KING
CRIMSON - I Precursori Dei Tempi
Di Salari Massimo
CENNO STORICO
Il gruppo musicale inglese dei King Crimson è nato
nella seconda metà degli anni sessanta ed è attivo ancora
oggi, ma la loro longevità non è certo l’aspetto
più importante della loro storia. Quello che ci interessa maggiormente
è che questo gruppo rappresenta al meglio il significato del
termine “sperimentazione”, in particolare in un mondo,
quello musicale, dove ispirarsi a qualcuno è sempre stato un
modo veloce e semplice per fare musica e metterci del proprio è
sinonimo di fatica e genialità.
Le radici risalgono al lontano 1967, quando il trio Giles, Giles e
Fripp si unisce per registrare un buon album sperimentale dal titolo
"The Cheerful Insanity Of Giles, Giles And Fripp" (Dream,
1968). I King Crimson nascono ufficialmente il 13 gennaio del 1969
al Fuhlam Palace Café di Londra, quando Robert Fripp (1946,
Wimborne, Dorset) e il batterista Michael Giles (1946), insieme al
cantante-fiatista Ian McDonald (1946) si uniscono al bassista e cantante
Greg Lake (1948, poi negli EL&P) e Pete Sinfield, autore anche
dei curiosi testi.
Il sound primordiale del Re Cremisi è molto variegato, a volte
è schizzato e acido, è capace di essere ruvido e disturbante,
nervoso e irrequieto e poi sfociare in melodie oniriche, dolci e romantiche.
Nel tempo diventano un’icona del Rock Progressivo, anche se
agli albori il termine “Progressive” non era stato ancora
adottato, veniva più semplicemente chiamato “Rock Romantico”.
Band come Nice, Moody Blues e Procol Harum, si sono distinte con il
loro rock neo-classico sin dalla metà degli anni ’60
e insieme ai Beatles di Sgt Pepper sono la scintilla che farà
esplodere la sperimentazione sonora del gruppo grazie al mix con il
Rock Psichedelico.
Ad ottenere queste sonorità innovative per quegli anni, viene
incontro anche la tecnologia strumentale, infatti il suono delle orchestre
viene riprodotto (o meglio sostituito) dalla stupefacente versatilità
del Mellotron. Questo è una tastiera con dei nastri pre registrati,
dove ad ogni tasto corrisponde un suono. Ovviamente le registrazioni
sono a completo piacimento. Uno strumento affascinante dunque, ma
con tutte le difficoltà che apporta, non sempre infatti è
possibile sostenere la nota più del lecito a causa della sua
brevità. Lo strumento sostituisce spesso anche le voci corali.
Quello che si deve capire oggi, in un mondo dominato dai sintetizzatori
e dai campionatori è che negli anni sessanta e settanta i suoni
venivano creati dai musicisti con continue ricerche, non c’erano
gli effetti come ci sono oggi e un gruppo se voleva suonare in un
certo modo doveva provare e riprovare. Anche per i suoni distorti
il discorso è analogo,ad esempio non c’erano i distorsori,
eppure la potenza sonora di bands come Blue Cheer e Stooges non era
da meno di quella dei gruppi moderni. Ma torniamo al Re Cremisi, il
gruppo gira intorno alla forte personalità del chitarrista
Fripp, un tipo introverso a causa del quale la line-up andrà
incontro a numerosi avvicendamenti, in un turbinio di mutazioni.
In generale non c’è molta armonia fra i componenti, Lake
presto abbandona e raggiunge Emerson e Palmer per abbracciare una
fortunata carriera commerciale sotto il famoso logo EL&P. Anche
i bravi jazzisti Mel Collins e Keith Tippett in poco tempo lasciano
la causa. La prima fase della carriera si conclude dopo l’LP
“Island” e l’eclettico chitarrista scioglie e ricompone
subito la band, questa volta si circonda di personaggi a lui più
consoni. Le uscite discografiche nella prima parte della loro carriera
sono:”In The Court Of The Crimson King”, “In The
Wake Of Poseidon”, “Lizard” e “Island”.
Ora è la volta del batterista Bill Bruford (Yes), del violinista
David Cross, del bassista John Wetton (Family) ed del nuovo paroliere
Richard Palmer-James. Questa è la formazione più stabile,
escono “Lark’s Tongues In Aspic”, “Starless
And Bible Black”, “Red” e il live “USA”,
ma l’evoluzione artistica di Fripp è inesauribile, il
Rock si allontana (vedi anche le sperimentazioni con Brian Eno), e
tutto questo porta la band alla sua seconda rifondazione. Nel 1981
lo ritroviamo per tre nuovi album a fianco di Adrian Belew, Tony Levin
e Bruford, escono “Discipline”, “Beat” e “Three
Of A Perfect Pair”.
Il Progressive, nel senso classico del termine, si allontana sempre
più, non a caso questo è anche il periodo in cui il
genere conosce un momento di grande oscuramento. Il Punk fa sfracello
di tutto ciò che è Rock “cervellotico” spianando
la strada a nuove sonorità più semplici e dirette. L’Heavy
Metal gode di questo momento al meglio e grida tutta la sua rabbia
con formazioni che prediligono le chitarre elettriche alle tastiere,
le quali conoscono un brusco stop di gradimento.
Solo nel 1994/95 i Crimson ritornano in auge, rimarcando un suono
maturo e moderno, anche se non più così sperimentale
come ad inizio carriera, non che il gruppo si sia adagiato sugli allori,
anzi la musica è spesso di difficile lettura e i suoni sono
tutt’altro che scontati, ma diminuisce la portata innovativa
che aveva contraddistinto le prime opere della band. In termini matematici,
se i primi lavori erano innovatori al cento per cento, dall’inizio
alla fine, quelli più moderni lo sono sicuramente in una percentuale
minore. Da rimarcare comunque la forte tendenza a comporre sempre
strutture psicologicamente disturbate, particolarmente tecniche nella
loro assoluta acidità, con frangenti di respiro che servono
a rendere il tutto molto omogeneo e scorrevole, specialmente nei dischi
adiacenti al nuovo millennio. Questi hanno i seguenti titoli: “Vroom”,
“Thrak”, “The Construkction Of Light” e “The
Power To Believe”.
LA DISCOGRAFIA
Per analizzare dettagliatamente il fenomeno King Crimson, percorriamo
ora insieme la loro lunghissima carriera passando per la discografia,
comprendendone le mutazioni, quelle che li hanno resi unici, in un
susseguirsi di nuove soluzioni, partendo dal Rock passando per la
Psichedelìa, l’elettronica, la World Music ed anche il
Jazz, il tutto senza mai ripetersi.
IN THE COURT OF THE CRIMSON KING (Island-1969)
Siamo al cospetto di uno dei debutti discografici più eclatanti
dell’intera storia del Rock, sia come musica che come rappresentazione
visiva del disco. Mai un grido lanciato da un volto così grottesco,
come quello rappresentato dalle matite di Barry Godber, artista della
Chelsea Art School, è stato così azzeccato e profetico.
Questo è l’uomo schizoide del ventunesimo secolo, importunato
dall’avidità del denaro fino ridurlo alla pazzia. La
salvezza sta fra le braccia del mostruoso Re Cremisi, che ci accoglie
con volto rassicurante all’interno dell’ LP apribile (gatefold)
e nel brano “Moonchild”. Nel febbraio del 1970, a soli
ventisei anni, purtroppo Godber muore per un attacco di cuore. Non
ci sono titoli tantomeno nomi del gruppo, davanti o dietro la copertina
e questo dona ancora più fascino al prodotto, ma è la
musica a colpire di più.
“21st Century Schizoid Man", apre il disco con violenza,
la voce è filtrata (copiata in seguito da moltissimi altri
gruppi come ad esempio dagli americani Spock’s Beard in “The
Light”), con chitarra e sax in un turbinio di cambi di tempo
ed emozioni. Ci pensa "I Talk To The Wind" ad immergerci
in altre atmosfere, quelle più romantiche e rilassate dettate
dal flauto di McDonald. Questa e la successiva ed epica "Epitaph"
sono gia due classici del gruppo. Il Mellotron sgorga abbondante e
lega alla perfezione con la voce di Lake. La febbrile voglia di ricerca
si dimostra più marcata nel lato B del disco, "Moonchild"
è uno dei primi veri e propri brani Progressive nel vero senso
della parola. L’uomo del ventunesimo secolo fugge dunque dalle
sue fobie e va a ripararsi nel mondo fatto di sogni, illusioni e delicate
melodie del Re Cremisi, mai un debutto sonoro fu così coraggioso
e pretenzioso, ma il pubblico inglese accoglie con entusiasmo questo
nuovo stile sonoro regalando al quintetto il quinto posto nelle classifiche
di vendite. Una leggenda.
IN THE WAKE OF POSEIDON (Island-1970)
Proprio per il fatto che i brani sono stati composti nell’anno
del precedente “In The Court Of The Crimson King”, tutto
fa pensare che questo non sia altro che il suo prosieguo. Ma qualcosa
all’interno della band comincia ad incrinarsi e naturalmente
ciò si rispecchia anche nel disco. Dentro non ci sono grandi
classici, pur essendo un lavoro ricco di emozioni e di ottimi passaggi
strumentali, infatti il pubblico regala loro nientemeno che il quarto
posto in classifica. Ancora una volta i testi parlano di follia, di
conseguenza ci imbattiamo nuovamente in momenti onirici come “In
The Wake Of Poseidon”, che altro non è che la “Epitaph”
tanto riuscita nel precedente album. La sperimentazione si denota
di più nel brano “Cat Food”, quasi un suggerimento
di Fripp sulla strada che avrebbe seguito nei futuri lavori, ma soprattutto
nella farneticante "Devil's Triangle”. La voce di Gordon
Haskell non è proprio quella di Lake, ma in “Cadence
And Cascade” riesce ad emozionare positivamente. In verità
questo album doveva essere un doppio, ma la metà del tutto
è stata portata via da McDonald nell’abbandono di Fripp
e soci per dedicarsi ad una carriera meno fortunata, ma pur sempre
decorosa. Il disco lo potete ascoltare in McDonald & Giles.
LIZARD (Island-1970)
I sentori di “Cat Food” si tramutano in realtà,
magistralmente artefatti e plasmati in composizioni di matrice jazz.
Sono questi gli elementi che danno forma all’inquietante “Lizard”.
Keith Tippett al piano, Robin Miller all'oboe, Mark Charig alla cornetta
e Nick Evans al trombone aiutano Fripp in questo intrigato puzzle
sonoro.
Questa volta non troviamo momenti di respiro, poca concessione alla
melodia e molto Free Jazz. Si denota anche un filo di sarcasmo nei
confronti dei Beatles nei testi del brano “Happy Family”,
confermato anche dalla meravigliosa copertina dell’album dove
il quartetto di Liverpool è rappresentato dietro la lettera
“i” di Crimson.
La suite “Cirkus” chiarisce subito la strada intrapresa
da Fripp e soci, improvvisazioni e molti fiati infarciscono i momenti
musicali sempre più distanti dalla formula canzone. C’è
anche spazio per un richiamo al brano “Cadence And Cascade”
con “Lady Of The Dancing Water”, ma siamo lontani dall’obbiettivo.
Il lato B si apre con la meravigliosa suite “Lizard” ed
una sorpresa simpatica, la voce di Jon Anderson (Yes). Ancora molto
Mellotron, in questo LP, un piccolo e complicato gioiello da scoprire
ascolto dopo ascolto, ma l’evoluzione dei King Crimson è
solo cominciata e nessuno la potrà fermare.
ISLAND (Island-1971)
“Island”è un lavoro complesso e la sua complessità
ha diviso molta critica musicale, ma il pubblico, che oramai ha accettato
la natura articolata della creatura di Fripp, lo difende tutt’oggi
a spada tratta. Mel Collins ai fiati, Boz Burrell al basso e microfono
ed il batterista Ian Wallace fanno la loro breve apparizione nella
storia della line-up del gruppo. Esistono due momenti veramente memorabili,
“Formentera Lady” ed “Island”, ma da godere
è anche la strumentale chitarristica “A Sailor’s
Tale”. “Ladies Of The Road” è la “Cat
Food” di turno, lasciando ancora una volta presagire la nuova
strada che di li a poco Fripp andrà a percorrere, per il resto
molto Jazz Rock.
“Island” racchiude in se uno dei momenti strumentali più
belli dell’intera carriera dei King Crimson, istantanea di un
momento musicale meraviglioso ed inimitabile degli anni ’70.
EARTHBOUND (Island-1972)
Il primo periodo musicale di questa geniale creatura sonora si conclude
con un sigillo live, un lavoro controverso e mai digerito dallo stesso
Fripp. La formazione è quella di “Island” e Collins
sembra quasi avere il sopravvento su tutti. Ma la registrazione è
la grande nota stonata del disco, rovinato da una approssimativa incisione,
sporca e fastidiosa tanto da farlo sembrare un Bootleg (registrazione
pirata in vinile o in cassetta, che tanto andava di moda in quegli
anni, fatta con mezzi rimediati e poveri, come registratori portatili
o, quando andava bene, da un addetto al mix molto accondiscende).
A favore invece,vanno tre brani editi solo in questo live, “Peoria”,
“Earthbound” e la suite strumentale “Groon”,
con annesso assolo di batteria.
LARK’S TONGUES IN ASPIC (Island-1973)
Chiuso definitivamente il primo capitolo della loro controversa carriera
il gruppo, come una fenice, si rigenera e si rimodella e, sorprendentemente,
sforna un nuovo capolavoro. Ovviamente siamo lontani dai tempi Rock,
oramai si è ad un punto di non ritorno. L’evoluzione
prosegue con l’ausilio di Cross al violino, Wetton al basso,
Bruford alla batteria e Muir alle percussioni. Incredibilmente l’affiatamento
fra i componenti sembra immediato e la sperimentazione sembra essere
più fluida che in passato. La chitarra di Fripp è vertiginosa,
come in “Larks' Tongues In Aspic" e "The Talking Drum”
ed esplora territori sonori a molti sconosciuti. Indovinata anche
la novità del violino, perfetto elemento integrativo nelle
delicate “Exiles” e “"Book Of Saturday”.
Non mancano nemmeno elementi Heavy, come ad esempio nell’aggressiva
“Easy Money”, il che nell’insieme non guasta. La
title track “Lark’s Tongues In Aspic” avrà
una terza parte nel 1984 (“Theree Of A Perfect Pair”)
ed una quarta nel 2000 (“The ConstruKCtion Of Light”)
a testimonianza della malleabilità compositiva del gruppo.
STARLESS AND BIBLE BLACK (Island-1974)
L’evoluzione sonora di “Larks' Tongues In Aspic"
trova appiglio l’anno successivo in questo lavoro registrato
in diversi contesti, una sala concerto, dal vivo ad Amsterdam ed in
studio. E’sempre la chitarra di Fripp a farla da padrona ed
il disco completa definitivamente il discorso aperto con il precedente
LP. Non mancano dunque le improvvisazioni, le tonalità oscure
e drammatiche che oramai contraddistinguono il loro sound, come ad
esempio nelle improvvisazioni del lato B. Visto nella sua globalità
“Starless And Bible Black” si potrebbe suddividere in
tre parti, una più violenta, una melodica e una sperimentale.
Quella melodica è ben rappresentata da "Lament" e
da "The Night Watch”, mentre "We'll Let You Know",
la gotica "The Mincer" e "Trio" rappresentano
il lato sperimentale. Questo è dunque un altro tassello interessante
della loro ricca discografia, anche se le vendite non le rendono giustizia.
Siamo nel 1974 ed in questo periodo il Rock Progressivo è entrato
in un’agonia irreversibile, i King Crimson lo sentono e si congedano
con il successivo album dal titolo “Red”.
RED (Island-1974)
Ufficialmente sono stati i King Crimson ad aprire il genere Progressive,
e con questo disco sono potenzialmente loro a chiuderlo. Dopo di esso
si prenderanno una lunga pausa di riflessione e ritorneranno a noi
solo nel 1981. “Red” non solo chiude un periodo Rock rigoglioso
ed irripetibile, ma anche il loro interessante secondo periodo storico.
La title track e “One More Red Nightmare" sono due classici
brani complicati e tirati, come loro ci hanno insegnato e “Starless”
con il suo crescendo è un vero capolavoro. Il gruppo è
sempre supportato da collaboratori , fra cui spicca il sempre fedele
Collins, ma in realtà è ridotto ad un trio (Fripp, Bruford
e Wetton). Per la prima volta i nostri vengono rappresentati in copertina
con una foto che lascia intravedere la metà dei loro volti
avvolti dal buio, proprio come la loro musica. Il disco è stupendo,
bello dall’inizio alla fine, ma proprio per questo è
anche quello più accessibile, non a caso è il più
saccheggiato dai cloni del gruppo. Anche in questo caso la critica
è divisa, ma resta una pietra miliare del rock universale.
USA (Island-1975)
E come congedarsi dal pubblico se non con un disco live? Proprio come
nella fine della loro prima parte artistica, gli inglesi ci salutano
con un concerto registrato ad Ashbury Park e Providence, ma questa
volta con risultati decisamente migliori del precedente “Earthbound”.
Anche in questo caso troviamo un brano inedito, “Ashbury Park”
e qualche sorpresa, come nella finale “21st Century Schizoid
Man”, dove al posto del sax troviamo l’ottimo violino
di Cross. Un onesto congedo dal pubblico e una testimonianza di gran
classe.
THE YOUNG PERSON’S GUIDE TO KING CRIMSON (Island-1975)
Nello stesso anno Fripp decide di far uscire per tutti coloro che
volessero capire chi fossero stati i King Crimson, un’antologia
con tutti i loro migliori brani, ben supportati da un libretto esauriente
e ben curato. Ovviamente stiamo parlando di un doppio LP.
DISCIPLINE (EG-1981)
Ma Fripp non può restare molto tempo senza proporre qualcosa
di nuovo, la creatura riprende vita, malgrado i tempi siano lontani
dal Progressive Rock. La genialità del chitarrista sta proprio
nel mezzo, concepisce un sound fresco e moderno, sperimentale si,
ma più vicino alla formula canzone. Vengono richiamati Bruford,
il chitarrista e cantante Adrian Belew, il bassista Tony Levin ed
i giochi sono fatti. Il disco non va ricordato negli anni come un
tassello indispensabile della loro carriera, ma va apprezzato per
il coraggio che ha nel comparire in un contesto oramai distante dal
suo. Comunque sia si lascia ben ascoltare ed il Rock scaturisce fluidamente
in tutta la sua durata. La critica potrebbe finire qui, ma ci sono
molte considerazioni che possono partire da quest’album che
è tutt’altro che brutto. Fripp prende in mano le sonorità
elettroniche legate alla New Wave e le usa secondo le sue regole,
chi era abituato al rock viscerale e cerebrale degli esordi viene
spiazzato, ma guardando oggi questo lavoro e confrontandolo con le
uscite del periodo (pensiamo in particolare alla pessima figura di
Genesis e Yes), Discipline è un disco da rivalutare e riabilitare,
sicuramente al passo coi tempi.
BEAT (EG-1982)
I fans del Re Cremisi, in questo periodo di vacche magre in campo
Progressive, apprezzano molto l’evoluzione stilistica che viene
loro offerta (anche elettronica e world-music) e senza indugi salgono
sul progetto di Fripp e soci. Dunque anche “Beat” viene
ben accolto e dal canto suo non si sposta di un grado dalle coordinate
del precedente “Discipline”. Buone canzoni si susseguono,
fra le quali ricordiamo "Neal And Jack And Me", "Heartbeat",
"Sartori In Tangier" e "Neurotica".
THREE OF A PERFECT PAIR (EG-1984)
Oramai i giochi sono fatti, le sorprese sono finite, così come
il periodo anni ’80 per i nostri sperimentatori, i quali sentono
il dovere di prendere una pausa. Questo disco è l’ultimo
del terzo periodo ed è leggermente più fiacco dei suoi
predecessori, pur racchiudendo in se due ottimi momenti come “Sleepless”
e “Larks' Tongues In Aspic Part 3”.
Il gruppo è sciolto ufficialmente, ma i fans hanno sempre il
modo di mettere mano al portafoglio, escono una sequenza di bootleg,
antologie e live davvero martellanti fra cui segnaliamo:
The Compact King Crimson (2lp EG- 1986 ant.)
L’antologia nulla aggiunge e nulla toglie a quanto i nostri
hanno prodotto. Nessuna bonus track, ma solo alcuni dei momenti migliori
della loro carriera. Molti i classici che varcano tutti i periodi,
sia degli anni ’70 che ’80. Interessante per chi si volesse
avvicinare per la prima volta al gruppo.
Essential King Crimson (2cd Caroline-1991 ant.)
Buona raccolta
Frame By Frame (4cd Caroline-1991 ant. + inediti)
La raccolta più esauriente di questo periodo che analizza con
accurata attenzione tutta la loro carriera, fino al 1984.
The Great Deciver (Live 1973/1974) (1992-DGM 4cd
live)
Una chicca per tutti gli estimatori, il cofanetto contiene i concerti:
Providence (1974), Glasgow (1973), Pittsburgh (1974) Toronto (1974)
e Zurigo (1973). Una dimostrazione che i King Crimson non sono solo
un gruppo sperimentale da studio, ma una vera e propria macchina sonora.
Nel frattempo Fripp non resta con le mani in mano, ma partecipa a
due album in coppia con il chitarrista Andy Summers dei Police: I
Advance Masked (A&M, 1982). e Bewitched (A&M, 1984). Ancora
sperimentazioni schizzate del funambolico chitarrista.
VROOM (Virgin-1994)
Passano gli anni, molti sottogruppi del Progressive, i cosiddetti
giovani irriducibili, riportano in auge i fasti di certe sonorità.
Complessi come Landberk, Anekdoten, Anglagard, Sinkadus e compagnia
bella, si rifanno proprio a Fripp e soci, riportando l’attenzione
del pubblico su di un genere che sembrava assopito nel torpore del
tempo. E il genere risorge dalle proprie ceneri, forse proprio grazie
alle nuove leve, e a sorpresa tutto riparte. I King Crimson, dal canto
loro avvertono nuovamente questa vitalità ed eccoli ritornare
addirittura in una formazione “doppia” con le coppie Fripp
e Belew alle chitarre, Levin e Trey Gunn al basso e allo stick e Bruford
e Pat Mastellotto alla batteria e percussioni. Il risultato che va
a tastare il terreno è un EP di trenta minuti, ma che già
fa ben presagire sul futuro del gruppo. I brani sono tipici King Crimson:
aggressivi e delicati nello stesso tempo.
THRAK (Virgin-1994)
La padronanza strumentale in mano ai componenti fuoriesce orgogliosa
fra le note di questo ottimo disco, un insieme quasi fuorviante di
emozioni. Si passa dai soliti momenti pacati ad un Rock moderno di
buona caratura dove i nostri sembrano voler ribadire che: “i
maestri siamo noi”.
Lo stillicidio per il portafoglio del fans prosegue inesorabile in
un mare di realizzazioni, specialmente in ambito live:
B’Boom (2cd Virgin- 1995 live)
Thrakattak (Virgn-1996 live)
The Nightwatch (2cd DGM-1997 live)
Questo ottimo prodotto, non è altro che la rappresentazione
integrale del famoso concerto del 23 novembre 1973 al Concertgebouw
di Amsterdam. Più volte ascoltato in bootleg in questo caso
subisce un lavoro di pulizia sonora che lo riporta alla magia dei
tempi che furono e lo rendono travolgente in tutto il suo ascolto.
La formazione è quella classica Fripp, Bruford, Wetton e Cross.
Epitaph (2cd DGM-1997)
Ecco una interessante testimonianza degli esordi. Esibizioni dal vivo
ben registrate nel 1969 a New York, San Francisco, Inghilterra, più
canzoni tratte dalla BBC.
Absent Lovers- Live In Montreal (2cd Discipline-1998-live)
Live At The Marquee 1969 (DGM Collector’s Club-1998)
La leggendaria formazione del 1969 che si esibisce nel palco del Marquee
Club è una cosa da non perdere, almeno per i fans più
sfegatati che potranno ascoltare al suo interno brani che mai più
i nostri riproporranno dal vivo.
Cirkus (2cd Virgin-1999)
Non è altro che il parente vicino della raccolta “The
Young Person’s Guide To King Crimson”, la differenza sostanziale
è che mentre questo si occupa del periodo in studio, in Cirkus
si documenta quello dal vivo. Il primo cd esamina il lasso che va
dal 1984 al 1998, mentre il secondo si occupa del periodo1972.
THE CONSTRUkCTION OF LIGHT (EMD-Virgin-2000)
Finalmente nel nuovo millennio possiamo godere di nuove vibrazioni,
i King Crimson ritornano in studio per registrare un album inedito,
sulla strada tracciata da “Thrak”. La musica è
sempre più oscura e celebrale, con poco cantato, ma con una
perizia tecnica sopraffina. La formazione (neanche a dirlo) è
mutata, rispetto al precedente disco, mancano Tony Levin e Bill Bruford,
ma Trey Gunn e lo strepitoso drumming di Pat Mastellotto non fanno
sentire queste importanti defezioni. Forse c’è una certa
mancanza di veemenza alla quale i nostri ci avevano abituato nel tempo,
ma in generale dopo differenti ed accurati ascolti, non possiamo considerare
“The ConstruKction Of Light” un opera di passaggio.
THE POWER TO BELIEVE (DGM/Sanctuary-2003)
A questo punto non è più facile, dopo così tanti
anni trascorsi a proporre soluzioni innovative, cercare di proporre
ancora qualcosa di nuovo e di non scontato, ma i King Crimson, precursori
dei tempi, lo hanno sempre saputo fare e anche stavolta non deludono.
E’ proprio per questo che i lavori da studio diventano più
radi rispetto agli anni ’70, facile sarebbe ironizzare sull’età
dei componenti ed attribuire loro una mancanza di fantasia dovuta
ad un inevitabile caduta di ispirazione. Così non è,
“The Power To Believe” racchiude in se una innovazione
che nemmeno 1000 gruppi odierni messi insieme sarebbero capaci di
partorire. Inquietudine, ed alienazione giocano in equilibrio fra
strutture sonore che spesso si lasciano e si riprendono in un percorso
ricco di profumi e di colori. E chi (re)incontriamo? Per la gioia
dei vecchi fans anche la struttura di “Larks' Tongues In Aspic”.
Sono passati più di trentacinque anni dalla loro formazione,
sono passati migliaia di gruppi e di tendenze nell’ambito sia
Rock che Progressive, tutte hanno avuto in loro un elemento del Re
Cremisi, anche se in maniera inconscia, ma al tempo stesso inevitabile.
La storia si scrive, non la si inventa ed ancora oggi, più
attuale che mai, ci sembra di udire l’urlo di disperazione del
grottesco uomo schizzato del ventunesimo secolo. Re Cremisi, i tempi
oggi sono ancora più caotici, abbiamo sempre più bisogno
del tuo aiuto, accoglici ancora una volta fra le tue rassicuranti
braccia, non titubare, siamo sempre noi, quelli che credono nei sogni.
CHI SI E’ ISPIRATO AI KING CRIMSON
In tutto il mondo esistono centinaia e centinaia di bands
che si rifanno alle loro sonorità, o perlomeno ne traggono
fonte d’ispirazione. In questo piccolo vademecum andiamo a ricordare
i più famosi, quelli che hanno avuto un successo commerciale
più ampio:
LANDBERK
Come vedremo la maggior parte di questi complessi provengono
tutti dalle freddi terre del nord , dalla regione scandinava in particolare.
Questo combo è il sunto della semplicità. Provenienti
dalla Svezia i Landberk racchiudono nel loro sound tutto quello che
il Re Cremisi ci ha donato, ma sapientemente rielaborato e semplificato
in pochi tocchi strumentali. La malinconia e la dolcezza è
il loro piatto forte, non si può restare indifferenti davanti
al suono della chitarra di Reine Fiske. L’artista sembra avere
con lei un rapporto fisico, il modo di toccare le corde è perlomeno
sinuoso e delicato per un risultato strappa applausi. Nel 1994 realizzano
“One Man Tell’s Another” (Megarock Records), il
loro terzo capitolo discografico che la critica premierà come
il miglior disco Prog dell’anno. In realtà tutti i loro
dischi sono da avere, anche l’ultimo “Indian Summer”
(Record Heaven-1996), dopo di che il gruppo si scioglie per dare vita
oggi al nuovo progetto Paatos, voluto dal bassista Stefan Dimle.
ANEKDOTEN
Ancora Svezia ed ancora atmosfere grevi al limite del disperato.
La potenza sonora prodotta dal quartetto è stupefacente per
naturalezza. Il Violoncello di Anna Sofi Dahlberg assieme alla chitarra
di Nicklas Berg producono sonorità incredibili, soprattutto
in sede live. Lo strumento di Anna viene trattato con una violenza
che poco ha del femminile, ma tutto questo non deve trarre in inganno,
gli Anekdoten hanno un grandissimo senso della melodia ed i loro crescendo
sonori sono l’arma vincente. Ciliegina sulla torta la sezione
ritmica composta da Jan Erik ;ijestrom (Basso) e Peter Nordins (batteria),
una vera e propria macchina da guerra. Da avere almeno “Vemod”
(Record Heaven-1995) e “Nucleus” (Musea-1995).
ANGLAGARD
Questo sestetto nordico ha fatto disperare migliaia di fans
al proprio scioglimento avvenuto pochi anni or sono. Mellotron, flauti,
chitarre e tutto quello che fa Prog anni ’70 è contenuto
nel bagaglio della formazione. Anche loro, come i cugini Anekdoten
sono una band che da il meglio di se in sede live. “Buried Alive”
(Musea-1996) è un classico esempio di come deve essere un concerto
Prog. Composizioni variegate con funambolici cambi di tempo e brani
di notevole durata sono all’ordine del giorno, le influenze
King Crimson fuoriescono da tutte le note. Spettacolari. Da avere
“Hybris” (Mellotronen-1992) e “Epilog” (Musea-1994).
SINKADUS
Altra formazione nordica a sei componenti con l’innesto
di due donne, Lena Pattersson al violoncello e Linda Johansson al
flauto e voce. Nuovamente cascate di tastiere e richiami ai Crimson
primo periodo, quello più Neo-Romantico. Molta carne al fuoco
e come ogni band Progressive che si rispetti compongono brani di una
lunghezza media di un quarto d’ora. Ci sono anche influenze
Genesis e il loro mondo è molto fiabesco, come si può
vedere anche dalle copertine dei dischi. Solo un punto a loro sfavore,
il cantato è in lingua madre, francamente stridente nel contesto.
Da avere : “Aurum Nostrum” (Cyclops-1995)
HOYRY-KONE
Finalmente un gruppo che fa della sperimentazione e della ricerca
sonora un vero e proprio credo. Molto simili ai King Crimson si inventano
assurdi innesti fra marcette, Heavy Metal, operistica e Prog! Davvero
un connubio irresistibile per tutti coloro che fanno del genere un
credo puro. Fra le fila troviamo alla batteria un certo Peter Nordis
(Anekdoten) e questo la dice lunga sul genere proposto. Anche in questo
caso il gruppo è un sestetto con tanto di fiati e violino.
Cercate assolutamente “Huono-Parturi” (APM-1997).
KVAZAR
Sonorità oscure, disturbate, acide che sfociano in melodie
di grande presa, questo vi dice nulla? Ebbene anche in questo caso
la lezione Cremisi è perfettamente assimilata. Il quintetto
proviene dai paesi scandinavi ed è autore di un piccolo capolavoro
che,secondo me, è troppo snobbato dal pubblico. Questo si intitola
”Kvazar” (Musea-1999), peccato non averlo.
SARAX
Ci spostiamo in Cile per incontrare una band sorprendente, una band
che sa unire alla perfezione l’Heavy Metal ai King Crimson.
Il cantato è in lingua madre, anche se di vocale c'è
veramente poco, anzi più che altro si tratta di recitato. Stranamente
questo non sembra apportare un limite al sound, tutto sembra scorrere
alacremente. Il senso di angoscia è alto, la musica entra dentro,
lo stato d'animo viene turbato. Lo stile Sarax è marcato e
non conosce compromessi. Da avere : “Ejecucion” (Cantera
Producciones- 2000).
NeBeLNeST
I Francesi molto si avvicinano al sound del Re Cremisi, le loro scorribande
strumentali sono ricche di cambi di tempo e ricerca, non tanto strumentale
quanto strutturale. Il genere affrontato potremo denominarlo Avant-Progressive,
Post Rock. Mai scontati sono in possesso di una tecnica individuale
invidiabile. Da avere: “NeBeLNeST” (G.&P. Essential
Music-1999) e “Nova Express” (Studio Album-2002).
AKINETON RETARD
Siete fra quelli che cercano nel Progressive un mondo assolutamente
nuovo e non commerciale? Siete fra coloro che amate sparare un nome
assurdo ai vostri poveri ed ignari amici che ascoltano musica? Chi
meglio di questi Cileni per stupirli? Nel disco, praticamente quasi
tutto strumentale, andate incontro ad acidità Crimsoniane ricche
di fiati e soluzioni vocali alquanto bizzarre. Ricerche sonore miste
a Free Jazz, veramente tanta fantasia fra i solchi. Chi ama la melodia
per se stessa troverà questo disco ostico e forse non reggerà
a tutto l'ascolto, ma chi cerca "novità" ha pane
per i propri denti, il prodotto in questione si chiama “Akineton
Retard” (Lizard-2001).
LIZARD
Anche la Polonia ha nei propri ranghi un complesso dedito ai maestri,
forse anche troppo. Brani articolati sfiorano quasi il plagio, prevedibili
sin dal nome ma degni di nota. Da avere “Psychopuls” (Metal
Mind Records-2004).
DJAM KARET
Chi ascolta la musica degli DK, viene travolto da un muro sonoro di
forte presa emotiva, questo grazie all'uso di sintetizzatori e due
chitarre, oltre che dalla classica base ritmica basso-batteria. Loro
riescono a carpire il lato più articolato del sound King Crimson,
tanto da risultare a tratti prolissi ed un poco freddi. Il gruppo
americano è comunque famoso non solo in patria e noi abbiamo
di che godere all’ascolto di “A Night For Baku”
(Cuneiform-2003).
TEMPANO
Dalla lontana Venezuela ecco un gruppo dai numeri alti. Piano, archi
e chitarre danno il loro meglio nelle parti strumentali dei brani,
mentre il cantato allontana un poco il sound del gruppo dai Crimson.
Dotati di uno spiccato senso del songwriting i Tempano sanno accarezzare
quando è il caso e picchiare quando ci vuole. Memorabile “The
Agony And The Ecstasy” (2002) , soprattutto ricco di pathos
ed è un racconto sulle opere di Michelangelo.
STEREOKIMONO
Alex Vittorio, Cristina Attori ed Antonio Severi dimostrano in “Primosfera”
(Immaginifica-2003) il grande amore per il gruppo di Fripp. Il Progressive
italiano deve molto ai King Crimson, forse più di quello che
in realtà si ascolta, forse questo è anche il pregio
delle nostre formazioni, saper apprendere le lezioni ed amalgamarle
con una buona personalità, tutta prettamente mediterranea.
SOTOS
I nostri cugini francesi nutrono molto amore per il Progressive in
generale, specialmente per quello più articolato. In questo
caso invece siamo al cospetto di un gruppo essenziale, senza troppi
intenti logorroici. I Sotos sono autori di un Prog crimsoniano racchiuso
in lunghe composizioni arrangiate in maniera essenziale. Da avere:
“Platypus” (Cuneiform-2003).
Recensioni: Happy With What...; The
Power To Believe; Lark's Tongues in
Aspic
Live Report
Artisti correlati: Trey Gunn, California Guitar Trio
|