Ritorna
Duncan Patterson (ex Anathema ed ex Antimatter) con sequel dello splendido
Madre Protégenos, uscito quattro anni fa. Come si capisce dal
titolo e dall’artwork siamo sempre nell’ambito di un progetto
dal forte connotato spirituale, che Duncan ricerca spingendosi sempre
più nella word music. Questo nuovo album è stato partorito
idealmente fra la Grecia e l’Irlanda ed entrambe le caratteristiche
musicali di queste terre traspaiono dai solchi del cd, che Patterson
ha realizzato avvalendosi del contributo di una lunga serie di musicisti,
fra i quali spiccano una buona serie di interpreti femminili.
I titoli delle canzoni sono anch’essi molto espliciti, oltre
alla title track troviamo: “Temptation”, “Adoration”,
“Invidia”, “Return to Spirit”, tanto per citarne
alcuni, la title track è un brano denso, rituale, che ci cala
in un’atmosfera sacra e suggestiva, densa di mistero, con una
chitarra intrigante su un tappeto di tastiere molto dark. “Temptation”
sapora di ritmi mediterranei, la presenza della Grecia con le sue
tradizioni musicali è molto forte e marcata. Molto più
solare e mistica è “Adoration”, sembra quasi un
brano liturgico, che sapora fortemente d’Irlanda e ricorda anche
certe cose di Enya, un brano moderno che sembra già un tradizionale.
Il quarto brano dal titolo in gaelico (credo) è ancora più
legato alla tradizione, bellissimo. “Invidia” torna a
ritmi orientali, mi piace meno di quanto ho ascotato fino ad ora,
ma è comunque un brano intenso. “Cetatea Cisnadioara”
è un brano molto mistico, rallentato, difficile da capire se
non si ha dimestichezza con certe musiche, fa pensare più a
un canto gregoriano, con i dovuti distinguo, che non certo a musica
pop. “The Silent Star” è ancora più minimale
ed eterea, che si riprende verso il finale, ma sembra comunque un
canto di adorazione. “Return to Spirit” è un brano
metafisico, cadenzato, dal grande senso drammatico e misterico, stranamente
posto alla fine del disco, perché lascia molti interrogativi
e domande sulle intenzioni di Duncan nel dare compimento con questo
pezzo ad un disco davvero particolare e di non facile interpretazione.
Devo dire che il primo album degli Ion mi aveva affascinato di più,
ma questo è un disco molto profondo e che richiede parecchia
attenzione e questo è già un grande pregio, comunque
non è un disco che può essere giudicato con normali
criteri interpretativi, il suo carattere trascendente e spirituale
obbliga a considerazioni altre e più elevate. Bravo Patterson.
GB
Altre recensioni:
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Intervista: 2007
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