Rock Impressions

Lilith and the Sinnersaints - The Black Lady and the Sinner Saints LILITH and the SINNERSAINTS
The Black Lady and the Sinner Saints
Alpha South Records
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Rock
Support: CD - 2008


Ci sono artisti che per scelta restano underground per tutta la loro carriera, forse la cosa non è sempre cosciente e “decisa a tavolino”, ma quando si fanno delle scelte controcorrente, anticommerciali e artisticamente libere è inevitabile rivolgersi ad una cerchia ristretta di appassionati di musica, questo è un indice di qualità e di serietà che ritroviamo in poche bands, difficilmente in quelle che spiccano nelle classifiche di vendita. Questa formazione ha una lunga carriera alle spalle iniziata nei primi anni ottanta col moniker Not Moving, divenuto poi Lilith negli anni ’90 e oggi allargato all’attuale Lilith and the Sinnersaints. Nel presente cd abbiamo il contributo di artisti del calibro di Tav Falco, Santo Niente, Julie’s Haircut, Dome La Muerte (Not Moving), Maurizio Curadi (ex Birdmen of Alkatraz) e altri ancora.

Il sound espresso in questo progetto è molto complesso, si tratta di un ardito mix di vari generi musicali dal folk al punk, con spruzzate di jazz e di blues, in un certo senso mi ricordano una versione folk di Nick Cave, dei moderni cantastorie, ancorati al passato, ma tesi verso il futuro per le sonorità decisamente rock di molti brani. In effetti questo album è un concept piuttosto ambizioso, l’intro iniziale “The Black Saint” si rifà volutamente a Charlie Mingus, ma è solo l’inizio di una serie impressionante di riferimenti che nel loro insieme si fanno profonda cultura e dedizione. Tra covers e brani composti apposta per l’occasione abbiamo la possibilità fare un viaggio nella cultura rock più ambiziosa. Impossibile fare un track by track, perché toglierebbe l’emozione che genera l’ascolto dell’album nella sua interezza, che è come uno spettacolo teatrale sorretto da musiche senza tempo e cariche di struggente nostalgia. Quasi come in certe scene felliniane, che sono entrate nella memoria collettiva (mi si perdoni il paragone ardito), queste canzoni sono tappe di un percorso artistico irreprensibile.

Per la cronaca il disco esce anche in versione limitata con bonus cd contenente la ristampa del singolo (andato esaurito) “I Need Somebody”, uscito nella primavera del 2007. Ci vorrebbero più album come questo e più gente disposta a dedicare un po’ più di tempo ad ascolti che possono davvero arriccchire, magari non sempre facili, ma di sicuro molto appaganti sulla lunga distanza. Mi piacerebbe definire questo album come “Slow Rock”, prendendo spunto dalla nota associazione che tutela le prelibatezze nate dall’operosa e prolifica arte del fare cibo, ma non ho la pretesa di creare una nuova etichetta, piuttosto ecco un album sperimentale e gradevole al tempo stesso, che fa cultura senza mettersi in cattedra. GB

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