I Magic Pie sono stati una delle più belle realtà uscite
dal prog nordico negli ultimi anni, questo loro terzo album segue
di quattro anni il precedente Circus of Life e con questo mostrano
di non essere molto prolifici, ma è un difetto che li accomuna
a molte formazioni di questa scena. Nonostante queste lunghe pause,
la formazione è rimasta quasi inalterata, si segnala solo l’uscita
del cantante Allan Olsen, sostituito da Eirikur Hauksson, confermando
così la linea del gruppo di avere due voci maschili, che hanno
sempre creato delle situazioni originali.
Il loro sound è un prog saldamente radicato nel passato, ma
con una tensione moderna sempre viva, in questo nuovo lavoro però
la band ha voluto scrostarsi di dosso i legami col classico prog,
in favore di sonorità molto moderne e incisive, senza stravolgere
il loro sound, ma rendendolo più attuale e sperimentale. Ne
esce un disco spettacolare, pieno di tensione e di ottimo prog, ci
sono cavalcate imponenti e grandi partiture ritmiche, momenti sontuosi
di pura magia si alternano a sfuriate, ma non fraintendetemi non si
tratta di metallo, ma di ottimo prog, se voltete ci sono ancora certi
collegamenti coi King Crimson, grandi movimenti di tasiere e di chitarre,
con delle linee melodiche vocali che ricordano i The Flower Kings,
più per la timbrica dei cantanti che per reale affinità.
I Magic Pie sanno unire una tecnica invidiabile ad una capacità
compositiva spettacolare, sono tutto quello che tanti altri gruppi
dovrebbero essere, mettono sempre la piacevolezza dei brani prima
delle dimostrazioni tecniche e questo è un pregio sempre più
raro coi tempi che corrono. Questi musicisti non si sono mai lasciti
prendere la mano, ma hanno dato vita ad un album praticamente perfetto,
ineccepibile sotto ogni punto di vista. Volevate qualche brano? E
io non richiamo nessun titolo, questo è un album da ascoltare
dall’inizio alla fine, i titoli non contano, non c’è
un calo di tensione, un pezzo che domina sugli altri, ma c’è
tanta, tanta musica, quella che avete sempre cercato e non avete mai
trovato così.
The Suffering Joy è uno di quei rari dischi da comprare a scatola
chiusa, che impreziosisce la discografia della band e anche la vostra.
Io vi ho avvisati. GB
Altre recensioni: Slottsskogen Goes
Progressive 2005; Circus of Life;
Motions of Desire; Fragments
of the 5th Element
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