C’è una band di New Prog che ha saputo scrivere buone
storie musicali, senza strafare e composta da ottimi strumentisti,
questi sono i Carptree. Carl Westholm è il tastierista ed il
creatore di questa proposta dal nome Jupiter Society. Questo progetto
solista mostra il lato più duro dell’artista, via le
sonorità eteree dei Carptree e dentro il Metal Prog.
La passione per il cosmo e la fantascienza viene fuori dall’opera,
interamente dedicata allo spazio proprio come ha saputo fare Lucassen
con i suoi Ayreon e Star One. “First Contact” è
un disco di questa portata, numerosi collaboratori attorniano Westholm
per un risultato finale inaspettatamente coeso. E’ un viaggio
spazio temporale che rapisce l’attenzione, infatti uno dei pregi
è proprio la ricchezza emozionale. Pur percorrendo strade gia
battute, Jupiter Society riesce a cogliere le sfumature più
raffinate di questo inesauribile genere musicale, tutta l’essenza
del Metal Prog spaziale viene assimilata ed elargita. Non c’è
bisogno di fare la voce grossa, nessun tecnicismo esasperato. L’anima
di questo disco si alza in volo proprio come l’astronave dell’artwork,
sostenuta dalle tastiere , ma colpita drammaticamente alle spalle,
fotografia dell’attimo fra la vita e la morte. In “First
Contact” in effetti si aggirano anche sonorità grevi,
non proprio solari, ma che fanno pensare ed immaginare. Una produzione
non proprio all’altezza, penalizza il risultato finale. Credo
fermamente che se Westholm avesse avuto a disposizione il budget di
Lucassen, probabilmente ora saremmo qui ad osannare un altro disco.
La carta vincente di “First Contact” comunque è
il buon songwriting, senza inventare nulla di nuovo sciolina melodie
toccanti e dirette, al limite del disarmante. Le tastiere sono inevitabilmente
in evidenza, a tratti maestose. Non c’è brano che si
eleva sopra gli altri, tutto il concept scivola via all’ascolto
che è un piacere. Un encomio anche per i cantanti Nils Erikson
ed Oivin Tronstad, autori di una prova più che buona. Ci sono
anche richiami a band come i Rocket Scientists ed Everon, ma non vorrei
sminuire troppo la personalità dell’artista in esame.
“First Contact” è un onesto esordio solista, un
progetto che va tenuto sott’occhio, con la speranza che non
si tratti solo di un fuoco di paglia. Intanto faccio i complimenti
a Carl Westholm, un artista che sa il fatto suo e che sa emozionare
con classe. MS
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