Per un certo tempo non abbiamo avuto notizie di Gian Castello, il
suo amore per la musica celtica l’aveva portato a lasciare il
nostro paese per recarsi a vivere nella verde Irlanda, sua patria
elettiva. Devo dire che un po’ sentivo la sua mancanza, perché
avevo decisamente apprezzato i suoi precedenti lavori, e, come avrete
capito, sono contento del suo ritorno.
Il nuovo “viaggio” proposto da questo “bardo”
inizia con l’incipit della “La Compagnia dell’Anello”
che poi prende le forme di un tradizionale irlandese. Il disco propone
quattordici tracce, una sola composta da Gian Castello, le altre sono
per lo più tradizionali irlandesi riarrangiati. Il brano che
dà il titolo al disco è un tradizionale scozzese, ma
troviamo anche un omaggio al folk bretone. Quello che colpisce di
questo nuovo lavoro è la purezza del suono, l’adesione
totale ad uno stile che diventa un tutt’uno con la vita interiore.
Il folk celtico ispira molte sensazioni diverse, che spingono l’animo
verso l’interiorità e la contemplazione della natura,
troviamo tutto questo unito alla forte capacità poetica di
queste melodie. Il disco è prevalentemente strumentale, ma
non mancano alcuni episodi cantati.
Ascoltando il disco non ho mai avuto il dubbio di non essere a spasso
per il Connemara o di vedere ancora le imponenti scogliere di Moher
o di guardare tornare a casa i pescatori delle Aran. Questa musica
è come un magico “stargate”. GB
Altre recensioni: Merlino L’Incantatore;
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Interviste: 2006
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