Per il suo quinto album Gian Castello ha voluto fare un lavoro innovativo, 
            senza grandi pretese, ma con la voglia in parte di giocare con la 
            musica e in parte di far riflettere l’ascoltatore più 
            attnento. Ovviamente la base di partenza è come sempre il folk 
            celtico di cui il nostro è un profondo cultore, ma in questa 
            occasione il nostro ha voluto sperimentare l’innesto di sonorità 
            orientali e in particolare delle percussioni indiane, non a caso Rama, 
            il personaggio su cui ruota il concept del nuovo album, appartiene 
            alla mitologia indù. 
             
            La tradizione racconta che Rama “dagli occhi azzurri di loto” 
            venne dal nord, forse dell’Europa, e che in sogno fu inviato 
            a recarsi in India per gettare le basi dell’induismo, questa 
            sembra una bella fantasia, ma è vero che ci sono dei punti 
            di contatto fra la civiltà celtica e quella indù, ne 
            è prova il fatto che certi gesti rituali (dei druidi nel mondo 
            celtico e nel linguaggio vedico dei mudra in India) hanno lo stesso 
            significato simbolico, ma questo è solo un esempio, ce ne sarebbero 
            altri che i lettori più curiosi potranno approfondire se lo 
            vorranno. 
             
            Quindi questo cd cerca di riunire due tradizioni musicali solo apparentemente 
            lontane. Il tutto nasce da varie esperienze accumulate da Castello, 
            dallo spettacolo “O’Carolan’s Dream” realizzato 
            insieme con l’arpista Francesca Perotti e dalle collaborazioni 
            con la danzatrice e coreografa Angela Dellepiane. Le musiche tradizionali 
            irlandesi, scozzesi e bretoni vengono rilette e arricchite di nuove 
            musicalità, in questo contesto viene ripreso anche il racconto 
            di Taliesin (già cantato in un precedente concept di Gian Castello), 
            che parla di reincarnazione, un tema che trova una collocazione ideale 
            in questo nuovo progetto. 
             
            La raffinatezza e la cultura di Castello emergono con determinazione 
            anche da questo lavoro che è molto più profondo di quanto 
            non voglia (per discrezione) far apparire. Un viaggio intenso fra 
            Europa e India dal fascino particolare, un motivo per amare ancora 
            di più le sonorità celtiche e uno per avvicinarsi alla 
            tradizione musicale indiana, che da noi è ancora molto poco 
            conosciuta, ma che ha tanto da offrire. GB 
             
            Altre recensioni: Merlino l’Incantatore; 
            Taliesin; I 
            Regni Segreti, The 
            Mist Covered Mountains of Home 
             
            Interviste: 2006 
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