| Il 
            talentuoso Jack Foster III torna con un terzo album sempre in compagnia 
            dei veterani Trent Gardner e Robert Berry, questo è il momento 
            delle verifiche e intanto bisogna dire che questo trio di artisti 
            ha dimostrato che non si tratta del solito progetto estemporaneo, 
            ma di qualcosa di ben più solido. Jack il ci mette tutta la 
            sua creatività e il suo talento, davvero fuori dal comune, 
            Gardner ci mette una grande esperienza e una decisa vocazione prog, 
            Berry la classe e il taglio melodico, ne esce un sound corposo, molto 
            prog, ma anche molto orecchiabile, un mix di complessità e 
            belle melodie che quasi spiazza l’ascoltatore.
 “No Tears Left For Cryin’” apre l’album con 
            una nota di malinconia, ma “The Solution” spinge subito 
            in alto il lavoro con il suo prog spirituale e ricco di sfumature, 
            un brano perfetto. “Civilized Dog” flirta col country, 
            ma non spaventatevi, la base è sempre prog. Molto belle le 
            melodie di “One Dark Angel”, c’è anche un 
            notevole solo di sax. “Mourning Glory” è puro prog, 
            ma non è un brano che si rifà al passato, piuttosto 
            sembra cercare dei nuovi sbocchi per il genere nella costruzione di 
            armonie piuttosto originali, dove jazz, prog e metal (poco) si fondono 
            in modo incantevole. Così è anche nella ruvida “Bloodstone”. 
            Densa di spiritualità è la maestosa “Broken Hallelujah”, 
            ma molto più esplicita negli intenti celesti è “Heart 
            and Mind”, dove il nostro esprime il proprio concetto di fede: 
            ama il prossimo, senza perderti in elucubrazioni e dogmi. Testo a 
            parte è ancora ottimo prog pieno di vitalità, soprattutto 
            nell’assolo. Molto latina e solare è “Inside My 
            Mind”, mentre “Limbo and Flux è più nervosa 
            con un bel riffing di chitarra. Altro gran bell’esempio di quanto 
            sono capaci di esprimere questi tre artisti è “Rainbow 
            Asylum”. Si chiude con “Every Time You Say Goodbye”, 
            uno standard jazz con ariose melodie vocali a più voci, un 
            modo dolcissimo di accomiatarsi.
 
 Ancora una volta resto sorpreso da quello che Jack Foster è 
            riuscito a creare con l’aiuto di Gardner e Berry, bellissimo 
            il primo disco, convincente il secondo, ma questo terzo supera entrambe 
            e consacra il trio fra le migliori realtà prog made USA. GB
 
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