti di "We Are The Champions"
dei Queen e vi ci ritroverete nota per nota.
La cadenzata e pesantissima "Demonseed" e la più
spigliata "Seven" (inficiata da un invadenti influenze maideniane)
sono due brani mediocri senza infamia nè lode, il tutto riscattato
dalla bellissima "I Will Return" posta in fondo alla tracklist,
un'esplosione di energia e potenza alla vecchia maniera dei Gamma
Ray, con un divertente intervallo strumentale.
Seppur non eccelso e ancora parzialmente accostabile agli ultimi tre
albums in studio dei Gamma Ray, questo "Empire Of The Undead"
mostra dopo tanto tempo sprazzi di quell'ottimo power metal sui cui
la band ha costruito la sua reputazione e perciò è degno
dell'attenzione dei suoi fans. Abe
Altre recensioni: Hell Yeah!!!; Empire
Of The Undead
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