LA STORIA DEGLI IQ
di
Massimo Salari
INTRODUZIONE
Nel genere Rock conosciamo tutti l’importanza che hanno avuto
i Genesis, come hanno saputo riscrivere la storia grazie alle teatralità
sceniche ed interpretative del vocalist Peter Gabriel, del romanticismo
e della sinfonia delle composizioni, il tutto racchiuso in una sola
parola: Progressive. Una nuova linfa musicale riempie le classifiche
degli anni ’70, complessi come Yes, King Crimson, Jethro Tull,
EL&P, Pink Floyd scorazzano in lungo ed in largo facendo sfoggio
della loro immensa tecnica individuale, portando però il genere
alla saturazione, verso la fine di questi anni. Il pubblico stanco
di passaggi ipercervellotici si rifugia in un suono più diretto
e fisico, il Punk. Siamo verso i primi anni ’80 ed il Progressive
sembra definitivamente morto, ma così non è, amanti
di quelle vecchie sonorità non si rassegnano agli eventi ed
è così che ancora una volta dall’Inghilterra assistiamo
alla nascita di un nuovo movimento, il New Progressive. Per nulla
distante dalla sua navicella madre questo si rifà al romanticismo
più che alla tecnica, icona sono i Marillion del gigante scozzese
Fish ed il disco “Script For A Jester’s Tear” fa
la storia per la gioia di tutti i “rassegnati” appassionati
di Prog.
Ma non sono soli, altri musicisti si muovono nello stesso tempo e
nello stesso territorio, ad esempio i Pendragon di Barret, gli Haze
(trio dalle grandi potenzialità anche se molto povero economicamente),
i 12th Night e soprattutto gli Iq.
LA STORIA
L’antico ceppo ci riporta addirittura al 1977 sotto il nome
di Lens, gruppo creato dal chitarrista Mike Holmes. Suo vecchio amico
è Peter Nicholls, cantante carismatico dalla voce molto vicina
a quella di Peter Gabriel ed assieme a Tim Esau (basso), Martin Orford
(tastiere) e Paul Cook (batteria) nel 1982 compongono la formazione
definitiva sotto il logo Iq. Molte date live per farsi conoscere in
tutta l’Inghilterra, un Demo da promuovere (“Seven Stories
Into Eight”) e tanta voglia di emergere fanno di questo quintetto
un vero e proprio esempio di caparbietà. Sin dagli esordi tutto
è difficile, a causa di una troppo marcata impronta “Genesiana”,
la stampa critica Nicholls, i suoi atteggiamenti, i travestimenti
e la voce tacciandoli di essere inutili e scialbi cloni. Nulla di
più sbagliato, il talento degli Iq nel tempo uscirà
allo scoperto in tutta la sua cristallina personalità, assicurandogli
un posto di tutto rispetto nel trono dei grandi del New Prog.
Le acque si muovono e un buon segno arriva soprattutto dai concerti
tenuti al Marquee come headlines. Nel 1983 esce il primo lavoro ufficiale,
il 12’’ singolo “Throught The Corridors” (Edna
Music), l’interesse da parte del pubblico Progressivo cresce
a dismisura fregandosene letteralmente della critica musicale, i “ragazzi
romantici” non possono ascoltare di meglio. Questo gli Iq lo
capiscono e decidono in tutta fretta di produrre un lp vero e proprio,
malgrado i pochi soldi a loro disposizione. In soli cinque giorni
e con appena 15'000 sterline registrano “Tales From The Lush
Attic”, il miracolo è avvenuto.
Malgrado la loro inesperienza nel disco si raccolgono vere e proprie
gemme come la suite “The Last Human Gateway”, cavallo
di battaglia di tutti i tempi e “Awake And Nervous”. Atmosfere
tristi, controtempi e recitazione fanno di questo esordio un vero
e proprio cimelio da custodire con cura. Da sottolineare anche i disegni
della copertina fatti da Peter stesso, infatti il cantante disegnerà
per tantissimi anni tutte le realizzazioni del gruppo.
Una curiosità, durante le date live, i ragazzi per colmare
il tempo a loro disposizione visto che sono autori di un solo disco,
si dilettano in cover di Bowie, Heavy Metal, Punk ed ovviamente Genesis.
Il pubblico sembra sempre apprezzare.
Nel 1984 si inganna il tempo con un 45 giri molto “strano”,
contenente un brano reagge (!) sul lato A ed un grande pezzo Prog
nel lato B dal titolo “Dans Le Parc Du Chateau Noir”,
si tratta di “Barbell Is In” (Sahara Records).
Ma non è facile sfondare in questo business musicale, soprattutto
quando si suona una musica del genere e che quando la si fà,
anche se bene, dall’altra parte ci sono complessi come i Marillion
che ti escono con dischi del calibro di “Misplaced Childhood”!
Siamo infatti nel 1985 ed il secondo lp “The Wake” (Sahara
records) pur essendo un capolavoro, viene soffocato dall’interesse
di tutta la carta stampata ed i media verso il gruppo di Fish. Solamente
le fanzines promuovono questo lp scrivendo recensioni entusiastiche
(Paperlate su tutti), ma inevitabilmente tutto resta molto underground.
Ancora una volta ci troviamo in mano una copertina molto suggestiva,
emozionale, con personaggi che esprimono sensazioni tutto intorno
e al centro il volto truccato di Nicholls. E’ difficile estrapolare
un brano su tutti, ma gli Iq stessi ci vengono incontro portando nella
scaletta concertistica ancora oggi pezzi come “The Wake”,
“The Thousand Days” e “Window’s Peak”.
Anche un 12” Coroners – The Thousand Days” (Sahara
Records) promuove al meglio il disco. Di conseguenza concerti, anche
come supporto ai Wishbone Ash, ma qualche cosa sembra non funzionare
più. Serve una sterzata stilistica per poter uscire dall’ombra
ingombrante di Genesis e Marillion, troppo pesante da poter essere
combattuta con le armi a disposizione. Ecco allora Peter Nicholls
cercare di convincere i propri compagni a sperimentare nuove soluzioni,
azzardare qualcosa che vada al di fuori del Prog stesso, ma i ragazzi
non lo seguono da qui l’inevitabile scissione.
Forma i Niadem’s Ghost, trio privo di tastiere e sinceramente
scialbo che nulla di eclatante saprà dare al mondo del Rock.
Heavy Rock e psichedelica, presto dimenticati.
I quattro superstiti invece decidono all’unisono di tentare
un percorso leggermente differente dal canonico stile proposto sin
d’ora, cercando di ammorbidire il tutto progredendo verso la
commercialità. Provvisoriamente dietro il microfono si propone
Martin Orford nell’attesa di trovare un degno vocalist. La scelta
ricade su Paul Menel, dotato di una bella voce ma privo di quel carisma
a cui Peter ci ha abituati. Tutto questo accade molto velocemente,
alla fine del 1985, compresa l’uscita del nuovo “Nine
A Pound Is Here”, disco composto da vecchie canzoni rifatte
con il nuovo cantante e pezzi goliardici come la curiosa “Glenne
Miller Medley”. Si capisce subito che Paul non scherza per niente,
molto più duttile del suo predecessore riesce ad accattivarsi
l’attenzione dei vecchi fans, ma non a conquistarli totalmente,
l’eredità è pesante. La Samurai Records dal canto
suo, in possesso di alcuni diritti di vecchie canzoni, cerca di accontentarli
pubblicando un live dal titolo “Living Proof” con tanto
di Peter ed un relativo video girato al Cadmen Palace sempre nel 1985.
In esso tutta la magniloquenza di questo quintetto che con soli due
lp hanno saputo fare la storia.
Ma cosa suonano gli Iq adesso? All’inizio del 1986 sondano il
terreno con un 45 giri dal titolo “Nonzamo” ed i fans
storcono il naso. Ma l’impressione è sbagliata, forti
di un contratto con una sussidiaria della Polygram dal nome Squawk,
nel 1987 ci propongono “Nonzamo” (stesso nome del 45 giri),
disco di elevata caratura tecnica, arrangiato più che bene.
“Promises” e “Passing Strangers” sono proprio
quell’arma che gli Iq cercano per poter uscire dal sopraccitato
anonimato, molto orecchiabili, quasi uno specchietto per le allodole
(e che forse risponde anche ad un obbligo contrattuale). Ma in realtà
il Progressive vive al suo interno e di che tinta, con canzoni come
“Still Life”, “Common Ground” e “Human
Nature”. I vecchi ed i nuovi fans in qualche modo sono accontentati.
Grazie dunque ad un buon lavoro ed una grande distribuzione che Menel
e soci diventano finalmente famosi. Stridente il fatto che Nicholls
dal canto suo con il disco “In Sheltered Winds” sia al
contrario caduto nell’indifferenza dei propri fans e della stampa.
A questo punto decidono di giocarsi il Jolly, forti della disposizione
di promozioni ottimali e della contemporanea crisi Marillion con la
clamorosa dipartita di Fish, si punta tutto sul commerciale. E’
il 1988 e nei negozi sotto Natale esce “Are You Sitting Comfortably?”
(Squawk), lavoro che si lascia trasportare dal sound tipicamente anni
’80, pregno di canzoncine orecchiabili. Solamente due canzoni
però possono fare felici gli amanti dei vecchi Iq, “Nostalgia”
(appunto) e “Nothing At All”, ma veramente è troppo
poco. Le cose vanno apparentemente bene e le date con Mike And The
Mecanics (Rutherford dei Genesis) stanno a dimostrarlo. Addirittura
il pubblico va al concerto non per vedere gli headlines, ma solo per
loro, malgrado il breve tempo a disposizione per stare sul palco!
Ma la sfortuna fa nuovamente visita ai nostri, dopo solo quindici
giorni di campagne pubblicitarie la Squawk decide che quanto fatto
è anche troppo per un gruppo ne carne ne pesce. C’è
da dire che questo fenomeno non colpisce solo gli Iq, ma anche tutto
il mondo New Prog, anche Pendragon, 12th Night, Abel Ganz, Edge e
tanti altri gruppi vengono puniti al loro primo piccolo passo falso
e questo sicuramente sta a sottolineare uno scarso interesse verso
il genere stesso che a parte Marillion sembra non essere più
un buon investimento. Ovviamente il gruppo cade nello sconforto vedendosi
bloccare ogni tipo di passaggio mediatico, ma ancora una volta esce
fuori la loro mitica caparbietà e decidono di proseguire con
le date e tutto il resto da soli. Ma nulla funziona più come
prima, dopo tante discussioni all’interno Paul Menel e Tim Esau
sono convinti che brani commerciali come “Sold On You”
e “Drive On” siano la giusta strada da percorrere, ma
non Holmes e soci che di singoli canterini non ne vogliono più
sapere. Paul e Tim abbandonano.
Un seguace (Crew) del gruppo si propone per suonare il basso, John
Jowitt (attualmente anche Arena e Jadis), ma non è questo il
punto, il vero problema sta nel trovare un valido sostituto dietro
al microfono.
Dopo molte scelte dubbie, forse per la prima volta gli Iq fanno quella
giusta, considerando l’andamento del genere, che in fin dei
conti mai più morirà definitivamente come nella fine
degli anni ’70 e la fallimentare esperienza di Peter con i Niadem’s
Ghost, non resta che far coincidere di nuovo le proprie strade.
I vecchi fans non credono ai propri occhi alla lettura della notizia
nei giornali musicali, si ritorna indietro alle vecchie sonorità
“Genesiane”? Cosa dobbiamo aspettarci ora? Questo è
quanto si chiedono non solo loro, ma anche i diretti interessati.
Hanno un periodo di riflessione molto lungo, per ascoltare un nuovo
lavoro bisogna arrivare addirittura al 1993.
Ma prima, per ingannare le attese e per informare il popolo progressivo
della loro ancora attuale esistenza, escono con una raccolta commemorativa
contenente canzoni interpretate sia da Paul che da Peter. Molto materiale
è preso da B’side dei 12” e 45 giri e in complesso
è una buona chicca soprattutto per i vecchi ascoltatori Iq.
Il disco si intitola “J’ai Pollette D’arnou”
(Giant-spv) e per sottolineare il momento poco felice il libretto
che lo accompagna è completamente privo di colori, volutamente
nero per non ricordare in particolare nessun momento passato, psicologicamente
parlando è un nuovo punto di partenza.
Ma passiamo al 1993 dove finalmente possiamo ascoltare il nuovo lavoro,
godere delle scelte dei nostri. Non nascondo una certa titubanza mista
a curiosità nel porre il disco nel piatto, sensazione quasi
di speranza, con la paura di essere ancora una volta “traditi”,
ma tutto ciò scompare al violento inizio di “The Darkest
Hour”, primo brano del disco “Ever” (Giant-spv).
Immediate fughe tastieristiche, con basso e chitarre in evidenza ci
aggrediscono e danno inizio a quello che ritengo uno dei dischi fondamentali
del New progressive di tutti i tempi. Tutto il lavoro alterna momenti
romantici così toccanti da commuovere a improvvise impennate
strumentali. I Genesis non sono poi così lontani, ogni tanto
fanno capolino in qua ed in là, ma da questo lavoro in poi
i cinque ragazzi inglesi hanno trovato la propria vera identità
e in futuro non si discosteranno più da queste sicure coordinate.
Un certo presagio della scelta stilistica lo vediamo anche dalla stupenda
copertina ancora una volta disegnata da Peter rappresentante un profilo
di donna. Anche i testi al suo interno sono accompagnati da altri
disegni malinconici che a pieno rappresentano le gemme strumentali
contenute al suo interno. Per la prima volta gli Iq superano artisticamente
i cugini Marillion, (ma non dovevano sparire nel dimenticatoio questi
inutili cloni?).
Il pubblico risponde, ricominciano le date ed il concerto di Stadthalle,
Kleve Germany nel giugno del 1993 viene stampato in un lussuoso cofanetto
contenente un ricco libretto con tante foto, due cd e tutto il concerto
in VHS. Si intitola “Forever Live” (Giant-spv) e mostra
felicemente l’affiatamento che c’è ora fra i ragazzi.
I brani scorrono via senza mai stancare, le interpretazioni di Nicholls
sono affascinanti e si tocca il culmine con “The Enemy Smacks”
dove si presenta con una maschera al viso e vestito da morte con un
abito nero narra della pericolosità della droga. La qualità
sonora è più che soddisfacente, i brani sono scelti
alla perfezione, privilegiando ovviamente quelli dell’era Nicholls.
A questo punto della loro storia sembrano aver capito che non è
la quantità che ti fa uscire dalla media artistica musicale,
ma la qualità e per tanto si cerca di centellinare le proprie
energie compositive al massimo. Il sunto di questo comportamento è
il capolavoro assoluto uscito nel 1997: “Subterranea”.
Questo è un doppio cd che ovviamente nessun Progster deve mancare,
al suo interno 19 canzoni da brivido, moderne, nostalgiche, romantiche,
tecniche, commerciali, Heavy, Rock, fantastiche e chi più ne
ha più ne metta. Un grande film per le nostre orecchie, che
si conclude con la suite “The Narrow Margin”. Delirio
per i fans che non credono alle proprie orecchie e nemmeno ai propri
occhi visto che nuovamente le date dal vivo vengono seguite da live
sia in doppio cd, che in VHS e DVD. I prodotti hanno il titolo di
“Subterranesa Live” (Giant-spv). L’esperienza è
notevolmente sviluppata, trovate visive con tanto di tabelloni cinematografici
accompagnano gli inevitabili travestimenti di Peter ed il pubblico
ancora una volta sembra apprezzare.
Finalmente sembra che la fortuna giri dalla parte giusta, ma veramente
dobbiamo parlare di fortuna? Questa storia ci insegna che il lavoro
paga e quando il talento c’è e la passione non manca
il risultato non può tardare.
Attorno gli Iq, grazie anche alla grande distribuzione della casa
Insideout, l’interesse cresce a dismisura ed i nostri si trovano
costretti ad uscire con una nuova raccolta nel 1999 per tenere sempre
vivo l’interesse nei loro confronti dal titolo “The Lost
Attic” (Giant-spv). Anche questa è un insieme di rarità,
pezzi inediti e brani usciti in raccolte varie. Anche prestazioni
radiofoniche al suo interno come “Awake And Nervous”,
“Just Changing Hands” e “Window’s Peak”
registrate nel maggio del 1984 nei BBC Studios per il programma Friday
Rock Show, vera chicca per tutti i collezionisti, così come
la versione originale di “Hollow Afternoon”, rarissimo
disco 45 giri stampato in sole 500 copie nel dicembre del 1984! Ancora
una volta libretto interno ricchissimo con tanto di interviste e storia
dei brani, gustose foto “antiche” dei tempi che furono
ed ovviamente i disegni immancabili di Peter.
Ma tutto questo sembra un saluto, anche al vecchio millennio presagendo
un cambiamento stilistico, come per voltare nuovamente pagina, progredire
insomma come dice il nome del genere. Ancora da preoccuparsi? Forse
si, sembra che il termine Progressive vada stretto ai nostri, non
disdegnano variare le proprie caratteristiche, ma il pubblico alla
faccia del nome, non vuole saperne di evoluzione. Il disco del 2000
si intitola “The Seventh House” (Giant-spv) ed in fin
dei conti non è tutto questo grande cambiamento, ma in effetti
si riscontra un ammorbidimento sonoro. Il problema sembra essere un
altro, la pesante eredità di “Subterranea”, croce
e delizia degli Iq. Ovviamente ogni futuro lavoro verrà inevitabilmente
paragonato ad esso. Ma si sa, i capolavori per quanto tali restano
pressoché unici e lo scomodo paragone rischia di minimizzare
“The Seventh House”. Il disco sembra essere scritto sommariamente,
manca di quella magia che circonda il loro sound, anche se in qualche
sporadico episodio c’è di che godere.
Gli Iq stessi ritengono questo lavoro quasi un passo falso e nuovamente
si prendono tempo per scrivere altro materiale.
Il destino di questo quintetto è strano, per essere considerati
devono sempre tornare indietro nel tempo e la scelta odierna di “Dark
Matter” (giant-spv 2004) è nuovamente quella giusta.
Ancora una volta si è al cospetto di un grande disco, dalle
oscure atmosfere, le stesse che su “The Wake” hanno saputo
lanciare i nostri al successo. Tutti brani eccellenti, anche se il
meglio lo si ascolta nella suite conclusiva “Harvest Of Souls”.
Il tempo sembra non scalfire questi “ragazzi”, che molto
hanno dato al New Progressive, ma che allo stesso tempo li ha relegati
in una gabbia dove le ali sono state brutalmente tarpate da un pubblico
che ama il gruppo in maniera sviscerata, ma curiosamente non un movimento
musicale che oggi come oggi non sembra più logico chiamare
Progressive.
Ma a noi consumatori, cosa interessa se il vino Barolo è vecchio,
è proprio per questo che è buono….
Salari Max
Recensioni: Subterranea (DVD); Dark
Matter; IQ20 (DVD); Frequency
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