Rock Impressions
 

KING CRIMSON - I Precursori Dei Tempi
Di Salari Massimo

CENNO STORICO
Il gruppo musicale inglese dei King Crimson è nato nella seconda metà degli anni sessanta ed è attivo ancora oggi, ma la loro longevità non è certo l’aspetto più importante della loro storia. Quello che ci interessa maggiormente è che questo gruppo rappresenta al meglio il significato del termine “sperimentazione”, in particolare in un mondo, quello musicale, dove ispirarsi a qualcuno è sempre stato un modo veloce e semplice per fare musica e metterci del proprio è sinonimo di fatica e genialità.

Le radici risalgono al lontano 1967, quando il trio Giles, Giles e Fripp si unisce per registrare un buon album sperimentale dal titolo "The Cheerful Insanity Of Giles, Giles And Fripp" (Dream, 1968). I King Crimson nascono ufficialmente il 13 gennaio del 1969 al Fuhlam Palace Café di Londra, quando Robert Fripp (1946, Wimborne, Dorset) e il batterista Michael Giles (1946), insieme al cantante-fiatista Ian McDonald (1946) si uniscono al bassista e cantante Greg Lake (1948, poi negli EL&P) e Pete Sinfield, autore anche dei curiosi testi.

Il sound primordiale del Re Cremisi è molto variegato, a volte è schizzato e acido, è capace di essere ruvido e disturbante, nervoso e irrequieto e poi sfociare in melodie oniriche, dolci e romantiche. Nel tempo diventano un’icona del Rock Progressivo, anche se agli albori il termine “Progressive” non era stato ancora adottato, veniva più semplicemente chiamato “Rock Romantico”.

Band come Nice, Moody Blues e Procol Harum, si sono distinte con il loro rock neo-classico sin dalla metà degli anni ’60 e insieme ai Beatles di Sgt Pepper sono la scintilla che farà esplodere la sperimentazione sonora del gruppo grazie al mix con il Rock Psichedelico.

Ad ottenere queste sonorità innovative per quegli anni, viene incontro anche la tecnologia strumentale, infatti il suono delle orchestre viene riprodotto (o meglio sostituito) dalla stupefacente versatilità del Mellotron. Questo è una tastiera con dei nastri pre registrati, dove ad ogni tasto corrisponde un suono. Ovviamente le registrazioni sono a completo piacimento. Uno strumento affascinante dunque, ma con tutte le difficoltà che apporta, non sempre infatti è possibile sostenere la nota più del lecito a causa della sua brevità. Lo strumento sostituisce spesso anche le voci corali. Quello che si deve capire oggi, in un mondo dominato dai sintetizzatori e dai campionatori è che negli anni sessanta e settanta i suoni venivano creati dai musicisti con continue ricerche, non c’erano gli effetti come ci sono oggi e un gruppo se voleva suonare in un certo modo doveva provare e riprovare. Anche per i suoni distorti il discorso è analogo,ad esempio non c’erano i distorsori, eppure la potenza sonora di bands come Blue Cheer e Stooges non era da meno di quella dei gruppi moderni. Ma torniamo al Re Cremisi, il gruppo gira intorno alla forte personalità del chitarrista Fripp, un tipo introverso a causa del quale la line-up andrà incontro a numerosi avvicendamenti, in un turbinio di mutazioni.

In generale non c’è molta armonia fra i componenti, Lake presto abbandona e raggiunge Emerson e Palmer per abbracciare una fortunata carriera commerciale sotto il famoso logo EL&P. Anche i bravi jazzisti Mel Collins e Keith Tippett in poco tempo lasciano la causa. La prima fase della carriera si conclude dopo l’LP “Island” e l’eclettico chitarrista scioglie e ricompone subito la band, questa volta si circonda di personaggi a lui più consoni. Le uscite discografiche nella prima parte della loro carriera sono:”In The Court Of The Crimson King”, “In The Wake Of Poseidon”, “Lizard” e “Island”.

Ora è la volta del batterista Bill Bruford (Yes), del violinista David Cross, del bassista John Wetton (Family) ed del nuovo paroliere Richard Palmer-James. Questa è la formazione più stabile, escono “Lark’s Tongues In Aspic”, “Starless And Bible Black”, “Red” e il live “USA”, ma l’evoluzione artistica di Fripp è inesauribile, il Rock si allontana (vedi anche le sperimentazioni con Brian Eno), e tutto questo porta la band alla sua seconda rifondazione. Nel 1981 lo ritroviamo per tre nuovi album a fianco di Adrian Belew, Tony Levin e Bruford, escono “Discipline”, “Beat” e “Three Of A Perfect Pair”.

Il Progressive, nel senso classico del termine, si allontana sempre più, non a caso questo è anche il periodo in cui il genere conosce un momento di grande oscuramento. Il Punk fa sfracello di tutto ciò che è Rock “cervellotico” spianando la strada a nuove sonorità più semplici e dirette. L’Heavy Metal gode di questo momento al meglio e grida tutta la sua rabbia con formazioni che prediligono le chitarre elettriche alle tastiere, le quali conoscono un brusco stop di gradimento.

Solo nel 1994/95 i Crimson ritornano in auge, rimarcando un suono maturo e moderno, anche se non più così sperimentale come ad inizio carriera, non che il gruppo si sia adagiato sugli allori, anzi la musica è spesso di difficile lettura e i suoni sono tutt’altro che scontati, ma diminuisce la portata innovativa che aveva contraddistinto le prime opere della band. In termini matematici, se i primi lavori erano innovatori al cento per cento, dall’inizio alla fine, quelli più moderni lo sono sicuramente in una percentuale minore. Da rimarcare comunque la forte tendenza a comporre sempre strutture psicologicamente disturbate, particolarmente tecniche nella loro assoluta acidità, con frangenti di respiro che servono a rendere il tutto molto omogeneo e scorrevole, specialmente nei dischi adiacenti al nuovo millennio. Questi hanno i seguenti titoli: “Vroom”, “Thrak”, “The Construkction Of Light” e “The Power To Believe”.

LA DISCOGRAFIA
Per analizzare dettagliatamente il fenomeno King Crimson, percorriamo ora insieme la loro lunghissima carriera passando per la discografia, comprendendone le mutazioni, quelle che li hanno resi unici, in un susseguirsi di nuove soluzioni, partendo dal Rock passando per la Psichedelìa, l’elettronica, la World Music ed anche il Jazz, il tutto senza mai ripetersi.

IN THE COURT OF THE CRIMSON KING (Island-1969)
Siamo al cospetto di uno dei debutti discografici più eclatanti dell’intera storia del Rock, sia come musica che come rappresentazione visiva del disco. Mai un grido lanciato da un volto così grottesco, come quello rappresentato dalle matite di Barry Godber, artista della Chelsea Art School, è stato così azzeccato e profetico. Questo è l’uomo schizoide del ventunesimo secolo, importunato dall’avidità del denaro fino ridurlo alla pazzia. La salvezza sta fra le braccia del mostruoso Re Cremisi, che ci accoglie con volto rassicurante all’interno dell’ LP apribile (gatefold) e nel brano “Moonchild”. Nel febbraio del 1970, a soli ventisei anni, purtroppo Godber muore per un attacco di cuore. Non ci sono titoli tantomeno nomi del gruppo, davanti o dietro la copertina e questo dona ancora più fascino al prodotto, ma è la musica a colpire di più.

“21st Century Schizoid Man", apre il disco con violenza, la voce è filtrata (copiata in seguito da moltissimi altri gruppi come ad esempio dagli americani Spock’s Beard in “The Light”), con chitarra e sax in un turbinio di cambi di tempo ed emozioni. Ci pensa "I Talk To The Wind" ad immergerci in altre atmosfere, quelle più romantiche e rilassate dettate dal flauto di McDonald. Questa e la successiva ed epica "Epitaph" sono gia due classici del gruppo. Il Mellotron sgorga abbondante e lega alla perfezione con la voce di Lake. La febbrile voglia di ricerca si dimostra più marcata nel lato B del disco, "Moonchild" è uno dei primi veri e propri brani Progressive nel vero senso della parola. L’uomo del ventunesimo secolo fugge dunque dalle sue fobie e va a ripararsi nel mondo fatto di sogni, illusioni e delicate melodie del Re Cremisi, mai un debutto sonoro fu così coraggioso e pretenzioso, ma il pubblico inglese accoglie con entusiasmo questo nuovo stile sonoro regalando al quintetto il quinto posto nelle classifiche di vendite. Una leggenda.

IN THE WAKE OF POSEIDON (Island-1970)
Proprio per il fatto che i brani sono stati composti nell’anno del precedente “In The Court Of The Crimson King”, tutto fa pensare che questo non sia altro che il suo prosieguo. Ma qualcosa all’interno della band comincia ad incrinarsi e naturalmente ciò si rispecchia anche nel disco. Dentro non ci sono grandi classici, pur essendo un lavoro ricco di emozioni e di ottimi passaggi strumentali, infatti il pubblico regala loro nientemeno che il quarto posto in classifica. Ancora una volta i testi parlano di follia, di conseguenza ci imbattiamo nuovamente in momenti onirici come “In The Wake Of Poseidon”, che altro non è che la “Epitaph” tanto riuscita nel precedente album. La sperimentazione si denota di più nel brano “Cat Food”, quasi un suggerimento di Fripp sulla strada che avrebbe seguito nei futuri lavori, ma soprattutto nella farneticante "Devil's Triangle”. La voce di Gordon Haskell non è proprio quella di Lake, ma in “Cadence And Cascade” riesce ad emozionare positivamente. In verità questo album doveva essere un doppio, ma la metà del tutto è stata portata via da McDonald nell’abbandono di Fripp e soci per dedicarsi ad una carriera meno fortunata, ma pur sempre decorosa. Il disco lo potete ascoltare in McDonald & Giles.

LIZARD (Island-1970)
I sentori di “Cat Food” si tramutano in realtà, magistralmente artefatti e plasmati in composizioni di matrice jazz. Sono questi gli elementi che danno forma all’inquietante “Lizard”. Keith Tippett al piano, Robin Miller all'oboe, Mark Charig alla cornetta e Nick Evans al trombone aiutano Fripp in questo intrigato puzzle sonoro.
Questa volta non troviamo momenti di respiro, poca concessione alla melodia e molto Free Jazz. Si denota anche un filo di sarcasmo nei confronti dei Beatles nei testi del brano “Happy Family”, confermato anche dalla meravigliosa copertina dell’album dove il quartetto di Liverpool è rappresentato dietro la lettera “i” di Crimson.
La suite “Cirkus” chiarisce subito la strada intrapresa da Fripp e soci, improvvisazioni e molti fiati infarciscono i momenti musicali sempre più distanti dalla formula canzone. C’è anche spazio per un richiamo al brano “Cadence And Cascade” con “Lady Of The Dancing Water”, ma siamo lontani dall’obbiettivo. Il lato B si apre con la meravigliosa suite “Lizard” ed una sorpresa simpatica, la voce di Jon Anderson (Yes). Ancora molto Mellotron, in questo LP, un piccolo e complicato gioiello da scoprire ascolto dopo ascolto, ma l’evoluzione dei King Crimson è solo cominciata e nessuno la potrà fermare.

ISLAND (Island-1971)
“Island”è un lavoro complesso e la sua complessità ha diviso molta critica musicale, ma il pubblico, che oramai ha accettato la natura articolata della creatura di Fripp, lo difende tutt’oggi a spada tratta. Mel Collins ai fiati, Boz Burrell al basso e microfono ed il batterista Ian Wallace fanno la loro breve apparizione nella storia della line-up del gruppo. Esistono due momenti veramente memorabili, “Formentera Lady” ed “Island”, ma da godere è anche la strumentale chitarristica “A Sailor’s Tale”. “Ladies Of The Road” è la “Cat Food” di turno, lasciando ancora una volta presagire la nuova strada che di li a poco Fripp andrà a percorrere, per il resto molto Jazz Rock.
“Island” racchiude in se uno dei momenti strumentali più belli dell’intera carriera dei King Crimson, istantanea di un momento musicale meraviglioso ed inimitabile degli anni ’70.

EARTHBOUND (Island-1972)
Il primo periodo musicale di questa geniale creatura sonora si conclude con un sigillo live, un lavoro controverso e mai digerito dallo stesso Fripp. La formazione è quella di “Island” e Collins sembra quasi avere il sopravvento su tutti. Ma la registrazione è la grande nota stonata del disco, rovinato da una approssimativa incisione, sporca e fastidiosa tanto da farlo sembrare un Bootleg (registrazione pirata in vinile o in cassetta, che tanto andava di moda in quegli anni, fatta con mezzi rimediati e poveri, come registratori portatili o, quando andava bene, da un addetto al mix molto accondiscende). A favore invece,vanno tre brani editi solo in questo live, “Peoria”, “Earthbound” e la suite strumentale “Groon”, con annesso assolo di batteria.

LARK’S TONGUES IN ASPIC (Island-1973)
Chiuso definitivamente il primo capitolo della loro controversa carriera il gruppo, come una fenice, si rigenera e si rimodella e, sorprendentemente, sforna un nuovo capolavoro. Ovviamente siamo lontani dai tempi Rock, oramai si è ad un punto di non ritorno. L’evoluzione prosegue con l’ausilio di Cross al violino, Wetton al basso, Bruford alla batteria e Muir alle percussioni. Incredibilmente l’affiatamento fra i componenti sembra immediato e la sperimentazione sembra essere più fluida che in passato. La chitarra di Fripp è vertiginosa, come in “Larks' Tongues In Aspic" e "The Talking Drum” ed esplora territori sonori a molti sconosciuti. Indovinata anche la novità del violino, perfetto elemento integrativo nelle delicate “Exiles” e “"Book Of Saturday”. Non mancano nemmeno elementi Heavy, come ad esempio nell’aggressiva “Easy Money”, il che nell’insieme non guasta. La title track “Lark’s Tongues In Aspic” avrà una terza parte nel 1984 (“Theree Of A Perfect Pair”) ed una quarta nel 2000 (“The ConstruKCtion Of Light”) a testimonianza della malleabilità compositiva del gruppo.

STARLESS AND BIBLE BLACK (Island-1974)
L’evoluzione sonora di “Larks' Tongues In Aspic" trova appiglio l’anno successivo in questo lavoro registrato in diversi contesti, una sala concerto, dal vivo ad Amsterdam ed in studio. E’sempre la chitarra di Fripp a farla da padrona ed il disco completa definitivamente il discorso aperto con il precedente LP. Non mancano dunque le improvvisazioni, le tonalità oscure e drammatiche che oramai contraddistinguono il loro sound, come ad esempio nelle improvvisazioni del lato B. Visto nella sua globalità “Starless And Bible Black” si potrebbe suddividere in tre parti, una più violenta, una melodica e una sperimentale. Quella melodica è ben rappresentata da "Lament" e da "The Night Watch”, mentre "We'll Let You Know", la gotica "The Mincer" e "Trio" rappresentano il lato sperimentale. Questo è dunque un altro tassello interessante della loro ricca discografia, anche se le vendite non le rendono giustizia. Siamo nel 1974 ed in questo periodo il Rock Progressivo è entrato in un’agonia irreversibile, i King Crimson lo sentono e si congedano con il successivo album dal titolo “Red”.

RED (Island-1974)
Ufficialmente sono stati i King Crimson ad aprire il genere Progressive, e con questo disco sono potenzialmente loro a chiuderlo. Dopo di esso si prenderanno una lunga pausa di riflessione e ritorneranno a noi solo nel 1981. “Red” non solo chiude un periodo Rock rigoglioso ed irripetibile, ma anche il loro interessante secondo periodo storico. La title track e “One More Red Nightmare" sono due classici brani complicati e tirati, come loro ci hanno insegnato e “Starless” con il suo crescendo è un vero capolavoro. Il gruppo è sempre supportato da collaboratori , fra cui spicca il sempre fedele Collins, ma in realtà è ridotto ad un trio (Fripp, Bruford e Wetton). Per la prima volta i nostri vengono rappresentati in copertina con una foto che lascia intravedere la metà dei loro volti avvolti dal buio, proprio come la loro musica. Il disco è stupendo, bello dall’inizio alla fine, ma proprio per questo è anche quello più accessibile, non a caso è il più saccheggiato dai cloni del gruppo. Anche in questo caso la critica è divisa, ma resta una pietra miliare del rock universale.

USA (Island-1975)
E come congedarsi dal pubblico se non con un disco live? Proprio come nella fine della loro prima parte artistica, gli inglesi ci salutano con un concerto registrato ad Ashbury Park e Providence, ma questa volta con risultati decisamente migliori del precedente “Earthbound”. Anche in questo caso troviamo un brano inedito, “Ashbury Park” e qualche sorpresa, come nella finale “21st Century Schizoid Man”, dove al posto del sax troviamo l’ottimo violino di Cross. Un onesto congedo dal pubblico e una testimonianza di gran classe.

THE YOUNG PERSON’S GUIDE TO KING CRIMSON (Island-1975)
Nello stesso anno Fripp decide di far uscire per tutti coloro che volessero capire chi fossero stati i King Crimson, un’antologia con tutti i loro migliori brani, ben supportati da un libretto esauriente e ben curato. Ovviamente stiamo parlando di un doppio LP.

DISCIPLINE (EG-1981)
Ma Fripp non può restare molto tempo senza proporre qualcosa di nuovo, la creatura riprende vita, malgrado i tempi siano lontani dal Progressive Rock. La genialità del chitarrista sta proprio nel mezzo, concepisce un sound fresco e moderno, sperimentale si, ma più vicino alla formula canzone. Vengono richiamati Bruford, il chitarrista e cantante Adrian Belew, il bassista Tony Levin ed i giochi sono fatti. Il disco non va ricordato negli anni come un tassello indispensabile della loro carriera, ma va apprezzato per il coraggio che ha nel comparire in un contesto oramai distante dal suo. Comunque sia si lascia ben ascoltare ed il Rock scaturisce fluidamente in tutta la sua durata. La critica potrebbe finire qui, ma ci sono molte considerazioni che possono partire da quest’album che è tutt’altro che brutto. Fripp prende in mano le sonorità elettroniche legate alla New Wave e le usa secondo le sue regole, chi era abituato al rock viscerale e cerebrale degli esordi viene spiazzato, ma guardando oggi questo lavoro e confrontandolo con le uscite del periodo (pensiamo in particolare alla pessima figura di Genesis e Yes), Discipline è un disco da rivalutare e riabilitare, sicuramente al passo coi tempi.

BEAT (EG-1982)
I fans del Re Cremisi, in questo periodo di vacche magre in campo Progressive, apprezzano molto l’evoluzione stilistica che viene loro offerta (anche elettronica e world-music) e senza indugi salgono sul progetto di Fripp e soci. Dunque anche “Beat” viene ben accolto e dal canto suo non si sposta di un grado dalle coordinate del precedente “Discipline”. Buone canzoni si susseguono, fra le quali ricordiamo "Neal And Jack And Me", "Heartbeat", "Sartori In Tangier" e "Neurotica".

THREE OF A PERFECT PAIR (EG-1984)
Oramai i giochi sono fatti, le sorprese sono finite, così come il periodo anni ’80 per i nostri sperimentatori, i quali sentono il dovere di prendere una pausa. Questo disco è l’ultimo del terzo periodo ed è leggermente più fiacco dei suoi predecessori, pur racchiudendo in se due ottimi momenti come “Sleepless” e “Larks' Tongues In Aspic Part 3”.

Il gruppo è sciolto ufficialmente, ma i fans hanno sempre il modo di mettere mano al portafoglio, escono una sequenza di bootleg, antologie e live davvero martellanti fra cui segnaliamo:
The Compact King Crimson (2lp EG- 1986 ant.)
L’antologia nulla aggiunge e nulla toglie a quanto i nostri hanno prodotto. Nessuna bonus track, ma solo alcuni dei momenti migliori della loro carriera. Molti i classici che varcano tutti i periodi, sia degli anni ’70 che ’80. Interessante per chi si volesse avvicinare per la prima volta al gruppo.
Essential King Crimson (2cd Caroline-1991 ant.)
Buona raccolta
Frame By Frame (4cd Caroline-1991 ant. + inediti)
La raccolta più esauriente di questo periodo che analizza con accurata attenzione tutta la loro carriera, fino al 1984.
The Great Deciver (Live 1973/1974) (1992-DGM 4cd live)
Una chicca per tutti gli estimatori, il cofanetto contiene i concerti: Providence (1974), Glasgow (1973), Pittsburgh (1974) Toronto (1974) e Zurigo (1973). Una dimostrazione che i King Crimson non sono solo un gruppo sperimentale da studio, ma una vera e propria macchina sonora.

Nel frattempo Fripp non resta con le mani in mano, ma partecipa a due album in coppia con il chitarrista Andy Summers dei Police: I Advance Masked (A&M, 1982). e Bewitched (A&M, 1984). Ancora sperimentazioni schizzate del funambolico chitarrista.

VROOM (Virgin-1994)
Passano gli anni, molti sottogruppi del Progressive, i cosiddetti giovani irriducibili, riportano in auge i fasti di certe sonorità. Complessi come Landberk, Anekdoten, Anglagard, Sinkadus e compagnia bella, si rifanno proprio a Fripp e soci, riportando l’attenzione del pubblico su di un genere che sembrava assopito nel torpore del tempo. E il genere risorge dalle proprie ceneri, forse proprio grazie alle nuove leve, e a sorpresa tutto riparte. I King Crimson, dal canto loro avvertono nuovamente questa vitalità ed eccoli ritornare addirittura in una formazione “doppia” con le coppie Fripp e Belew alle chitarre, Levin e Trey Gunn al basso e allo stick e Bruford e Pat Mastellotto alla batteria e percussioni. Il risultato che va a tastare il terreno è un EP di trenta minuti, ma che già fa ben presagire sul futuro del gruppo. I brani sono tipici King Crimson: aggressivi e delicati nello stesso tempo.

THRAK (Virgin-1994)
La padronanza strumentale in mano ai componenti fuoriesce orgogliosa fra le note di questo ottimo disco, un insieme quasi fuorviante di emozioni. Si passa dai soliti momenti pacati ad un Rock moderno di buona caratura dove i nostri sembrano voler ribadire che: “i maestri siamo noi”.

Lo stillicidio per il portafoglio del fans prosegue inesorabile in un mare di realizzazioni, specialmente in ambito live:
B’Boom (2cd Virgin- 1995 live)
Thrakattak (Virgn-1996 live)
The Nightwatch (2cd DGM-1997 live)
Questo ottimo prodotto, non è altro che la rappresentazione integrale del famoso concerto del 23 novembre 1973 al Concertgebouw di Amsterdam. Più volte ascoltato in bootleg in questo caso subisce un lavoro di pulizia sonora che lo riporta alla magia dei tempi che furono e lo rendono travolgente in tutto il suo ascolto. La formazione è quella classica Fripp, Bruford, Wetton e Cross.
Epitaph (2cd DGM-1997)
Ecco una interessante testimonianza degli esordi. Esibizioni dal vivo ben registrate nel 1969 a New York, San Francisco, Inghilterra, più canzoni tratte dalla BBC.
Absent Lovers- Live In Montreal (2cd Discipline-1998-live)
Live At The Marquee 1969 (DGM Collector’s Club-1998)
La leggendaria formazione del 1969 che si esibisce nel palco del Marquee Club è una cosa da non perdere, almeno per i fans più sfegatati che potranno ascoltare al suo interno brani che mai più i nostri riproporranno dal vivo.
Cirkus (2cd Virgin-1999)
Non è altro che il parente vicino della raccolta “The Young Person’s Guide To King Crimson”, la differenza sostanziale è che mentre questo si occupa del periodo in studio, in Cirkus si documenta quello dal vivo. Il primo cd esamina il lasso che va dal 1984 al 1998, mentre il secondo si occupa del periodo1972.

THE CONSTRUkCTION OF LIGHT (EMD-Virgin-2000)
Finalmente nel nuovo millennio possiamo godere di nuove vibrazioni, i King Crimson ritornano in studio per registrare un album inedito, sulla strada tracciata da “Thrak”. La musica è sempre più oscura e celebrale, con poco cantato, ma con una perizia tecnica sopraffina. La formazione (neanche a dirlo) è mutata, rispetto al precedente disco, mancano Tony Levin e Bill Bruford, ma Trey Gunn e lo strepitoso drumming di Pat Mastellotto non fanno sentire queste importanti defezioni. Forse c’è una certa mancanza di veemenza alla quale i nostri ci avevano abituato nel tempo, ma in generale dopo differenti ed accurati ascolti, non possiamo considerare “The ConstruKction Of Light” un opera di passaggio.

THE POWER TO BELIEVE (DGM/Sanctuary-2003)
A questo punto non è più facile, dopo così tanti anni trascorsi a proporre soluzioni innovative, cercare di proporre ancora qualcosa di nuovo e di non scontato, ma i King Crimson, precursori dei tempi, lo hanno sempre saputo fare e anche stavolta non deludono. E’ proprio per questo che i lavori da studio diventano più radi rispetto agli anni ’70, facile sarebbe ironizzare sull’età dei componenti ed attribuire loro una mancanza di fantasia dovuta ad un inevitabile caduta di ispirazione. Così non è, “The Power To Believe” racchiude in se una innovazione che nemmeno 1000 gruppi odierni messi insieme sarebbero capaci di partorire. Inquietudine, ed alienazione giocano in equilibrio fra strutture sonore che spesso si lasciano e si riprendono in un percorso ricco di profumi e di colori. E chi (re)incontriamo? Per la gioia dei vecchi fans anche la struttura di “Larks' Tongues In Aspic”.

Sono passati più di trentacinque anni dalla loro formazione, sono passati migliaia di gruppi e di tendenze nell’ambito sia Rock che Progressive, tutte hanno avuto in loro un elemento del Re Cremisi, anche se in maniera inconscia, ma al tempo stesso inevitabile. La storia si scrive, non la si inventa ed ancora oggi, più attuale che mai, ci sembra di udire l’urlo di disperazione del grottesco uomo schizzato del ventunesimo secolo. Re Cremisi, i tempi oggi sono ancora più caotici, abbiamo sempre più bisogno del tuo aiuto, accoglici ancora una volta fra le tue rassicuranti braccia, non titubare, siamo sempre noi, quelli che credono nei sogni.

CHI SI E’ ISPIRATO AI KING CRIMSON
In tutto il mondo esistono centinaia e centinaia di bands che si rifanno alle loro sonorità, o perlomeno ne traggono fonte d’ispirazione. In questo piccolo vademecum andiamo a ricordare i più famosi, quelli che hanno avuto un successo commerciale più ampio:

LANDBERK
Come vedremo la maggior parte di questi complessi provengono tutti dalle freddi terre del nord , dalla regione scandinava in particolare. Questo combo è il sunto della semplicità. Provenienti dalla Svezia i Landberk racchiudono nel loro sound tutto quello che il Re Cremisi ci ha donato, ma sapientemente rielaborato e semplificato in pochi tocchi strumentali. La malinconia e la dolcezza è il loro piatto forte, non si può restare indifferenti davanti al suono della chitarra di Reine Fiske. L’artista sembra avere con lei un rapporto fisico, il modo di toccare le corde è perlomeno sinuoso e delicato per un risultato strappa applausi. Nel 1994 realizzano “One Man Tell’s Another” (Megarock Records), il loro terzo capitolo discografico che la critica premierà come il miglior disco Prog dell’anno. In realtà tutti i loro dischi sono da avere, anche l’ultimo “Indian Summer” (Record Heaven-1996), dopo di che il gruppo si scioglie per dare vita oggi al nuovo progetto Paatos, voluto dal bassista Stefan Dimle.

ANEKDOTEN
Ancora Svezia ed ancora atmosfere grevi al limite del disperato. La potenza sonora prodotta dal quartetto è stupefacente per naturalezza. Il Violoncello di Anna Sofi Dahlberg assieme alla chitarra di Nicklas Berg producono sonorità incredibili, soprattutto in sede live. Lo strumento di Anna viene trattato con una violenza che poco ha del femminile, ma tutto questo non deve trarre in inganno, gli Anekdoten hanno un grandissimo senso della melodia ed i loro crescendo sonori sono l’arma vincente. Ciliegina sulla torta la sezione ritmica composta da Jan Erik ;ijestrom (Basso) e Peter Nordins (batteria), una vera e propria macchina da guerra. Da avere almeno “Vemod” (Record Heaven-1995) e “Nucleus” (Musea-1995).

ANGLAGARD
Questo sestetto nordico ha fatto disperare migliaia di fans al proprio scioglimento avvenuto pochi anni or sono. Mellotron, flauti, chitarre e tutto quello che fa Prog anni ’70 è contenuto nel bagaglio della formazione. Anche loro, come i cugini Anekdoten sono una band che da il meglio di se in sede live. “Buried Alive” (Musea-1996) è un classico esempio di come deve essere un concerto Prog. Composizioni variegate con funambolici cambi di tempo e brani di notevole durata sono all’ordine del giorno, le influenze King Crimson fuoriescono da tutte le note. Spettacolari. Da avere “Hybris” (Mellotronen-1992) e “Epilog” (Musea-1994).

SINKADUS
Altra formazione nordica a sei componenti con l’innesto di due donne, Lena Pattersson al violoncello e Linda Johansson al flauto e voce. Nuovamente cascate di tastiere e richiami ai Crimson primo periodo, quello più Neo-Romantico. Molta carne al fuoco e come ogni band Progressive che si rispetti compongono brani di una lunghezza media di un quarto d’ora. Ci sono anche influenze Genesis e il loro mondo è molto fiabesco, come si può vedere anche dalle copertine dei dischi. Solo un punto a loro sfavore, il cantato è in lingua madre, francamente stridente nel contesto. Da avere : “Aurum Nostrum” (Cyclops-1995)

HOYRY-KONE
Finalmente un gruppo che fa della sperimentazione e della ricerca sonora un vero e proprio credo. Molto simili ai King Crimson si inventano assurdi innesti fra marcette, Heavy Metal, operistica e Prog! Davvero un connubio irresistibile per tutti coloro che fanno del genere un credo puro. Fra le fila troviamo alla batteria un certo Peter Nordis (Anekdoten) e questo la dice lunga sul genere proposto. Anche in questo caso il gruppo è un sestetto con tanto di fiati e violino. Cercate assolutamente “Huono-Parturi” (APM-1997).

KVAZAR
Sonorità oscure, disturbate, acide che sfociano in melodie di grande presa, questo vi dice nulla? Ebbene anche in questo caso la lezione Cremisi è perfettamente assimilata. Il quintetto proviene dai paesi scandinavi ed è autore di un piccolo capolavoro che,secondo me, è troppo snobbato dal pubblico. Questo si intitola ”Kvazar” (Musea-1999), peccato non averlo.

SARAX
Ci spostiamo in Cile per incontrare una band sorprendente, una band che sa unire alla perfezione l’Heavy Metal ai King Crimson. Il cantato è in lingua madre, anche se di vocale c'è veramente poco, anzi più che altro si tratta di recitato. Stranamente questo non sembra apportare un limite al sound, tutto sembra scorrere alacremente. Il senso di angoscia è alto, la musica entra dentro, lo stato d'animo viene turbato. Lo stile Sarax è marcato e non conosce compromessi. Da avere : “Ejecucion” (Cantera Producciones- 2000).

NeBeLNeST
I Francesi molto si avvicinano al sound del Re Cremisi, le loro scorribande strumentali sono ricche di cambi di tempo e ricerca, non tanto strumentale quanto strutturale. Il genere affrontato potremo denominarlo Avant-Progressive, Post Rock. Mai scontati sono in possesso di una tecnica individuale invidiabile. Da avere: “NeBeLNeST” (G.&P. Essential Music-1999) e “Nova Express” (Studio Album-2002).

AKINETON RETARD
Siete fra quelli che cercano nel Progressive un mondo assolutamente nuovo e non commerciale? Siete fra coloro che amate sparare un nome assurdo ai vostri poveri ed ignari amici che ascoltano musica? Chi meglio di questi Cileni per stupirli? Nel disco, praticamente quasi tutto strumentale, andate incontro ad acidità Crimsoniane ricche di fiati e soluzioni vocali alquanto bizzarre. Ricerche sonore miste a Free Jazz, veramente tanta fantasia fra i solchi. Chi ama la melodia per se stessa troverà questo disco ostico e forse non reggerà a tutto l'ascolto, ma chi cerca "novità" ha pane per i propri denti, il prodotto in questione si chiama “Akineton Retard” (Lizard-2001).

LIZARD
Anche la Polonia ha nei propri ranghi un complesso dedito ai maestri, forse anche troppo. Brani articolati sfiorano quasi il plagio, prevedibili sin dal nome ma degni di nota. Da avere “Psychopuls” (Metal Mind Records-2004).

DJAM KARET
Chi ascolta la musica degli DK, viene travolto da un muro sonoro di forte presa emotiva, questo grazie all'uso di sintetizzatori e due chitarre, oltre che dalla classica base ritmica basso-batteria. Loro riescono a carpire il lato più articolato del sound King Crimson, tanto da risultare a tratti prolissi ed un poco freddi. Il gruppo americano è comunque famoso non solo in patria e noi abbiamo di che godere all’ascolto di “A Night For Baku” (Cuneiform-2003).

TEMPANO
Dalla lontana Venezuela ecco un gruppo dai numeri alti. Piano, archi e chitarre danno il loro meglio nelle parti strumentali dei brani, mentre il cantato allontana un poco il sound del gruppo dai Crimson. Dotati di uno spiccato senso del songwriting i Tempano sanno accarezzare quando è il caso e picchiare quando ci vuole. Memorabile “The Agony And The Ecstasy” (2002) , soprattutto ricco di pathos ed è un racconto sulle opere di Michelangelo.

STEREOKIMONO
Alex Vittorio, Cristina Attori ed Antonio Severi dimostrano in “Primosfera” (Immaginifica-2003) il grande amore per il gruppo di Fripp. Il Progressive italiano deve molto ai King Crimson, forse più di quello che in realtà si ascolta, forse questo è anche il pregio delle nostre formazioni, saper apprendere le lezioni ed amalgamarle con una buona personalità, tutta prettamente mediterranea.

SOTOS
I nostri cugini francesi nutrono molto amore per il Progressive in generale, specialmente per quello più articolato. In questo caso invece siamo al cospetto di un gruppo essenziale, senza troppi intenti logorroici. I Sotos sono autori di un Prog crimsoniano racchiuso in lunghe composizioni arrangiate in maniera essenziale. Da avere: “Platypus” (Cuneiform-2003).

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Live Report

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