Sono passati cinque anni dal capitolo precedente della saga prog esoterica
iniziata dalla band di Diego Banchero a metà anni ’90.
La line up presenta qualche novità, ma soprattutto non è
cambiato lo spirito che guida questi artisti, la ricerca di una musica
di grande spessore, sia culturale che artistico, e per mantenere un
livello alto serve tempo. Questo tempo è stato speso bene e
il frutto è nelle nostre mani, un nuovo album ricco di grande
musica.
Gli elementi che ci hanno fatto amare questa band ci sono tutti, un
sound superlativo, prog rock da brividi, con passaggi strumentali
grandiosi, che si sposano alla perfezione con le tematiche oscure
trattate nei testi. Le undici composizioni sono costruite con maestria
e l’ascoltatore è inchiodato come nella visione di un
thriller dagli esiti insospettati. Analizzare i singoli capitoli di
quest’opera non rende giustizia ad un lavoro che vuole essere
considerato nella sua interezza. L’Incanto dello Zero personalmente
mi è sembrato anche migliore del capitolo precedente, come
se la band avesse trovato nuova linfa, un disco che sicuramente farà
felici i vecchi estimatori, con rinnovato auspicio di allargare il
cerchio, anche se vi è la consapevolezza che non si tratta
di musica per le masse.
Possiamo andare sempre più orgogliosi dei nostri artisti, perché
quando escono lavori come questo davvero ci sono pochi confronti.
L’oscurità trattata da Il Segno del Comando diventa luce
nella capacità che trasmette di viaggiare con la fantasia e
immaginare mondi altri come fosse un bel romanzo fantasy. GB
Altre recensioni: Il Segno del Comando;
Il Volto Verde; Split
Mortiis - Freddy Delirio;
Il Domenicano Bianco
|