L'apertura
del disco è affidata alla velocissima e fin troppo melodica
“Just a little sign”, un buon inizio penso, anche la succesiva
“Open your life” convince col suo duro riffone iniziale.
Gli spettri di insabbiamento compositivo del precedente e deludente
The Dark Ride sembrano essere stati spazzati via, anche grazie ad
un rimpasto di formazione che pare aver donato nuova serenità
ad una band ormai piuttosto logora dalla continua routine disco –
tour.
Purtroppo queste impressioni durano la somma in minuti dei primi due
brani. Ho provato in mille modi di farmi piacere “The Tune”
ma non ci sono riuscito, sembra una canzone da oratorio, questo non
è heavy metal e mi piange il cuore.
La successiva “Never be a Star” si salva solo per la bella
voce di Andi Deris, che risulta l'unico a fornire una prova degna
del nome storico del gruppo.
Il resto delle canzoni scorre via senza lasciare traccia, nel segno
di una discontinuità stilistica di fondo che non aiuta a rendere
più fruibile il disco, anzi crea un effetto pastone fatto di
melodie melense e irritanti.
Personalmente odio quando gli Helloween giocano a fare gli oscuri
e malvagi, perché significa andare contro la propria natura
e integrità artistica, certe cose è giusto lasciarle
fare a chi da sempre suona certe musica, capisco la necessità
di evolversi ma rinnegare parte del proprio passato a volte è
semplicemente stupido. Bocciati!. MF
Altre recensioni: Mrs God; The
Keeper of... - The Legacy; Live in Sao
Paulo
|