Credo che il nome di Duncan Patterson non sia sconosciuto ai nostri
lettori, per chi non lo sapesse negli anni ’90 è stato
una delle menti del gruppo Anathema, una band che ha lasciato un segno
profondo nel panorama del metal alternativo. Poi ha fatto parte degli
Antimatter, un gruppo di frontiera, che ha prodotto delle ottime pagine
di musica atmosferica. Oggi ritroviamo l’irlandese Patterson
alla guida di questo nuovo progetto, che forse è il più
ambizioso dei tre, di certo segna un ulteriore progressione nella
sua carriera artistica.
Madre, Protégenos è un disco intimista, ma al tempo
stesso è carico di un’intensità inaudita, Patterson
ci presenta il suo lato più spirituale e introverso e in questo
disco sembra voler mettere a nudo questo suo lato. L’album si
apre con un lento arpeggio, cupo e affascinante, rituale e solenne,
mentre in sottofondo varie voci recitano il titolo del disco in lingue
diverse e subito si viene avvolti dalla densa portata spirituale del
brano, da brividi. “O Efeito do Verao” è retta
da ritmi orientali, mentre le atmosfere sono sempre gravi e maestose,
bellissima la voce della singer russa Emily Saaen che dona un tocco
prezioso a tutto il disco. In “Learpholl” si respira aria
di musica folk irlandese, un genere che è denso di malinconia
e in questo contesto aggiunge ulteriore profondità e coinvolgimento.
“Anathema Maranatha” ricorda da dove il nostro è
partito ed è un ottimo anello di congiunzione col passato.
“Believe” è forse il brano che mi ha emozionato
di più, le atmosfere cambiano repentinamente, sembra quasi
un brano prog come concezione, ma al di la di ogni etichetta è
musica che ti entra nel cuore fin dal primo ascolto, mi spiace solo
che nel promo non c’è il testo. Le sonorità orientali
tornano nella delicata e rituale “Ultreia”, dove i sapori
speziati si mescolano con profumi d’incenso. “Goodbye
Johnny Dear” è un tradizionale irlandese struggente come
certi orizzonti e forte come l’amore, l’interpretazione
è ancora una volta stupenda e mi sono veramente commosso. Non
da meno è la strumentale “Fé, Esperanza, Amor”,
che parte sempre da un giro dal sapore celtico e pian piano cresce
di intensità. Chiude degnamente “Beyond the Morning”
questo album eccezionale, ancora una volta, grazie Duncan! GB
Altre recensioni: Immaculada
Intervista: 2007
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