Probabilmente, quando nel 2004 è uscito il debutto di questo
progetto ideato dall’olandese Gerben Klazinga dopo una gestazione
di circa vent’anni, molti devono aver sorriso dentro di loro
e aver pensato che in fondo il tipo si era voluto togliere una soddisfazione…
ma che sotto sotto non ci fosse molta sostanza. Invece ecco che Gerben
torna a farsi vivo con un secondo album su cui pochi avrebbero scommesso
e con un vero gruppo alle spalle. In formazione ritroviamo il fratello
Joop al flauto, Mark Smit alla voce, mentre i restanti quattro sono
nomi nuovi. Non cambiano invece le ambizioni musicali dei nostri,
che restano confinate in un new prog molto derivativo, fra citazioni
dei classici come Camel e Genesis, per arrivare a IQ e Pendragon.
Le sette composizioni che formano l’album sono mediamente lunghe
e tutt’altro che disprezzabili, tutto l’album è
godibile e scorre piacevolmente, solo non ci sono elementi di novità
o di ricerca, in altre parole questo è uno di quei dischi per
cui si potrebbe parlare di “regressive” rock, ma questo
non toglie che il disco sia ben fatto, con lunghe fughe strumentali
e parti cantate dominate da belle melodie, spesso molto epiche. Questo
connubio fra progressive e partiture fantastiche a sfondo eroico mi
è sempre piaciuto, di conseguenza non posso non apprezzare
questo disco.
Ma c’è anche una certa varietà, infatti “Corteous
Love” è un brano lento, romantico e triste. Oppure c’è
la misteriosa “Dieamweaver”, ma ogni traccia è
un piccolo scrigno ricco di gemme new progressive. I Knight Area hanno
creato un mondo immaginifico dove vogliono portare tutti quelli che
vogliono dare loro una possibilità, quasi un’ideale colonna
sonora per un film di avventure. Se siete alla ricerca di un disco
bello senza essere troppo impegnativo, di quelli che alla sera possono
regalarvi un ora di sano relax e senza controindicazioni, allora i
Knight Area fanno per voi. GB
Altre recensioni: The Sun Also Rises;
Hyperlive
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