Tornano i Marbin, una formazione tra prog e fusion, che mi aveva colpito
molto col suo debutto. Formazione multietnica a quattro con Danny
Markovitch al saxofono, Dani Rabin alla chitarra, Justyn Lawrence
alla batteria e Jae Gentile al basso. Ma sono presenti anche diversi
ospiti, come Paul Wertico (Pat Metheny) alla batteria, Zohar Fresco
e Jamey Haddad (Paul Simon) alle percussioni, Victor Garcia alla tromba
e ancora tre tastieristi e ancora Steve Rodby (Pat Metheny), il sound
ne esce veramente arricchito.
Il nuovo album inizia in modo scoppiettante, “Blue Fingers”
è introdotta da un giro intrigante e molto dinamico di batteria
, che lancia una sezione musicale ricca di sonorità Crimsoniane,
spicca subito la caratura tecnica dei quattro musicisti, la loro è
una vera prova di forza e la musica spinge emozioni che mettono i
brividi. “Inner Monologue” ha un sapore forte, il ritmo
è pazzesco e molto sensuale, sembra preso da un ballo, la prima
parte è dominata dal sax, che fa vere scintille poi nella seconda
si fa largo la chitarra e sono sempre grandi fremiti, per poi finire
di nuovo col sax. Ottima la tensione di apertura di “Breaking
the Cycle”, sembra un tango o un bolero, ma in chiave molto
rock, la musica è così intensa da ammutolire, la tromba
di Victor Garcia prende il volo e ci porta con trasporto in territori
fantastici. “On the Square” è un’altra prova
di forza, siamo ai limiti di un hard rock jazzato, ruvido e complesso,
la batteria è sempre molto ben in evidenza, da sola regge molto
il sound della band. A sorpresa “Cafe de Nuit” porta un
momento di magia, che sembra non aver punti in comune col resto del
disco, un brano poetico, che ricorda certe nenie messicane alla Paris
Texas di Ry Cooder, mescolate con certa musica francese da film d’essay.
Altra sterzata con “Redline”, un rock ‘n’
roll esasperato da un ritmo jazzato incalzante e una chitarra graffiante,
divertente e coinvolgente, l’assolo di chitarra leva la pelle.
Ma ogni brano ha una storia da raccontare e merita di essere accolto
e interiorizzato, ogni tassello di questo formidabile cd è
tutto da godere e i Marbin si confermano come una band eccellente
sotto ogni punto di vista, fino all’apoteosi finale, che si
raggiunge con la romantica title track, un pezzo favoloso.
Musica cosmopolita, che ha molti richiami colti e cita in modo intelligente
diverse culture musicali fondendole in un sound terribilmente coinvolgente.
Nel sound dei Marbin troviamo jazz, fusion, world music e tanto prog.
Musica fatta con grande passione e creatività, come se ne sente
poca in giro, una band in piena ascesa, che non mancher à di
stupirci ancora e ancora. GB
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