Puntuale
come un orologio arriva l'atteso album della più importante
band che il prog abbia avuto. Fedeli alla loro tradizione, per quanto
si possa parlare di fedeltà nel caso di un gruppo in continua
sperimentazione di nuove sonorità, i King Crimson sfornano
un album che si incastona alla perfezione nella loro discografia ultratrentennale.
Fra ricerche elettroniche e complessi intrecci ritmici, con suoni
duri e claustrofobici, si susseguono gli undici brani che compongono
quest'album. Dopo un breve intro parte "Level Five", un
lungo brano dove si rivivono i fasti di mitici album come Red, ma
il suono è più moderno e affilato, intatto invece è
il senso drammatico dei primi lavori, che si acutizza in una interminabile
serie di stacchi e controtempi. "Eyes Wide Open" l'avevamo
già sentita sull'Ep in versione acustica e devo dire che nella
veste elettrica il brano è diventato più freddo e triste.
"Elektrik" è un'altro lungo brano, meno duro di "Level
Five", ma con la stessa voglia di ricercare soluzioni articolate
per un prog che si rinnova continuamente. "Facts of Life"
ritorna su sonorità dirette e molto heavy, quasi nu-metal,
con stacchi da manuale di grande efficacia. "Dangerous Curves"
dal titolo sembra una canzone di David Lee Roth, invece è un
brano elettronico non particolarmente interessante. "Happy With
What..." è la stessa che abbiamo ascoltato sull'Ep, davvero
un gran pezzo. Il brano che da il titolo al disco è diviso
in quattro parti, tutte molto sperimentali, talvolta vicine al rumorismo
elettronico, sperimentazioni in cui Fripp e compagni amano misurarsi
con il limite umano.
Ascoltando i King Crimson ci si chiede quale sia la vera fonte d'ispirazione
che porta a scrivere della musica così fuori dagli schemi,
musica sempre molto difficile da imitare. GB
Altre recensioni: Lark's Tongues in Aspic;
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