Rock Impressions

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Magic Pie - The Suffering Joy MAGIC PIE - The Suffering Joy
Progress Records
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog
Support: CD
- 2011


I Magic Pie sono stati una delle più belle realtà uscite dal prog nordico negli ultimi anni, questo loro terzo album segue di quattro anni il precedente Circus of Life e con questo mostrano di non essere molto prolifici, ma è un difetto che li accomuna a molte formazioni di questa scena. Nonostante queste lunghe pause, la formazione è rimasta quasi inalterata, si segnala solo l’uscita del cantante Allan Olsen, sostituito da Eirikur Hauksson, confermando così la linea del gruppo di avere due voci maschili, che hanno sempre creato delle situazioni originali.

Il loro sound è un prog saldamente radicato nel passato, ma con una tensione moderna sempre viva, in questo nuovo lavoro però la band ha voluto scrostarsi di dosso i legami col classico prog, in favore di sonorità molto moderne e incisive, senza stravolgere il loro sound, ma rendendolo più attuale e sperimentale. Ne esce un disco spettacolare, pieno di tensione e di ottimo prog, ci sono cavalcate imponenti e grandi partiture ritmiche, momenti sontuosi di pura magia si alternano a sfuriate, ma non fraintendetemi non si tratta di metallo, ma di ottimo prog, se voltete ci sono ancora certi collegamenti coi King Crimson, grandi movimenti di tasiere e di chitarre, con delle linee melodiche vocali che ricordano i The Flower Kings, più per la timbrica dei cantanti che per reale affinità. I Magic Pie sanno unire una tecnica invidiabile ad una capacità compositiva spettacolare, sono tutto quello che tanti altri gruppi dovrebbero essere, mettono sempre la piacevolezza dei brani prima delle dimostrazioni tecniche e questo è un pregio sempre più raro coi tempi che corrono. Questi musicisti non si sono mai lasciti prendere la mano, ma hanno dato vita ad un album praticamente perfetto, ineccepibile sotto ogni punto di vista. Volevate qualche brano? E io non richiamo nessun titolo, questo è un album da ascoltare dall’inizio alla fine, i titoli non contano, non c’è un calo di tensione, un pezzo che domina sugli altri, ma c’è tanta, tanta musica, quella che avete sempre cercato e non avete mai trovato così.

The Suffering Joy è uno di quei rari dischi da comprare a scatola chiusa, che impreziosisce la discografia della band e anche la vostra. Io vi ho avvisati. GB

Altre recensioni: Slottsskogen Goes Progressive 2005; Circus of Life;
Motions of Desire;
Fragments of the 5th Element

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