Rock Impressions
 

INTERVISTA CON CARLOS PLAZA DEI KOTEBEL (versione inglese)
di Giancarlo Bolther

Ciao Carlos, mi puoi raccontare come sono strutturati i pezzi di Omphalos e quali sono i punti salienti dell’album (hit-points)?
L’album si apre con il brano “Ra”, il dio sole egizio, che dura circa tredici minuti. Questo probabilmente è il pezzo dove abbiamo raggiunto la migliore integrazione fra stili e linguaggi diversi. Il secondo brano e il nono sono stati composti da César García e, come sull’album Fragments of Light, sono degli strumentali basati su una chitarra heavy. Il suo stile compositivo è piuttosto diverso dal mio e questo conferisce una buona varietà all’album. Io credo che siano due pezzi eccellenti, pieni di dettagli che meritano di essere scoperti. Per quanto mi riguarda il pezzo più rappresentativo dell’album è “The Pentacle’s Suite” con i suoi trenta minuti. Come si può capire dal titolo, si tratta della rappresentazione musicale di alcuni pentagrammi specifici usati dai maghi del passato per proteggere se stessi dagli effetti dei propri incantesimi. La suite si compone di sei parti, che sviluppano un tema comune, tranne “Epilogue”. Le caratteristiche principali dell’album sono contenute in “Omphalos” che, secondo me, è la canzone più vicina allo stile e al linguaggio dei nostri album precedenti. Ho aggiunto anche un pezzo dal titolo “Joropo” che è il nome di un ritmo folkloristico venezuelano. Questo brano è un esempio che mostra il carattere eclettico dei Kotebel.
Per quanto riguarda gli hit-points, non credo che sia possibile trovare dei punti “commerciali” o “maggiormente accessibili” negli album di musica progressiva di oggi. Per fortuna abbiamo abbandonato l’abitudine comune negli anni ’70 di includere una breve traccia commerciale per soddisfare le richieste delle case discografiche e assicurare dei buoni target di vendita. Probabilmente mi sbaglio e si può trovare qualcosa di simile ad un hit-point in ogni album , ma io non compongo con in mente un’idea di questo tipo. Comunque penso che se in Omphalos ci siano degli hit-points questi debbano essere ricercati dai nostri fans.

Cosa significa il titolo e che messaggio volete dare con quest’album?
“Omphalos” è la parola greca per ombelico. Questo nome è usato anche per indicare una pietra sacra posta al centro degli antichi oracoli greci, come anche l’Oracolo di Delphi. La pietra rappresenta l’origine di ogni cosa che “è”. La fonte primaria. Nella nona e nella decima risposta a questa intervista spiego in modo più approfondito i significati metafisici di questi concetti.

Come procedete alla composizione dei vostri brani?
Di solito inizio con delle idee che funzionano come i mattoni per costruire un edificio. Con questi creo una versione grezza del pezzo, una specie di traccia per così dire. Poi inizio a lavorare sulle singole parti, ma sempre tenendo presente una prospettiva complessiva del brano. Se non componi e non arrangi con una chiara visione di tutto il quadro, va a finire che produci un lungo pezzo fatto di una concatenazione di idee invece di un insieme coerente. Una volta terminati gli arrangiamenti, presento il pezzo agli altri musicisti. Le loro idee vengono suonando il pezzo e così si arriva all’arrangiamento finale. Ovviamente tutto il processo è pesantemente influenzato dagli elementi extra musicali che prendo come spunto per ispirarmi. Può essere un poema, una serie di concetti o anche un quadro. Di norma uso questi elementi come base di meditazione e aspetto che nasca un’idea musicale da queste riflessioni.

Secondo te, quali sono le principali differenze fra i vostri albums? A me sembra che abbiate iniziato come un tuo progetto personale e che col tempo siate diventati un vero e proprio gruppo...
Sono totalmente d’accordo con questa tua affermazione. Quando ho deciso di usare la musica progressiva come veicolo per continuare il mio lavoro di artista, ero totalmente all’oscuro di tutta la musica che era stata composta dopo gli anni settanta. Questa è la ragione per cui il sound di “Structures” è così fortemente legato agli ai seventies. Ho composto “Mysticae Visiones” sotto la forte ispirazione e guida degli studi di letteratura metafisica che stavo facendo in quel periodo. Alcune persone hanno detto che “Fragments of Light” e “Omphalos” sono un’evoluzione rispetto ai primi due albums, ma non sono d’accordo. I credo che “Mysticae Visiones” sia diverso dai successivi due albums. Sono passati quattro anni dalla sua realizzazione e ancora oggi non cambierei una singola nota di quel disco. In “Fragments of Light” ho voluto sperimentare, così il linguaggio è altrettanto importante quanto i messaggi contenuti. Ho preso una serie di poemi di Nathalye Engelke, mia moglie, e per la prima volta ho inserito dei testi in un album dei Kotebel. Ho voluto anche sperimentare con la voce umana. Sono partito dalla sua melodia e dai suoi ritmi e li ho messi in un unico contesto. Per esempio in “Memories” puoi sentire un sintetizzatore in sottofondo alle parti vocali, che sottolinea la melodia della voce. In “Fire” ho voluto sperimentare la scrittura di un brano più rock convenzionale, per questo motivo ho invitato un cantante maschile, Juan Olmos, a cantare il pezzo. In “Mirrors” ho scritto una parte in forma A-B-A (più una coda per essere precisi), dove la “B” è l’immagine speculare di “A”. Nella riesposizione del tema “A” puoi sentire un pianoforte suonato al contrario, in realtà si tratta del tema “B”, ma con la traccia audio invertita.
Tornando a “Fragments of Light” si trattava di un progetto personale con la collaborazione stabile di musicisti eccellenti come Omar Acosta, César García e Carolina Prieto. Ed è stato concepito come uno studio project. Nel 2004 siamo stati invitati a suonare al BajaProg del 2004, così ci siamo costituiti in gruppo per l’occasione. Da quella esperienza i Kotebel sono passati dall’essere un progetto personale ad un vero e proprio gruppo. “Omphalos è il primo prodotto di questo cambiamento. Puoi riconoscere l’effetto di questo dall’apporto attivo negli arrangiamenti di musicisti come Carlos Franco e Jaime Pascual. La differenza che passa dalle mie versioni iniziali dei pezzi rispetto a quelli finiti con tutti gli arrangiamenti e che poi sono finite sugli albums sono veramente grandi. L’intero background dei diversi musicisti ha rinforzato il carattere eclettico del gruppo. Credo che con “Omphalos” i Kotebel abbiano raggiunto un proprio linguaggio e stiano finalmente iniziando ad esplorare dei territori sconosciuti.

La vostra musica è una via per fuggire dalla realtà o per affrontarla?
Potrei scrivere un libro per rispondere alla tua domanda. Tutto dipende da cosa intendi per realtà, un termine che è vecchio quanto la storia della filosofia stessa. Per riassumere brevemente il mio pensiero, la realtà è costruita aggiungendo dei concetti razionali (informazioni che derivano dai nostri sensi e i collegamenti logici costruiti attorno queste informazioni) alle intuizioni. Ho una laurea in fisica conseguita nell’82, quindi sono piuttosto informato sui meccanismi razionali usati dal genere umano per comprendere la realtà. Sono convinto che al giorno d’oggi una persona possa raggiungere una conoscenza più vasta e più esaustiva di cosa sia la realtà attraverso la meditazione, piuttosto che attraverso un microscopio elettronico. Quindi, per tornare alla tua domanda, la mia speranza è che la nostra musica possa aprire delle porte che possano allargare la prospettiva sulla realtà che ci circonda.

Ho visto che la vostra formazione è cambiata, cosa mi puoi dire dei nuovi membri?
A dir la verità l’unico nuovo membro è Jaime Pascual al basso. In “Structures” Carlos Franco aveva suonato le percussioni nel brano “Structure n.7” e Adriana Plaza (mia figlia, che all’epoca aveva nove anni) aveva suonato il cembalo in un paio di canzoni. Carlos e Jaime sono entrati stabilmente nel gruppo in occasione del BajaProg nel 2004. Hanno contribuito notevolmente agli arrangiamenti di “Omphalos”. Carlos ha aggiunto il carattere etnico e Jaime un basso corposo come io non sarei mai stato capace di fare da solo. Attribuisco a loro la riuscita del sound del nuovo album. Adriana si è unita al gruppo quando “Omphalos” era quasi finito e il suo contributo lo si può notare nelle parti di sintetizzatore di “Joropo”. Il suo contributo nel nostro prossimo album sarà molto più significativo. Ha raggiunto un livello molto alto come performer è voglio sfruttare le sue capacità a nostro vantaggio. Lei si occuperà delle partiture più complesse, che per me sarebbero difficili, se non impossibili, da suonare. Il nostro set-up dal vivo prevede due tastieristi, quindi il suo ruolo dal vivo è strategico.

Cosa significa il nome del gruppo?
Ho preso questo nome da Adriana. Quando aveva circa due anni usava questa parole per definire i linguaggi che non capiva. Avevo degli amici inglesi a quel tempo e lei diceva che loro parlavano in “Kotebel”. Quando nel ’99 ho deciso di dar vita al progetto, la scelta del nome è stata ovvia. Inoltre questo nome ha un grande vantaggio aggiunto: tutte le volte che lo cerchi in Internet sei sicuro di trovare dei link che ci riguardano.

L’artwork dell’album presenta molti simboli, c’è un concept religioso sottostante?
Ci sono tre elementi che danno all’album una sorta di unità: il riferimento a “Ra”, il dio egizio che fornisce l’energia necessaria per animare tutte le creature viventi; i “Pentacoli”, che sono degli artifici usati dai maghi per controllare le forze evocate durante i loro riti; e “Omphalos”, che è l’origine di tutte queste forze. Tutto questo è molto ben rappresentato nella copertina: l’anima di un uomo legata alla materia a causa della sua incarnazione, ma consapevole della sua natura trascendente. Egli ricorre alla religione, agli incantesimi, alla meditazione, alla filosofia allo scopo di rompere i legami materiali e per raggiungere una consapevolezza universale, mentre al tempo stesso resta consapevole di se stesso.

Cosa pensi della religione e quanto sei religioso?
Nel suo significato più puro la religione è uno dei diversi mezzi usati dagli uomini per entrare in contatto con gli aspetti nascosti della realtà. A mio avviso il limite dei nostri sensi è un fattore molto importante , quello principale è la nostra abitudine di considerare la ragione e la logica come l’unica via per raggiungere la Verità e capire la realtà. Io credo in Dio, ma la mia idea su cosa sia è piuttosto diversa da quella delle principali religioni. La maggior parte delle religioni è geocentrica, queste attribuiscono a Dio degli attributi umani per poter mettere l’uomo al posto più alto rispetto a tutte le altre creature. Ci sono bilioni di galassie e ognuna di esse ha milioni e milioni di stelle. Non ci vuole una gran meditazione per capire che la natura di Dio è al di fuori della nostra comprensione e che è molto più complessa dell’immagine antropomorfa che la maggior parte delle persone hanno di Lui. Sono convinto che le religioni hanno una grande responsabilità nel crescente livello di ateismo che si registra. Da una parte, mettendo il credo al primo posto, molte persone affermano che Dio non è buono perché non interviene per bandire l’ingiustizia, per curare, per proteggere e rendere sicura e per sempre felice la vita degli umani. Siccome Dio non si manifesterebbe in questi termini allora questo giustifica l’idea che non esista. Altri, abbastanza comprensibilmente, credono che le religioni siano basate su una rappresentazione infantile dell’Universo e quindi non credendo alle religioni, di conseguenza non credono nemmeno in Dio. Altri ancora, invece di analizzare la base teosofica, guardano solo agli atti compiuti dai fanatici e affermano che le religioni sono all’origine della maggior parte delle guerre e dei conflitti che hanno colpito l’umanità. Tutti sappiamo che le religioni sono state usate nei secoli da qualcuno per controllare le altre persone. Le idee e i fatti storici sono stati cambiati al fine di trasformare le religioni in un mezzo efficace di controllo per manipolare la società. La paura di Dio e l’idea del Peccato Originale sono, insisto che si tratta di un’opinione strettamente personale, esempi di come le religioni abbiano distorto la realtà per esercitare il potere. Quindi, io credo in Dio, ma non seguo nessuna religione in particolare.
Ho capito molto presto che capire la natura di Dio era fuori dalla portata delle nostra comprensione. Voglio chiarire che intendo comprensione di tipo razionale. Possiamo capire alcuni aspetti di Dio guardando la natura, ad esempio riguardo la sua natura ciclica. “Mysticae Visiones” è una rappresentazione musicale della reincarnazione, sono convinto che noi siamo il risultato di una enorme catena di azioni e reazioni (Karma) e che il nostro spirito sia oggetto di una serie innumerevole di reincarnazioni, non solo come umani, eventualmente non solo come creature terrene. Questo dipende dal nostro stato evolutivo, dai nostri bisogni, attraversiamo diverse incarnazioni sotto diversi stati di densita materiale, incluso gli stati gassosi o entità così impercepibili che gli umani non sono in grado di riconoscerle. Così possiamo essere solidi come le rocce o così volatili come gli spiriti. Io credo che gli uomini, così come tutta la creazione, siano parte viva di Dio, non qualcosa di staccato e di indipendente da Lui. Man mano che progrediamo nella nostra evoluzione, aumentiamo la nostra capacità di capire Dio e quindi di condividere sempre più i suoi attributi, incluso la capacità di eliminare la dipendenza dal tempo.
Potrei approfondire ancora di più queste idee, ma ci stiamo allontanando dalla musica che è l’oggetto principale di questa intervista. Sono stato tentato di aprire un blog nella pagina web dei Kotebel per discutere di questi argomenti. Se un lettore ritiene sia una buona idea, lo invito a scrivermelo nel guestbook o a mandarmi una mail.

Torniamo alla musica allora, farete un tour in supporto al cd? Cosa caratterizza le vostre esibizioni live?
Dopo aver realizzato Omphalos abbiamo iniziato a preparare uno spettacolo con materiale preso da tutti i nostri dischi precedenti. Credo che abbiamo messo insieme uno show molto potente che include versioni di “Ra”, “The Pentacle’s Suite”, “Excellent Meat”, lunghe parti di “Mysticae Visiones” e materiale preso da “Fragments of Light” come “Hades”, “Quimerista II” e “Fire”. Attualmente siamo alla ricerca di opportunità di suonare in alcuni festivals o in ogni occasione che abbia senso. Ogni proposta è la benvenuta. L’Italia è uno dei paesi dove mi piacerebbe di più poter suonare, perché il progressive italiano è sempre stato una grande fonte di ispirazione per me. Un concerto dei Kotebel non ha niente a che fare con un tipico concerto rock. Noi cerchiamo di concentrarci sul convogliare la musica senza disperdere le nostre energie correndo sullo stage. In questo senso le nostre esibizioni sono molto simili ai concerti di musica classica.

Cosa pensi dell’attuale scena prog?
Il Prog è ancora molto lontano dall’acquisire il credito di cui attualmente godono altri tipi di musica da culto come il jazz o la classica. Ho pensato lungamente a questo problema e credo che una buona responsabilità dipenda dal fatto che il termine “Progressive Rock” sia ingannevole e che non aiuti l’espansione del genere. Durante l’ultima edizione dell’eccellente Gouveia Art Rock Festival in Portogallo sono stato invitato ad un evento parallelo per discutere su questo. Sto preparando un testo con la speranza di poterlo stampare e distribuire durante l’edizione del prossimo anno. È troppo lungo e complesso per poterlo sintetizzare. In essenza, io credo che le principali caratteristiche della nostra musica hanno molto più a che fare con gli sviluppi strutturati di temi piuttosto che con la natura progressiva. Molti altri generi sono progressivi, nel senso che cercano di innovare incorporando strumenti esotici, ritmi dispari, elementi extra musicali, e così via. Il termine progressive era appropriato per i gruppi degli anni ’70, perché stavano creando un nuovo linguaggio. Ma oggi, basandoci su questo termine, potremmo ignorare la musica composta da Mathew Parmenter (Discipline) e questo sarebbe un grave errore. Inoltre alcuni critici rigettano qualsiasi cosa che sia relazionata al progressive rock. Alcuni l’hanno capito e allora sono nati termini come “Progressive Music” o “Art Rock”. Per la mancanza di un termine migliore io uso il termine “Art Music” in opposizione alla “Commercial Music”. Ovviamente, l’Art Music può comprendere anche la classica, il jazz o ogni altra forma di musica creata da un intento artistico e priva di ogni velleità commerciale. Quindi anche Art Music non è del tutto appropriato per descrivere un solo genere, ciononostante io penso che sia il termine migliore. Essendo una definizione vaga risulta facile piazzare i Kotebel in molti festival indie e anche molti altri gruppi verrebbero accettati volentieri.

Secondo te quali possono essere gli sviluppi futuri per la musica progressiva nei prossimi anni?
L’Art Music (usiamo questo termine) è costretto ad accrescere la propria base di fans nei prossimi anni. Questo perché attualmente la sproporzione fra domanda e offerta è assurda. Così tanti gruppi per una base di fans troppo ristretta. Penso che questo debba portare i musicisti a sentire per primi il bisogno di andare oltre l’idea estremamente semplicistica e naif della musica mainstream. Sempre più musicisti scoprono nell’Art Music gli elementi per sviluppare lo loro abilità al massimo dei loro potenziali. Il nostro genere non deve limitare la creatività: puoi andare dal jazz, al rock, all’impressionismo, al folk e a tutto quello che ci sta in mezzo. Come è accaduto anche in passato, il pubblico inizierà ad andare nella direzione che gli artisti avranno preventivamente tracciato. In alcuni anni, molti dei gruppi di oggi avranno lasciato, ma molti saranno rimasti apprezzando una base di fans grande abbastanza per i musicisti di Art Music da poter vivere di musica.

Secondo te chi ha scritto le pagine più significative nella storia di questo genere?
Non credo sia possibile identificare un singolo musicista o band più importante. Il nostro genere è suddiviso in molti sottogeneri diversi e ognuno di questi ha molti attori principali.

Di solito gli artisti non sono mai pienamente soddisfatti dei loro lavori, c’è qualcosa che vorresti cambiare nei tuoi, o vanno bene così come sono?
Come ho detto prima, non cambierei nemmeno una nota per esempio di “Mysticae Visiones”, ma se potessi rifare completamente l’album e avessi abbastanza risorse economiche, ovviamente mi piacerebbe poter utilizzare degli studi di registrazione professionali con l’aiuto di ingenieri e apparecchi migliori per il missaggio e il mastering. Tieni a mente che tutti i dischi dei Kotebel sono stati registrati nel mio studio personale, mentre molte parti di chitarra di Cesar sono state registrate in una piccola stanza del suo appartamento, e il missaggio e il mastering sono stati fatti da me con delle risorse veramente limitate. Sono un musicista e non un ingegnere, quindi il risultato finale è per forza di cose lontano da quello che avremmo potuto raggiungere se avessimo avuto abbastanza soldi da investire. Un’altra cosa che avrei voluto poter avere nei primi dischi era una sezione ritmica come quella composta da Carlos Franco e Jaime Pascual. Fino a “Fragments of Light”, ho suonato io le parti di batteria e di basso, oltre alle tastiere. È impossibile fare il compositore, l’arrangiatore, il performer, l’ingegnere, il marketing manager, il promoter, il web designer, etc… senza compromettere la qualità di quello che fai. Se limitiamo il discorso alle composizioni in se stesse, mi ritengo abbastanza soddisfatto e non cambierei nulla.

Quali sono i tuoi gruppi preferiti, quelli che più ti hanno ispirato?
Le mie bands preferite negli anni ’70 sono delle icone molto conosciute: Genesis, Yes, ELP, PFM, Jethro Tull, King Crimson, Focus, Pink Floyd, Rennaisance, etc. Probabilmente l’album che ho ascoltato di più è A Passiona Play dei Jethro Tull, per quanto ne so penso sia il disco più sottovalutato della storia dell’Art Music.
Mentre negli anni ’90 le mie preferenze sono state: Ravel, Debussy, Stravinsky, Rachmaninov, Prokofiev, Chopin, Grieg, Schumman, etc. In generale i compositori impressionisti e i tardo romantici. Questi compositori hanno esercitato e esercitano tutt’ora una profonda influenza sul mio modo di scrivere e comprendere la musica.
Tornando alla musica progressiva, ho scoperto nuovi gruppi, alcuni dei quali mi erano sfuggiti negli anni ’70. Una lista completa sarebbe troppo lunga, i primi che mi vengono in mente sono: After Crying, Deus Ex Machina, Banco del Mutuo Soccorso, Gentle Giant, Discipline (Mathew Parmenter), Anglagard, Finnegans Wake, Porcupine Tree, Anekdoten, Isildurs Bane e ultimo ma definitivamente non ultimo gli Universal Totem Orchestra col loro magnifico album “Rituale Alieno”.

Cosa mi puoi dire della scena musicale del tuo paese?
Beh, io appartengo a due nazioni, perché sono Venezuelano, ma sono anche Spagnolo e vivo a Madrid fin dall’89. La metà dei componenti dei Kotebel sono Venezuelani e l’altra metà Spagnoli, se stai pensando che sette non è divisibile per due, sappi che alcuni di noi hanno due nazionalità. Tengo sempre dei contatti molto stretti col Venezuela, perché la maggior parte dei miei familiari vive la. In Spagna l’Art Music praticamente non esiste. È estremamente difficile trovare qualcuni che ti supporti e le poche iniziative che ci sono vengono dalla passione di singoli individui che investono la maggior parte del loro tempo libero e i propri soldi cercando di diffondere la musica. Invece, in Venezuela, la situazione è molto salubre. Ci sono vari gruppi in attività e Caracas è normalmente inclusa in tutti i tour dell’America Latina, mentre Madrid viene regolamente esclusa dai tour europei. La maggior parte dei fans dei Kotebel vivono fuori dalla Spagna e abbiamo più fans in Venezuela che in Spagna.

Quanto sei influenzato culturalmente dalla tua terra natia?
Nonostante il mio linguaggio musicale tenda ad essere universale, puoi chiaramente avvertire nella mia musica le influenze del Venezuela. “Joropo” da Omphalos è uno degli esempi più recenti di questo. Insieme a Carlos Franco sto lavorando molto bene, perché lui è più abile di me nel mettere in evidenza gli aspetti venezuelani della mia musica. In “Ra”, per esempio, ha cambiato alcuni dei miei arrangiamenti originali per includere delle ritmiche venezuelane. Lui è capace di fare questo con naturalezza, questo è il motivo per cui sono convinto che i Kotebel stiano esplorando dei nuovi territori.

Questi sembrano tempi oscuri. Cosa pensi di questo periodo, sei ottimista o temi il futuro?
È molto difficile rispondere brevemente a questa domanda. Se guardi alla nostra situazione con una prospettiva Universale, allora ti accorgi che le cose non sono così nere come possono apparire. Se alla fine la terra verrà distrutta dagli umani, noi continueremo la nostra evoluzione da qualche altra parte. Dio non disperde le anime. Se gli umani continueranno questo trend basato su un vorace consumo delle risorse privo di ogni spiritualità, presto o tardi la Natura metterà le cose a posto.

Sentiti libero di concludere questa intervista come desideri…
Come intervista è stata piuttosto lunga e chiedo scusa per questo. Ciononostante desidero invitare i fans ad aiutare i musicisti semplicemente comprando la musica attraverso i mezzi che garantiscano un guadagno ai musicisti, o che almeno li aiutino a coprire gli investimenti fatti. Ho fede nel futuro dell’Art Music, ma di sicuro se i musicisti devono cercare altre fonti di sostentamento rispetto alla musica, allora non saranno mai capaci di sviluppare la propria arte al suo pieno potenziale. La quantità e la qualità della musica futura dipende dal vostro aiuto.

GB

Recensioni: Mysticae Visiones; Fragments of Light; Ouroboros

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