Sicuramente per i tedeschi Karibow questo è un periodo di grande
ispirazione. Ancora con l’adrenalina in corpo datami dall’ascolto
del precedente doppio cd “Holophinium”, mi ritrovo in
mano a meno di un anno di distanza questi ulteriori settantadue minuti
di New Prog. La copertina di “From Here To The Impossible”
rappresenta scenari catastrofici, anche se il verde e degli uccelli
in volo, lasciano presagire uno spiraglio di speranza. Un messaggio
di sfida, da qui verso l’impossibile, ce la possiamo fare. Ancora
una volta il ricco libretto di venti pagine che accompagna il supporto
ottico è ricco di descrizioni, testi e foto spettacolari con
scenari naturalistici. Sempre un piacere comperare un prodotto completo
sotto tutti i suoi aspetti, produzione sonora compresa, davvero curata
e sopra la media del periodo.
Il cast che si accinge a suonare questa ennesima opera New Prog è
di qualità, come nel suo predecessore, Jim Gilmour (Saga) alle
tastiere, Mark Trueack (UPF, Unitopia) alla voce, Monique Van Der
Kolk (Harvest) alla voce, Sean Timms (Southern Empire, Unitopia) alle
tastiere, Marek Arnold (Seven Steps To The Green Door, Toxic Smile,
UPF, Cyril, Damanek) al sax, organo e piano, Daniel Lopresto (Clearway,
Southern Empire) alla voce e ovviamente il leader compositore Oliver
Rusing (voce, tastiere, chitarra, basso e batteria).
Il lungo viaggio è suddiviso in cinque parti, per un totale
di undici canzoni.
La prima parte è suddivisa in due brani, “Here”
e “My Time Of Your Life”, tanto da scaturirne una mini
suite di quattordici minuti. Si sprigiona energia sin dalle prime
note, AOR al confine del New Prog, dove Rusing predilige i cambi di
ritmo come si conviene al genere in questione. Il ritornello è
ad alta digeribilità e ad alcuni di voi potrebbero venire alla
mente gli inglesi Arena di Clive Nolan. Di personalità “My
Time Of Your Life”, con un mid tempo che accompagna l’ascolto
impreziosito da assolo di chitarra, e quando il gioco si fa duro subentrano
anche i controtempi.
La seconda parte si apre con “Passion”, voce narrante
e scariche elettriche con Rock di classe. A seguire “Never Last”,
dove un arpeggio di chitarra narra una ballata dolce e toccante. Delizioso
l’assolo di sax. Qui la produzione sonora si esalta nella cura
dei particolari, un piacere all’ascolto. La terza parte sottotitolata
“Mercury Hearts” è suddivisa in quattro brani per
una durata di diciannove minuti, ad iniziare dalla massiccia “Lost
Peace”. La voce di Monique Van Der Kolk duetta con la voce maschile
ed il connubio come molto spesso accade in questi casi, funziona.
Effetti e chitarre elettriche completano l’opera. Una menzione
a parte per i due minuti orchestrali di “Requiem”, chiusi
con il piano. La suite si conclude con l’ariosa “Inside
You”, potenziale brano singolo per la propria tendenza al Pop.
La quarta parte si intitola “Of Inner Beauty” e qui Karibow
alza la voce tendendo in brevi frangenti persino verso il Prog Metal
di stampo Dream Theater. Un vero momento Prog Rock invece lo si incontra
in “Black Air”. Si chiude con la quinta parte dal titolo
“In Sight” formata da una sola canzone, “The Impossible”.
Questo è il sunto del sound Karibow.
Il disco funziona soprattutto per le melodie, non solo da ascoltare,
ma anche da cantare, un buon mix di generi che restituiscono al Prog
Rock una fetta di pubblico nuovo, non solamente i duri e puri del
caso, ma anche coloro che amano il Power e appunto l’AOR. Tanta
energia pulita, un disco curato che vi consiglio di avere nella vostra
collezione. MS
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