Rock Impressions

Marbin - Last Chapter of Dreaming MARBIN - Last Chapter of Dreaming
Moonjune
Distribuzione italiana: IRD
Genere: Fusion / Prog / Avantgarde
Support: CD - 2013


Tornano i Marbin, una formazione tra prog e fusion, che mi aveva colpito molto col suo debutto. Formazione multietnica a quattro con Danny Markovitch al saxofono, Dani Rabin alla chitarra, Justyn Lawrence alla batteria e Jae Gentile al basso. Ma sono presenti anche diversi ospiti, come Paul Wertico (Pat Metheny) alla batteria, Zohar Fresco e Jamey Haddad (Paul Simon) alle percussioni, Victor Garcia alla tromba e ancora tre tastieristi e ancora Steve Rodby (Pat Metheny), il sound ne esce veramente arricchito.

Il nuovo album inizia in modo scoppiettante, “Blue Fingers” è introdotta da un giro intrigante e molto dinamico di batteria , che lancia una sezione musicale ricca di sonorità Crimsoniane, spicca subito la caratura tecnica dei quattro musicisti, la loro è una vera prova di forza e la musica spinge emozioni che mettono i brividi. “Inner Monologue” ha un sapore forte, il ritmo è pazzesco e molto sensuale, sembra preso da un ballo, la prima parte è dominata dal sax, che fa vere scintille poi nella seconda si fa largo la chitarra e sono sempre grandi fremiti, per poi finire di nuovo col sax. Ottima la tensione di apertura di “Breaking the Cycle”, sembra un tango o un bolero, ma in chiave molto rock, la musica è così intensa da ammutolire, la tromba di Victor Garcia prende il volo e ci porta con trasporto in territori fantastici. “On the Square” è un’altra prova di forza, siamo ai limiti di un hard rock jazzato, ruvido e complesso, la batteria è sempre molto ben in evidenza, da sola regge molto il sound della band. A sorpresa “Cafe de Nuit” porta un momento di magia, che sembra non aver punti in comune col resto del disco, un brano poetico, che ricorda certe nenie messicane alla Paris Texas di Ry Cooder, mescolate con certa musica francese da film d’essay. Altra sterzata con “Redline”, un rock ‘n’ roll esasperato da un ritmo jazzato incalzante e una chitarra graffiante, divertente e coinvolgente, l’assolo di chitarra leva la pelle. Ma ogni brano ha una storia da raccontare e merita di essere accolto e interiorizzato, ogni tassello di questo formidabile cd è tutto da godere e i Marbin si confermano come una band eccellente sotto ogni punto di vista, fino all’apoteosi finale, che si raggiunge con la romantica title track, un pezzo favoloso.

Musica cosmopolita, che ha molti richiami colti e cita in modo intelligente diverse culture musicali fondendole in un sound terribilmente coinvolgente. Nel sound dei Marbin troviamo jazz, fusion, world music e tanto prog. Musica fatta con grande passione e creatività, come se ne sente poca in giro, una band in piena ascesa, che non mancher à di stupirci ancora e ancora. GB

Altre recensioni:
Breaking the Cyde; The Third Set

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