Rock Impressions

Jack Foster III - Jazzraptor's Secret JACK FOSTER III - Jazzraptor's Secret
Progrock Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog
Support: CD - 2008

Continua con regolarità il progetto capitanato da Jack Foster III, che giunge al quarto capitolo di una discografia interessante. Al suo fianco ci sono sempre Robert Berry e Trent Gardner (Magellan), che lo accompagnano fin dal primo disco, ma negli anni le cose sono maturate e oggi i nostri propongono un sound molto più maturo e convinto, sicuramente fra le cose migliori provenienti dagli USA in campo prog, anche se credo non abbiamo ancora raccolto per quello che meritano.

La title track è un intro ad effetto molto breve, poi parte il primo vero brano del cd “The Corner”, basato su un prog scoppiettante, una specie di jazz metal con delicate linee vocali e un arrangiamento superlativo, il gruppo è in forma splendida e lo ribadisce con forza. “To Have And To Hold” è più delicata, ricorda certe magie degli Yes, un brano solare che unisce linee melodiche semplici ad una grande efficacia compositiva. “Outbreak Monkey” propone un’apertura a base di virtuosismi, ma è solo un attimo, poi la ragione prende il sopravvento e ne esce un prog cangiante, dove i ritmiche complesse si intrecciano con geometrie sorrprendenti, ancora jazz e metal che si mescolano per il nostro piacere. I brani sono molto vari e giocano a mescolare varie influenze e suggestioni, eppure album dopo album il gruppo ha costruito una propria identità che emerge in episodi come “Mandelbrot World”, dove la vivacità e l’esuberanza sono sempre in primo piano. “God and War” presenta delle parti corali polifoniche ricche di gusto, reminiscenti vagamente dei Gentle Giant, brano davvero bello. “The New American” col verso ripetuto “Yes we can” sembra un inno a Obama, il nuovo presidente, ma forse è solo una coincidenza? Al di la dei contenuti lirici è un episodio piuttosto fiacco. “Inspiration” è molto meglio ma le cartucce migliori sono già state sparate. Si chiude la partita con la riflessiva “Sometimes When You Win”, una prova di carattere, con un buon lavoro compositivo.

Jack Foster continua a confermarsi autore di talento e la crescita a cui ci ha abituati non sembra arrivata al suo apice, per cui è lecito attendersi ancora altri intriganti lavori in futuro, per adesso godiamoci questo. GB


Altre recensioni:
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