L’Hard
Rock anni ’70 è qualcosa di veramente unico, un fenomeno
musicale coinvolgente, dall’abbraccio stritolatore così
forte da farti sentire il cuore di chi suona pulsare sopra il tuo.
Ecco, proprio questo ci mettono i nostrani Mantra, il cuore, quello
che batte mille all’ora quando è raggiunto da queste
sonorità. La capacità dei ragazzi sta nel rispolverare
i suoni dell’epoca arricchendoli di modernità, tanto
da farci pensare che se fossero stati un gruppo inglese chissà
cosa avrebbe potuto scrivere la stampa di settore. No, non voglio
fare il patriota a tutti i costi, sarei spocchioso e ridicolo, tantopiù
di parte. La musica poi si sa non ha confini, ma non nascondiamoci
dietro ad un dito, tutto quello che proviene dall’Inghilterra
o dall’America, anche se immondizia, la consideriamo sempre
una spanna sopra il nostro materiale sonoro, il perché poi
a me resta sconosciuto.
La voce di Jacopo Meille (anche Fool’s Moon, ma soprattutto
Tyger of Pan Tang) è quella che lascia il segno, proprio giusta,
come i maestri del settore ci insegnano.
I brani trasudano grinta, la musica va ascoltata ad alto volume per
poterne assimilare al meglio le vibrazioni. Fatelo già con
l’iniziale “Promised Land” e sentirete il lento
ed inesorabile incedere sonoro entrare in voi. Coverdale, Rodgers,
Plant e Daltrey sono solo alcuni dei punti di riferimento a cui Jacopo
si ispira. La chitarra di Gianluca Galli ci esegue dei solo davvero
di presa, mentre la ritmica di Andrea Castelli (Basso) e di Senio
Firmati (batteria) sa il fatto suo. Ci sono frazioni di genialità
in tutto “Hate Box”, come ad esempio in “Drifters”,
dove la rudezza dei riff viene infranta dai loops di Alessandro Guasconi.
L’idea è bella, mischiare il nuovo con il passato, se
dosato in maniera equilibrata può dare dei frutti davvero inaspettati.
L’analoga sorte è per “Time And Space”, ma
è davvero inutile cercare un brano guida, per fortuna il disco
non conosce attimi di cedimento.
A me sembra che ultimamente l’Hard Rock stia dando il meglio
di se grazie a gruppi norvegesi o giù di li, dunque ascoltare
un disco come “Hate Box” non può fare altro che
inorgoglirci. E se poi vogliamo continuare a far finta di niente allora
vuol dire che siamo dei masochisti, i Mantra dal canto loro si divertono
e si sente! Speriamo di risentirli al più presto….avanti
così. MS
Altre recensioni: Roots; Hard
Times
Intervista
Artisti correlati: Fool's Moon; Gianluca Galli |