Seconda
fatica per questo gruppo spagnolo che propone una interessante fusione
fra musica classica e il prog rock marcatamente seventies.
L'album si divide in due lunghe suites, la prima "Mysticae Visiones",
divisa in dodici movimenti, è lunga oltre i trentacinque minuti,
mentre la seconda "El Rio" si contiene in "soli"
quindici minuti. A parte questo dettaglio tecnico, ci troviamo di
fronte ad un gruppo di abili e ispirati musicisti, che ruotano attorno
alla figura del tastierista Carlos Plaza, vero cuore della band, completano
la partita un chitarrista, un violoncellista, un flautista e una cantante.
Le parti di basso e di batteria (probabilmente elettronica) sono dello
stesso Plaza.
La musica proposta possiede una forza mistica molto misteriosa, talvolta
inquietante, dalle geometrie avvolgenti. L'ascoltatore viene condotto
in un labirinto con spirali crescenti e Carlos è molto bravo
a creare atmosfere oniriche, dimostrando di non avere nulla da invidiare
ai mostri sacri dei tasti d'avorio, anche se non ne possiede ancora
il carisma, che però potrebbe arrivare col tempo.
Le parti di cantato sono ridotte all'essenziale e sono molto evocative,
non ci sono dei testi, ma la voce viene usata come uno strumento.
Mysticae Visiones è un lavoro nel quale immergersi totalmente
per gustare la particolare visionarietà di un artista brillante,
una voce nuova che merita di ritagliarsi uno spazio. GB
Altre recensioni: Fragments of Light; Omphalos;
Ouroboros
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