In
questo disco c'è un modo tutto femminile di vivere la musica,
la dolcezza, la riflessione, un romanticismo timido e riservato, ma
anche forza e capacità evocativa, ascoltate "Salamander"
per capire cosa intendo.
Qualcuno potrebbe anche trovare un po' debole il piatto proposto da
Louisa, ma questo sarebbe frutto di una probabile incapacità
di comprendere un certo tipo di sensazioni. I colori tenui di questo
affresco sonoro ci trasportano in un mondo fatato ed etereo, dove
la dolce e bella Louisa, con la sua voce angelica e il suo mandolino
incantato, è guida perfetta, poetessa e interprete di un linguaggio
dimenticato.
Un viaggio nel cuore della natura con suoni tipici della terra, dei
boschi e del mare, echi e richiami al tempo stesso, profumi e sapori
di casa, c'è il vento, ci sono gli animali, l'acqua non come
attoniti spettatori, ma come artisti attivi, che suonano all'unisono
con Louisa. Magia e realtà fusi insieme, perché spesso
la realtà è magica e la magia è reale. Non sto
parlando di intrugli e riti esoterici, ma della magia della vita,
del misterioso evolversi degli eventi e della nostra incapacità
di dare un nome anche alle cose semplici e sembra strano che una creatura,
in apparenza fragile come la donna, riesca a fare questo con tanta
spontaneità e naturalezza.
Un album splendidamente meditativo e poetico, lirico e sereno e noi,
seduti vicino al fiume ne guardiamo, come Siddharta, il lento fluire
e comprendiamo qualcosa di più di noi stessi. GB
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Intervista
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