KING’S
X – Live in Milano at ZOE Club 27/01/2009 di Giancarlo Bolther p.s. mi scuso per la scarsa qualità delle foto, ma non era prevista la possibilità di effettuare il servizio fotografico. |
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Ho sempre avuto un debole per i cosiddetti “power trio” e uno di quelli che ho più amato dalla fine degli anni ’80 ad oggi sono i texani King’s X, una band che ha avuto un peso determinante nello sviluppo del suono “americano” degli anni ’90, penso ai gruppi di Seattle e a tutto l’hard rock che non strizzava l’occhio alle classifiche radiofoniche. Erano anni in cui finalmente si tornava a sperimentare coi suoni e sono nate band importanti come Jane’s Addiction, Living Colour, Faith No More, RHCP, poi Soundgarden, Pearl Jam e tante altre, molte di queste band sono state in qualche modo, magari non diretto, influenzate dai texani. I King’s X hanno avuto il pregio di avere uno stile profondamente personale e riconoscibile fin dal primo ascolto, che li ha accompagnati fino ai giorni nostri e che qualcuno ha ribattezzato “groove metal”, qualcun altro li ha addirittura definiti impropriamente “prog”, altri li hanno accostati ai Beatles per certe soluzioni armoniche vocali molto raffinate, ma in sostanza i King’s X sono un gruppo di roccioso hard rock texano, che affonda le proprie radici nel blues e che ha cercato nuove vie espressive. |
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Devo subito sottilineare che è stato un vero peccato vedere che il pubblico italiano ieri sera ha snobbato un concerto così importante. I King’s X tornavano in Italia per la seconda volta dopo una lunga assenza e oggi la band è ancora in gran forma, anche se Doug Pinnick non ha una gran bella cera, con un fisico asciutto, quasi scheletrico, alla Iggy Pop, faceva un po’ impressione col basso a tracolla. Ma il tiro della band era come sempre micidiale, le pennate di Doug sul basso facevano tremare le interiora, mentre Gerry Gaskill sosteneva il tutto con un drumming al tempo stesso potente e pulito, di una precisione quasi maniacale, poi c’era il chitarrismo spirituale di Ty Tabor, che completava il tutto. Doug ha cantato con la sua voce sgraziata, che sembra un affronto alle leggi del bel canto, ma nonostante questo funzionava a meraviglia, qualche brano è stato cantato da Ty che ha una timbrica molto più pulita e uno è stato cantato anche da Gerry, ma quando i tre hanno proposto le loro tipiche armonicizzazioni a tre voci, risalenti al primo periodo della loro discografia, erano davvero brividi. |
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La scaletta ha scorazzato lungo i quindici album del gruppo con un enfasi particolare verso la fine dello show, quando il gruppo ha lasciato uno spazio maggiore all’improvvisazione e alle jam sessions, assolutamente imperdibile “Over My Head”, con un assolo di chitarra spettacolare. Poi anche il momento in cui Pinnick ha imbracciato il suo basso Hamer a dodici corde per l’esecuzione di “Pray” è stato toccante, il groove di basso era strepitoso! L’energia primordiale della band si univa ad una esecuzione ad alto tasso tecnico, due componenti che sembrerebbero in antitesi, ma che il trio texano è sempre riuscito a miscelare con una capacità unica. Grande spettacolo, impeccabile soprattutto da un punto di vista di feeling e di emozioni provate, il groove metal dei King’s X possiede una carica come pochi altri. Alla fine del concerto la band ha dato appuntamento ai fan per foto e autografi, ma io purtroppo dovevo rientrare in fretta e mi sono perso questo momento simpatico, che non tutti concedono. GB |
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