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            CRIMSON - I Precursori Dei TempiDi Salari Massimo
 
 CENNO STORICO
 Il gruppo musicale inglese dei King Crimson è nato 
            nella seconda metà degli anni sessanta ed è attivo ancora 
            oggi, ma la loro longevità non è certo l’aspetto 
            più importante della loro storia. Quello che ci interessa maggiormente 
            è che questo gruppo rappresenta al meglio il significato del 
            termine “sperimentazione”, in particolare in un mondo, 
            quello musicale, dove ispirarsi a qualcuno è sempre stato un 
            modo veloce e semplice per fare musica e metterci del proprio è 
            sinonimo di fatica e genialità.
 
 Le radici risalgono al lontano 1967, quando il trio Giles, Giles e 
            Fripp si unisce per registrare un buon album sperimentale dal titolo 
            "The Cheerful Insanity Of Giles, Giles And Fripp" (Dream, 
            1968). I King Crimson nascono ufficialmente il 13 gennaio del 1969 
            al Fuhlam Palace Café di Londra, quando Robert Fripp (1946, 
            Wimborne, Dorset) e il batterista Michael Giles (1946), insieme al 
            cantante-fiatista Ian McDonald (1946) si uniscono al bassista e cantante 
            Greg Lake (1948, poi negli EL&P) e Pete Sinfield, autore anche 
            dei curiosi testi.
 
 Il sound primordiale del Re Cremisi è molto variegato, a volte 
            è schizzato e acido, è capace di essere ruvido e disturbante, 
            nervoso e irrequieto e poi sfociare in melodie oniriche, dolci e romantiche. 
            Nel tempo diventano un’icona del Rock Progressivo, anche se 
            agli albori il termine “Progressive” non era stato ancora 
            adottato, veniva più semplicemente chiamato “Rock Romantico”.
 
 Band come Nice, Moody Blues e Procol Harum, si sono distinte con il 
            loro rock neo-classico sin dalla metà degli anni ’60 
            e insieme ai Beatles di Sgt Pepper sono la scintilla che farà 
            esplodere la sperimentazione sonora del gruppo grazie al mix con il 
            Rock Psichedelico.
 
 Ad ottenere queste sonorità innovative per quegli anni, viene 
            incontro anche la tecnologia strumentale, infatti il suono delle orchestre 
            viene riprodotto (o meglio sostituito) dalla stupefacente versatilità 
            del Mellotron. Questo è una tastiera con dei nastri pre registrati, 
            dove ad ogni tasto corrisponde un suono. Ovviamente le registrazioni 
            sono a completo piacimento. Uno strumento affascinante dunque, ma 
            con tutte le difficoltà che apporta, non sempre infatti è 
            possibile sostenere la nota più del lecito a causa della sua 
            brevità. Lo strumento sostituisce spesso anche le voci corali. 
            Quello che si deve capire oggi, in un mondo dominato dai sintetizzatori 
            e dai campionatori è che negli anni sessanta e settanta i suoni 
            venivano creati dai musicisti con continue ricerche, non c’erano 
            gli effetti come ci sono oggi e un gruppo se voleva suonare in un 
            certo modo doveva provare e riprovare. Anche per i suoni distorti 
            il discorso è analogo,ad esempio non c’erano i distorsori, 
            eppure la potenza sonora di bands come Blue Cheer e Stooges non era 
            da meno di quella dei gruppi moderni. Ma torniamo al Re Cremisi, il 
            gruppo gira intorno alla forte personalità del chitarrista 
            Fripp, un tipo introverso a causa del quale la line-up andrà 
            incontro a numerosi avvicendamenti, in un turbinio di mutazioni.
 
 In generale non c’è molta armonia fra i componenti, Lake 
            presto abbandona e raggiunge Emerson e Palmer per abbracciare una 
            fortunata carriera commerciale sotto il famoso logo EL&P. Anche 
            i bravi jazzisti Mel Collins e Keith Tippett in poco tempo lasciano 
            la causa. La prima fase della carriera si conclude dopo l’LP 
            “Island” e l’eclettico chitarrista scioglie e ricompone 
            subito la band, questa volta si circonda di personaggi a lui più 
            consoni. Le uscite discografiche nella prima parte della loro carriera 
            sono:”In The Court Of The Crimson King”, “In The 
            Wake Of Poseidon”, “Lizard” e “Island”.
 
 Ora è la volta del batterista Bill Bruford (Yes), del violinista 
            David Cross, del bassista John Wetton (Family) ed del nuovo paroliere 
            Richard Palmer-James. Questa è la formazione più stabile, 
            escono “Lark’s Tongues In Aspic”, “Starless 
            And Bible Black”, “Red” e il live “USA”, 
            ma l’evoluzione artistica di Fripp è inesauribile, il 
            Rock si allontana (vedi anche le sperimentazioni con Brian Eno), e 
            tutto questo porta la band alla sua seconda rifondazione. Nel 1981 
            lo ritroviamo per tre nuovi album a fianco di Adrian Belew, Tony Levin 
            e Bruford, escono “Discipline”, “Beat” e “Three 
            Of A Perfect Pair”.
 
 Il Progressive, nel senso classico del termine, si allontana sempre 
            più, non a caso questo è anche il periodo in cui il 
            genere conosce un momento di grande oscuramento. Il Punk fa sfracello 
            di tutto ciò che è Rock “cervellotico” spianando 
            la strada a nuove sonorità più semplici e dirette. L’Heavy 
            Metal gode di questo momento al meglio e grida tutta la sua rabbia 
            con formazioni che prediligono le chitarre elettriche alle tastiere, 
            le quali conoscono un brusco stop di gradimento.
 
 Solo nel 1994/95 i Crimson ritornano in auge, rimarcando un suono 
            maturo e moderno, anche se non più così sperimentale 
            come ad inizio carriera, non che il gruppo si sia adagiato sugli allori, 
            anzi la musica è spesso di difficile lettura e i suoni sono 
            tutt’altro che scontati, ma diminuisce la portata innovativa 
            che aveva contraddistinto le prime opere della band. In termini matematici, 
            se i primi lavori erano innovatori al cento per cento, dall’inizio 
            alla fine, quelli più moderni lo sono sicuramente in una percentuale 
            minore. Da rimarcare comunque la forte tendenza a comporre sempre 
            strutture psicologicamente disturbate, particolarmente tecniche nella 
            loro assoluta acidità, con frangenti di respiro che servono 
            a rendere il tutto molto omogeneo e scorrevole, specialmente nei dischi 
            adiacenti al nuovo millennio. Questi hanno i seguenti titoli: “Vroom”, 
            “Thrak”, “The Construkction Of Light” e “The 
            Power To Believe”.
 
 LA DISCOGRAFIA
 Per analizzare dettagliatamente il fenomeno King Crimson, percorriamo 
            ora insieme la loro lunghissima carriera passando per la discografia, 
            comprendendone le mutazioni, quelle che li hanno resi unici, in un 
            susseguirsi di nuove soluzioni, partendo dal Rock passando per la 
            Psichedelìa, l’elettronica, la World Music ed anche il 
            Jazz, il tutto senza mai ripetersi.
 
 IN THE COURT OF THE CRIMSON KING (Island-1969)
 Siamo al cospetto di uno dei debutti discografici più eclatanti 
            dell’intera storia del Rock, sia come musica che come rappresentazione 
            visiva del disco. Mai un grido lanciato da un volto così grottesco, 
            come quello rappresentato dalle matite di Barry Godber, artista della 
            Chelsea Art School, è stato così azzeccato e profetico. 
            Questo è l’uomo schizoide del ventunesimo secolo, importunato 
            dall’avidità del denaro fino ridurlo alla pazzia. La 
            salvezza sta fra le braccia del mostruoso Re Cremisi, che ci accoglie 
            con volto rassicurante all’interno dell’ LP apribile (gatefold) 
            e nel brano “Moonchild”. Nel febbraio del 1970, a soli 
            ventisei anni, purtroppo Godber muore per un attacco di cuore. Non 
            ci sono titoli tantomeno nomi del gruppo, davanti o dietro la copertina 
            e questo dona ancora più fascino al prodotto, ma è la 
            musica a colpire di più.
 
 “21st Century Schizoid Man", apre il disco con violenza, 
            la voce è filtrata (copiata in seguito da moltissimi altri 
            gruppi come ad esempio dagli americani Spock’s Beard in “The 
            Light”), con chitarra e sax in un turbinio di cambi di tempo 
            ed emozioni. Ci pensa "I Talk To The Wind" ad immergerci 
            in altre atmosfere, quelle più romantiche e rilassate dettate 
            dal flauto di McDonald. Questa e la successiva ed epica "Epitaph" 
            sono gia due classici del gruppo. Il Mellotron sgorga abbondante e 
            lega alla perfezione con la voce di Lake. La febbrile voglia di ricerca 
            si dimostra più marcata nel lato B del disco, "Moonchild" 
            è uno dei primi veri e propri brani Progressive nel vero senso 
            della parola. L’uomo del ventunesimo secolo fugge dunque dalle 
            sue fobie e va a ripararsi nel mondo fatto di sogni, illusioni e delicate 
            melodie del Re Cremisi, mai un debutto sonoro fu così coraggioso 
            e pretenzioso, ma il pubblico inglese accoglie con entusiasmo questo 
            nuovo stile sonoro regalando al quintetto il quinto posto nelle classifiche 
            di vendite. Una leggenda.
 
 IN THE WAKE OF POSEIDON (Island-1970)
 Proprio per il fatto che i brani sono stati composti nell’anno 
            del precedente “In The Court Of The Crimson King”, tutto 
            fa pensare che questo non sia altro che il suo prosieguo. Ma qualcosa 
            all’interno della band comincia ad incrinarsi e naturalmente 
            ciò si rispecchia anche nel disco. Dentro non ci sono grandi 
            classici, pur essendo un lavoro ricco di emozioni e di ottimi passaggi 
            strumentali, infatti il pubblico regala loro nientemeno che il quarto 
            posto in classifica. Ancora una volta i testi parlano di follia, di 
            conseguenza ci imbattiamo nuovamente in momenti onirici come “In 
            The Wake Of Poseidon”, che altro non è che la “Epitaph” 
            tanto riuscita nel precedente album. La sperimentazione si denota 
            di più nel brano “Cat Food”, quasi un suggerimento 
            di Fripp sulla strada che avrebbe seguito nei futuri lavori, ma soprattutto 
            nella farneticante "Devil's Triangle”. La voce di Gordon 
            Haskell non è proprio quella di Lake, ma in “Cadence 
            And Cascade” riesce ad emozionare positivamente. In verità 
            questo album doveva essere un doppio, ma la metà del tutto 
            è stata portata via da McDonald nell’abbandono di Fripp 
            e soci per dedicarsi ad una carriera meno fortunata, ma pur sempre 
            decorosa. Il disco lo potete ascoltare in McDonald & Giles.
 
 LIZARD (Island-1970)
 I sentori di “Cat Food” si tramutano in realtà, 
            magistralmente artefatti e plasmati in composizioni di matrice jazz. 
            Sono questi gli elementi che danno forma all’inquietante “Lizard”. 
            Keith Tippett al piano, Robin Miller all'oboe, Mark Charig alla cornetta 
            e Nick Evans al trombone aiutano Fripp in questo intrigato puzzle 
            sonoro.
 Questa volta non troviamo momenti di respiro, poca concessione alla 
            melodia e molto Free Jazz. Si denota anche un filo di sarcasmo nei 
            confronti dei Beatles nei testi del brano “Happy Family”, 
            confermato anche dalla meravigliosa copertina dell’album dove 
            il quartetto di Liverpool è rappresentato dietro la lettera 
            “i” di Crimson.
 La suite “Cirkus” chiarisce subito la strada intrapresa 
            da Fripp e soci, improvvisazioni e molti fiati infarciscono i momenti 
            musicali sempre più distanti dalla formula canzone. C’è 
            anche spazio per un richiamo al brano “Cadence And Cascade” 
            con “Lady Of The Dancing Water”, ma siamo lontani dall’obbiettivo. 
            Il lato B si apre con la meravigliosa suite “Lizard” ed 
            una sorpresa simpatica, la voce di Jon Anderson (Yes). Ancora molto 
            Mellotron, in questo LP, un piccolo e complicato gioiello da scoprire 
            ascolto dopo ascolto, ma l’evoluzione dei King Crimson è 
            solo cominciata e nessuno la potrà fermare.
 
 ISLAND (Island-1971)
 “Island”è un lavoro complesso e la sua complessità 
            ha diviso molta critica musicale, ma il pubblico, che oramai ha accettato 
            la natura articolata della creatura di Fripp, lo difende tutt’oggi 
            a spada tratta. Mel Collins ai fiati, Boz Burrell al basso e microfono 
            ed il batterista Ian Wallace fanno la loro breve apparizione nella 
            storia della line-up del gruppo. Esistono due momenti veramente memorabili, 
            “Formentera Lady” ed “Island”, ma da godere 
            è anche la strumentale chitarristica “A Sailor’s 
            Tale”. “Ladies Of The Road” è la “Cat 
            Food” di turno, lasciando ancora una volta presagire la nuova 
            strada che di li a poco Fripp andrà a percorrere, per il resto 
            molto Jazz Rock.
 “Island” racchiude in se uno dei momenti strumentali più 
            belli dell’intera carriera dei King Crimson, istantanea di un 
            momento musicale meraviglioso ed inimitabile degli anni ’70.
 
 EARTHBOUND (Island-1972)
 Il primo periodo musicale di questa geniale creatura sonora si conclude 
            con un sigillo live, un lavoro controverso e mai digerito dallo stesso 
            Fripp. La formazione è quella di “Island” e Collins 
            sembra quasi avere il sopravvento su tutti. Ma la registrazione è 
            la grande nota stonata del disco, rovinato da una approssimativa incisione, 
            sporca e fastidiosa tanto da farlo sembrare un Bootleg (registrazione 
            pirata in vinile o in cassetta, che tanto andava di moda in quegli 
            anni, fatta con mezzi rimediati e poveri, come registratori portatili 
            o, quando andava bene, da un addetto al mix molto accondiscende). 
            A favore invece,vanno tre brani editi solo in questo live, “Peoria”, 
            “Earthbound” e la suite strumentale “Groon”, 
            con annesso assolo di batteria.
 
 LARK’S TONGUES IN ASPIC (Island-1973)
 Chiuso definitivamente il primo capitolo della loro controversa carriera 
            il gruppo, come una fenice, si rigenera e si rimodella e, sorprendentemente, 
            sforna un nuovo capolavoro. Ovviamente siamo lontani dai tempi Rock, 
            oramai si è ad un punto di non ritorno. L’evoluzione 
            prosegue con l’ausilio di Cross al violino, Wetton al basso, 
            Bruford alla batteria e Muir alle percussioni. Incredibilmente l’affiatamento 
            fra i componenti sembra immediato e la sperimentazione sembra essere 
            più fluida che in passato. La chitarra di Fripp è vertiginosa, 
            come in “Larks' Tongues In Aspic" e "The Talking Drum” 
            ed esplora territori sonori a molti sconosciuti. Indovinata anche 
            la novità del violino, perfetto elemento integrativo nelle 
            delicate “Exiles” e “"Book Of Saturday”. 
            Non mancano nemmeno elementi Heavy, come ad esempio nell’aggressiva 
            “Easy Money”, il che nell’insieme non guasta. La 
            title track “Lark’s Tongues In Aspic” avrà 
            una terza parte nel 1984 (“Theree Of A Perfect Pair”) 
            ed una quarta nel 2000 (“The ConstruKCtion Of Light”) 
            a testimonianza della malleabilità compositiva del gruppo.
 
 STARLESS AND BIBLE BLACK (Island-1974)
 L’evoluzione sonora di “Larks' Tongues In Aspic" 
            trova appiglio l’anno successivo in questo lavoro registrato 
            in diversi contesti, una sala concerto, dal vivo ad Amsterdam ed in 
            studio. E’sempre la chitarra di Fripp a farla da padrona ed 
            il disco completa definitivamente il discorso aperto con il precedente 
            LP. Non mancano dunque le improvvisazioni, le tonalità oscure 
            e drammatiche che oramai contraddistinguono il loro sound, come ad 
            esempio nelle improvvisazioni del lato B. Visto nella sua globalità 
            “Starless And Bible Black” si potrebbe suddividere in 
            tre parti, una più violenta, una melodica e una sperimentale. 
            Quella melodica è ben rappresentata da "Lament" e 
            da "The Night Watch”, mentre "We'll Let You Know", 
            la gotica "The Mincer" e "Trio" rappresentano 
            il lato sperimentale. Questo è dunque un altro tassello interessante 
            della loro ricca discografia, anche se le vendite non le rendono giustizia. 
            Siamo nel 1974 ed in questo periodo il Rock Progressivo è entrato 
            in un’agonia irreversibile, i King Crimson lo sentono e si congedano 
            con il successivo album dal titolo “Red”.
 
 RED (Island-1974)
 Ufficialmente sono stati i King Crimson ad aprire il genere Progressive, 
            e con questo disco sono potenzialmente loro a chiuderlo. Dopo di esso 
            si prenderanno una lunga pausa di riflessione e ritorneranno a noi 
            solo nel 1981. “Red” non solo chiude un periodo Rock rigoglioso 
            ed irripetibile, ma anche il loro interessante secondo periodo storico. 
            La title track e “One More Red Nightmare" sono due classici 
            brani complicati e tirati, come loro ci hanno insegnato e “Starless” 
            con il suo crescendo è un vero capolavoro. Il gruppo è 
            sempre supportato da collaboratori , fra cui spicca il sempre fedele 
            Collins, ma in realtà è ridotto ad un trio (Fripp, Bruford 
            e Wetton). Per la prima volta i nostri vengono rappresentati in copertina 
            con una foto che lascia intravedere la metà dei loro volti 
            avvolti dal buio, proprio come la loro musica. Il disco è stupendo, 
            bello dall’inizio alla fine, ma proprio per questo è 
            anche quello più accessibile, non a caso è il più 
            saccheggiato dai cloni del gruppo. Anche in questo caso la critica 
            è divisa, ma resta una pietra miliare del rock universale.
 
 USA (Island-1975)
 E come congedarsi dal pubblico se non con un disco live? Proprio come 
            nella fine della loro prima parte artistica, gli inglesi ci salutano 
            con un concerto registrato ad Ashbury Park e Providence, ma questa 
            volta con risultati decisamente migliori del precedente “Earthbound”. 
            Anche in questo caso troviamo un brano inedito, “Ashbury Park” 
            e qualche sorpresa, come nella finale “21st Century Schizoid 
            Man”, dove al posto del sax troviamo l’ottimo violino 
            di Cross. Un onesto congedo dal pubblico e una testimonianza di gran 
            classe.
 
 THE YOUNG PERSON’S GUIDE TO KING CRIMSON (Island-1975)
 Nello stesso anno Fripp decide di far uscire per tutti coloro che 
            volessero capire chi fossero stati i King Crimson, un’antologia 
            con tutti i loro migliori brani, ben supportati da un libretto esauriente 
            e ben curato. Ovviamente stiamo parlando di un doppio LP.
 
 DISCIPLINE (EG-1981)
 Ma Fripp non può restare molto tempo senza proporre qualcosa 
            di nuovo, la creatura riprende vita, malgrado i tempi siano lontani 
            dal Progressive Rock. La genialità del chitarrista sta proprio 
            nel mezzo, concepisce un sound fresco e moderno, sperimentale si, 
            ma più vicino alla formula canzone. Vengono richiamati Bruford, 
            il chitarrista e cantante Adrian Belew, il bassista Tony Levin ed 
            i giochi sono fatti. Il disco non va ricordato negli anni come un 
            tassello indispensabile della loro carriera, ma va apprezzato per 
            il coraggio che ha nel comparire in un contesto oramai distante dal 
            suo. Comunque sia si lascia ben ascoltare ed il Rock scaturisce fluidamente 
            in tutta la sua durata. La critica potrebbe finire qui, ma ci sono 
            molte considerazioni che possono partire da quest’album che 
            è tutt’altro che brutto. Fripp prende in mano le sonorità 
            elettroniche legate alla New Wave e le usa secondo le sue regole, 
            chi era abituato al rock viscerale e cerebrale degli esordi viene 
            spiazzato, ma guardando oggi questo lavoro e confrontandolo con le 
            uscite del periodo (pensiamo in particolare alla pessima figura di 
            Genesis e Yes), Discipline è un disco da rivalutare e riabilitare, 
            sicuramente al passo coi tempi.
 
 BEAT (EG-1982)
 I fans del Re Cremisi, in questo periodo di vacche magre in campo 
            Progressive, apprezzano molto l’evoluzione stilistica che viene 
            loro offerta (anche elettronica e world-music) e senza indugi salgono 
            sul progetto di Fripp e soci. Dunque anche “Beat” viene 
            ben accolto e dal canto suo non si sposta di un grado dalle coordinate 
            del precedente “Discipline”. Buone canzoni si susseguono, 
            fra le quali ricordiamo "Neal And Jack And Me", "Heartbeat", 
            "Sartori In Tangier" e "Neurotica".
 
 THREE OF A PERFECT PAIR (EG-1984)
 Oramai i giochi sono fatti, le sorprese sono finite, così come 
            il periodo anni ’80 per i nostri sperimentatori, i quali sentono 
            il dovere di prendere una pausa. Questo disco è l’ultimo 
            del terzo periodo ed è leggermente più fiacco dei suoi 
            predecessori, pur racchiudendo in se due ottimi momenti come “Sleepless” 
            e “Larks' Tongues In Aspic Part 3”.
 
 Il gruppo è sciolto ufficialmente, ma i fans hanno sempre il 
            modo di mettere mano al portafoglio, escono una sequenza di bootleg, 
            antologie e live davvero martellanti fra cui segnaliamo:
 The Compact King Crimson (2lp EG- 1986 ant.)
 L’antologia nulla aggiunge e nulla toglie a quanto i nostri 
            hanno prodotto. Nessuna bonus track, ma solo alcuni dei momenti migliori 
            della loro carriera. Molti i classici che varcano tutti i periodi, 
            sia degli anni ’70 che ’80. Interessante per chi si volesse 
            avvicinare per la prima volta al gruppo.
 Essential King Crimson (2cd Caroline-1991 ant.)
 Buona raccolta
 Frame By Frame (4cd Caroline-1991 ant. + inediti)
 La raccolta più esauriente di questo periodo che analizza con 
            accurata attenzione tutta la loro carriera, fino al 1984.
 The Great Deciver (Live 1973/1974) (1992-DGM 4cd 
            live)
 Una chicca per tutti gli estimatori, il cofanetto contiene i concerti: 
            Providence (1974), Glasgow (1973), Pittsburgh (1974) Toronto (1974) 
            e Zurigo (1973). Una dimostrazione che i King Crimson non sono solo 
            un gruppo sperimentale da studio, ma una vera e propria macchina sonora.
 
 Nel frattempo Fripp non resta con le mani in mano, ma partecipa a 
            due album in coppia con il chitarrista Andy Summers dei Police: I 
            Advance Masked (A&M, 1982). e Bewitched (A&M, 1984). Ancora 
            sperimentazioni schizzate del funambolico chitarrista.
 
 VROOM (Virgin-1994)
 Passano gli anni, molti sottogruppi del Progressive, i cosiddetti 
            giovani irriducibili, riportano in auge i fasti di certe sonorità. 
            Complessi come Landberk, Anekdoten, Anglagard, Sinkadus e compagnia 
            bella, si rifanno proprio a Fripp e soci, riportando l’attenzione 
            del pubblico su di un genere che sembrava assopito nel torpore del 
            tempo. E il genere risorge dalle proprie ceneri, forse proprio grazie 
            alle nuove leve, e a sorpresa tutto riparte. I King Crimson, dal canto 
            loro avvertono nuovamente questa vitalità ed eccoli ritornare 
            addirittura in una formazione “doppia” con le coppie Fripp 
            e Belew alle chitarre, Levin e Trey Gunn al basso e allo stick e Bruford 
            e Pat Mastellotto alla batteria e percussioni. Il risultato che va 
            a tastare il terreno è un EP di trenta minuti, ma che già 
            fa ben presagire sul futuro del gruppo. I brani sono tipici King Crimson: 
            aggressivi e delicati nello stesso tempo.
 
 THRAK (Virgin-1994)
 La padronanza strumentale in mano ai componenti fuoriesce orgogliosa 
            fra le note di questo ottimo disco, un insieme quasi fuorviante di 
            emozioni. Si passa dai soliti momenti pacati ad un Rock moderno di 
            buona caratura dove i nostri sembrano voler ribadire che: “i 
            maestri siamo noi”.
 
 Lo stillicidio per il portafoglio del fans prosegue inesorabile in 
            un mare di realizzazioni, specialmente in ambito live:
 B’Boom (2cd Virgin- 1995 live)
 Thrakattak (Virgn-1996 live)
 The Nightwatch (2cd DGM-1997 live)
 Questo ottimo prodotto, non è altro che la rappresentazione 
            integrale del famoso concerto del 23 novembre 1973 al Concertgebouw 
            di Amsterdam. Più volte ascoltato in bootleg in questo caso 
            subisce un lavoro di pulizia sonora che lo riporta alla magia dei 
            tempi che furono e lo rendono travolgente in tutto il suo ascolto. 
            La formazione è quella classica Fripp, Bruford, Wetton e Cross.
 Epitaph (2cd DGM-1997)
 Ecco una interessante testimonianza degli esordi. Esibizioni dal vivo 
            ben registrate nel 1969 a New York, San Francisco, Inghilterra, più 
            canzoni tratte dalla BBC.
 Absent Lovers- Live In Montreal (2cd Discipline-1998-live)
 Live At The Marquee 1969 (DGM Collector’s Club-1998)
 La leggendaria formazione del 1969 che si esibisce nel palco del Marquee 
            Club è una cosa da non perdere, almeno per i fans più 
            sfegatati che potranno ascoltare al suo interno brani che mai più 
            i nostri riproporranno dal vivo.
 Cirkus (2cd Virgin-1999)
 Non è altro che il parente vicino della raccolta “The 
            Young Person’s Guide To King Crimson”, la differenza sostanziale 
            è che mentre questo si occupa del periodo in studio, in Cirkus 
            si documenta quello dal vivo. Il primo cd esamina il lasso che va 
            dal 1984 al 1998, mentre il secondo si occupa del periodo1972.
 
 THE CONSTRUkCTION OF LIGHT (EMD-Virgin-2000)
 Finalmente nel nuovo millennio possiamo godere di nuove vibrazioni, 
            i King Crimson ritornano in studio per registrare un album inedito, 
            sulla strada tracciata da “Thrak”. La musica è 
            sempre più oscura e celebrale, con poco cantato, ma con una 
            perizia tecnica sopraffina. La formazione (neanche a dirlo) è 
            mutata, rispetto al precedente disco, mancano Tony Levin e Bill Bruford, 
            ma Trey Gunn e lo strepitoso drumming di Pat Mastellotto non fanno 
            sentire queste importanti defezioni. Forse c’è una certa 
            mancanza di veemenza alla quale i nostri ci avevano abituato nel tempo, 
            ma in generale dopo differenti ed accurati ascolti, non possiamo considerare 
            “The ConstruKction Of Light” un opera di passaggio.
 
 THE POWER TO BELIEVE (DGM/Sanctuary-2003)
 A questo punto non è più facile, dopo così tanti 
            anni trascorsi a proporre soluzioni innovative, cercare di proporre 
            ancora qualcosa di nuovo e di non scontato, ma i King Crimson, precursori 
            dei tempi, lo hanno sempre saputo fare e anche stavolta non deludono. 
            E’ proprio per questo che i lavori da studio diventano più 
            radi rispetto agli anni ’70, facile sarebbe ironizzare sull’età 
            dei componenti ed attribuire loro una mancanza di fantasia dovuta 
            ad un inevitabile caduta di ispirazione. Così non è, 
            “The Power To Believe” racchiude in se una innovazione 
            che nemmeno 1000 gruppi odierni messi insieme sarebbero capaci di 
            partorire. Inquietudine, ed alienazione giocano in equilibrio fra 
            strutture sonore che spesso si lasciano e si riprendono in un percorso 
            ricco di profumi e di colori. E chi (re)incontriamo? Per la gioia 
            dei vecchi fans anche la struttura di “Larks' Tongues In Aspic”.
 
 Sono passati più di trentacinque anni dalla loro formazione, 
            sono passati migliaia di gruppi e di tendenze nell’ambito sia 
            Rock che Progressive, tutte hanno avuto in loro un elemento del Re 
            Cremisi, anche se in maniera inconscia, ma al tempo stesso inevitabile. 
            La storia si scrive, non la si inventa ed ancora oggi, più 
            attuale che mai, ci sembra di udire l’urlo di disperazione del 
            grottesco uomo schizzato del ventunesimo secolo. Re Cremisi, i tempi 
            oggi sono ancora più caotici, abbiamo sempre più bisogno 
            del tuo aiuto, accoglici ancora una volta fra le tue rassicuranti 
            braccia, non titubare, siamo sempre noi, quelli che credono nei sogni.
 
 CHI SI E’ ISPIRATO AI KING CRIMSON
 In tutto il mondo esistono centinaia e centinaia di bands 
            che si rifanno alle loro sonorità, o perlomeno ne traggono 
            fonte d’ispirazione. In questo piccolo vademecum andiamo a ricordare 
            i più famosi, quelli che hanno avuto un successo commerciale 
            più ampio:
 
 LANDBERK
 Come vedremo la maggior parte di questi complessi provengono 
            tutti dalle freddi terre del nord , dalla regione scandinava in particolare. 
            Questo combo è il sunto della semplicità. Provenienti 
            dalla Svezia i Landberk racchiudono nel loro sound tutto quello che 
            il Re Cremisi ci ha donato, ma sapientemente rielaborato e semplificato 
            in pochi tocchi strumentali. La malinconia e la dolcezza è 
            il loro piatto forte, non si può restare indifferenti davanti 
            al suono della chitarra di Reine Fiske. L’artista sembra avere 
            con lei un rapporto fisico, il modo di toccare le corde è perlomeno 
            sinuoso e delicato per un risultato strappa applausi. Nel 1994 realizzano 
            “One Man Tell’s Another” (Megarock Records), il 
            loro terzo capitolo discografico che la critica premierà come 
            il miglior disco Prog dell’anno. In realtà tutti i loro 
            dischi sono da avere, anche l’ultimo “Indian Summer” 
            (Record Heaven-1996), dopo di che il gruppo si scioglie per dare vita 
            oggi al nuovo progetto Paatos, voluto dal bassista Stefan Dimle.
 
 ANEKDOTEN
 Ancora Svezia ed ancora atmosfere grevi al limite del disperato. 
            La potenza sonora prodotta dal quartetto è stupefacente per 
            naturalezza. Il Violoncello di Anna Sofi Dahlberg assieme alla chitarra 
            di Nicklas Berg producono sonorità incredibili, soprattutto 
            in sede live. Lo strumento di Anna viene trattato con una violenza 
            che poco ha del femminile, ma tutto questo non deve trarre in inganno, 
            gli Anekdoten hanno un grandissimo senso della melodia ed i loro crescendo 
            sonori sono l’arma vincente. Ciliegina sulla torta la sezione 
            ritmica composta da Jan Erik ;ijestrom (Basso) e Peter Nordins (batteria), 
            una vera e propria macchina da guerra. Da avere almeno “Vemod” 
            (Record Heaven-1995) e “Nucleus” (Musea-1995).
 
 ANGLAGARD
 Questo sestetto nordico ha fatto disperare migliaia di fans 
            al proprio scioglimento avvenuto pochi anni or sono. Mellotron, flauti, 
            chitarre e tutto quello che fa Prog anni ’70 è contenuto 
            nel bagaglio della formazione. Anche loro, come i cugini Anekdoten 
            sono una band che da il meglio di se in sede live. “Buried Alive” 
            (Musea-1996) è un classico esempio di come deve essere un concerto 
            Prog. Composizioni variegate con funambolici cambi di tempo e brani 
            di notevole durata sono all’ordine del giorno, le influenze 
            King Crimson fuoriescono da tutte le note. Spettacolari. Da avere 
            “Hybris” (Mellotronen-1992) e “Epilog” (Musea-1994).
 
 SINKADUS
 Altra formazione nordica a sei componenti con l’innesto 
            di due donne, Lena Pattersson al violoncello e Linda Johansson al 
            flauto e voce. Nuovamente cascate di tastiere e richiami ai Crimson 
            primo periodo, quello più Neo-Romantico. Molta carne al fuoco 
            e come ogni band Progressive che si rispetti compongono brani di una 
            lunghezza media di un quarto d’ora. Ci sono anche influenze 
            Genesis e il loro mondo è molto fiabesco, come si può 
            vedere anche dalle copertine dei dischi. Solo un punto a loro sfavore, 
            il cantato è in lingua madre, francamente stridente nel contesto. 
            Da avere : “Aurum Nostrum” (Cyclops-1995)
 
 HOYRY-KONE
 Finalmente un gruppo che fa della sperimentazione e della ricerca 
            sonora un vero e proprio credo. Molto simili ai King Crimson si inventano 
            assurdi innesti fra marcette, Heavy Metal, operistica e Prog! Davvero 
            un connubio irresistibile per tutti coloro che fanno del genere un 
            credo puro. Fra le fila troviamo alla batteria un certo Peter Nordis 
            (Anekdoten) e questo la dice lunga sul genere proposto. Anche in questo 
            caso il gruppo è un sestetto con tanto di fiati e violino. 
            Cercate assolutamente “Huono-Parturi” (APM-1997).
 
 KVAZAR
 Sonorità oscure, disturbate, acide che sfociano in melodie 
            di grande presa, questo vi dice nulla? Ebbene anche in questo caso 
            la lezione Cremisi è perfettamente assimilata. Il quintetto 
            proviene dai paesi scandinavi ed è autore di un piccolo capolavoro 
            che,secondo me, è troppo snobbato dal pubblico. Questo si intitola 
            ”Kvazar” (Musea-1999), peccato non averlo.
 
 SARAX
 Ci spostiamo in Cile per incontrare una band sorprendente, una band 
            che sa unire alla perfezione l’Heavy Metal ai King Crimson. 
            Il cantato è in lingua madre, anche se di vocale c'è 
            veramente poco, anzi più che altro si tratta di recitato. Stranamente 
            questo non sembra apportare un limite al sound, tutto sembra scorrere 
            alacremente. Il senso di angoscia è alto, la musica entra dentro, 
            lo stato d'animo viene turbato. Lo stile Sarax è marcato e 
            non conosce compromessi. Da avere : “Ejecucion” (Cantera 
            Producciones- 2000).
 
 NeBeLNeST
 I Francesi molto si avvicinano al sound del Re Cremisi, le loro scorribande 
            strumentali sono ricche di cambi di tempo e ricerca, non tanto strumentale 
            quanto strutturale. Il genere affrontato potremo denominarlo Avant-Progressive, 
            Post Rock. Mai scontati sono in possesso di una tecnica individuale 
            invidiabile. Da avere: “NeBeLNeST” (G.&P. Essential 
            Music-1999) e “Nova Express” (Studio Album-2002).
 
 AKINETON RETARD
 Siete fra quelli che cercano nel Progressive un mondo assolutamente 
            nuovo e non commerciale? Siete fra coloro che amate sparare un nome 
            assurdo ai vostri poveri ed ignari amici che ascoltano musica? Chi 
            meglio di questi Cileni per stupirli? Nel disco, praticamente quasi 
            tutto strumentale, andate incontro ad acidità Crimsoniane ricche 
            di fiati e soluzioni vocali alquanto bizzarre. Ricerche sonore miste 
            a Free Jazz, veramente tanta fantasia fra i solchi. Chi ama la melodia 
            per se stessa troverà questo disco ostico e forse non reggerà 
            a tutto l'ascolto, ma chi cerca "novità" ha pane 
            per i propri denti, il prodotto in questione si chiama “Akineton 
            Retard” (Lizard-2001).
 
 LIZARD
 Anche la Polonia ha nei propri ranghi un complesso dedito ai maestri, 
            forse anche troppo. Brani articolati sfiorano quasi il plagio, prevedibili 
            sin dal nome ma degni di nota. Da avere “Psychopuls” (Metal 
            Mind Records-2004).
 
 DJAM KARET
 Chi ascolta la musica degli DK, viene travolto da un muro sonoro di 
            forte presa emotiva, questo grazie all'uso di sintetizzatori e due 
            chitarre, oltre che dalla classica base ritmica basso-batteria. Loro 
            riescono a carpire il lato più articolato del sound King Crimson, 
            tanto da risultare a tratti prolissi ed un poco freddi. Il gruppo 
            americano è comunque famoso non solo in patria e noi abbiamo 
            di che godere all’ascolto di “A Night For Baku” 
            (Cuneiform-2003).
 
 TEMPANO
 Dalla lontana Venezuela ecco un gruppo dai numeri alti. Piano, archi 
            e chitarre danno il loro meglio nelle parti strumentali dei brani, 
            mentre il cantato allontana un poco il sound del gruppo dai Crimson. 
            Dotati di uno spiccato senso del songwriting i Tempano sanno accarezzare 
            quando è il caso e picchiare quando ci vuole. Memorabile “The 
            Agony And The Ecstasy” (2002) , soprattutto ricco di pathos 
            ed è un racconto sulle opere di Michelangelo.
 
 STEREOKIMONO
 Alex Vittorio, Cristina Attori ed Antonio Severi dimostrano in “Primosfera” 
            (Immaginifica-2003) il grande amore per il gruppo di Fripp. Il Progressive 
            italiano deve molto ai King Crimson, forse più di quello che 
            in realtà si ascolta, forse questo è anche il pregio 
            delle nostre formazioni, saper apprendere le lezioni ed amalgamarle 
            con una buona personalità, tutta prettamente mediterranea.
 
 SOTOS
 I nostri cugini francesi nutrono molto amore per il Progressive in 
            generale, specialmente per quello più articolato. In questo 
            caso invece siamo al cospetto di un gruppo essenziale, senza troppi 
            intenti logorroici. I Sotos sono autori di un Prog crimsoniano racchiuso 
            in lunghe composizioni arrangiate in maniera essenziale. Da avere: 
            “Platypus” (Cuneiform-2003).
 
 Recensioni: Happy With What...; The 
            Power To Believe; Lark's Tongues in 
            Aspic
 
 Live Report
 
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