Dusan è un artista che mi ha catturato dal primo ascolto, la
sua abilità come chitarrista unita alla voglia di trovare nuove
strade è una miscela che ha saputo accendere la mia fantasia
e questo live è quanto di meglio per valutare a fondo la sua
arte. Lo accompagnano tre artisti slavi, il tastierista Vasil Hadzimanov,
già presente sull’ultimo album in studio, il bassista
Pera Krstajic e il batterista Pedja Milutinovic.
Sette sono i brani proposti, ma al di là dei singoli titoli
è la musica nel suo insieme che deve attirare la nostra attenzione.
Jevtovic propone una fusione personale di jazz e rock, possiamo trovare
nelle sue sperimentazioni la psichedelia più acida, spinta
da un gusto spaziale per l’improvvisazione che apre a scenari
cosmici. Il jazz più tradizionale viene arricchito con venature
rock sorprendenti, dove domina la voglia del nostro di tracciare un
percorso alternativo. Se possiamo pensare a nomi come Holdsworth fra
gli ispiratori di Jevtovic, è anche vero che Dusan propone
un linguaggio per lo più inedito, dettato dal suo gusto e da
una tecnica invidiabile. Il tastierista Vasil sembra il compagno d’avventura
perfetto, pienamente a suo agio nel duettare con l’amico, ma
mentre la chitarra esprime una gamma di suoni molto ampia, le tastiere
risultano un po’ più vincolate e sopperisce la bravura.
Poche parti cantate e tante fughe strumentali di altissimo spessore
che coinvolgono l’ascoltatore in un caleidoscopio di emozioni.
Il più grande pregio di questo chitarrista è di saper
unire sperimentazione e ricerca sonora ad un gusto marcato, che gratifica
sempre lo spettatore, una tecnica che sa sorprendere senza mai trascurare
il gusto e la bellezza. GB
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