Rock Impressions

Alex Masi - Theory Of Everything ALEX MASI - Therory of Everything
Lion Music
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Virtuoso
Support: CD - 2010

Oramai il nome di Alex Masi fra gli estimatori della chitarra è più che noto, un artista polistrumentista che anche questa volta si assume la responsabilità di suonare tutti gli strumenti. “Theory Of Everything” giunge a noi dopo quattro anni da “Late Nights At Desert’s Rimrock” ed è composto da dieci brani strumentali in stile Fusion Rock. Il chitarrista italiano è eclettico, ricerca sempre nuove emozioni, questa volta le ritrova in influenze stilistiche differenti quali il Metal, l’Hip- Hop ed il Funk, restando ovviamente sempre nei binari del Rock. Stralci elettronici nella title track, una partenza del disco a cento all’ora, dove la personalità di Masi si fa largo fra le suddette influenze. La chitarra percorre scale tecniche di buona fattura e non si perde in inutili fronzoli. Infatti quello che colpisce in principale modo è il songwriting, frizzante e multicolore, con un buon uso della tecnologia.

L’arabeggiante “Ladies Of The House” ci riporta all’Alex che conosciamo, quello degli assolo melodici, dove l’anima dell’artista ben si amalgama con la struttura Rock del brano. Attenzione all’irruenza di “Queen Of Headfuck”, energia solida e rimarcata da una ritmica incalzante che fa da tappeto alle ricerche chitarristiche, avvallate da suoni a tratti tecnologici. La musica si fa largo con carattere, l’esperienza dell’artista non è cosa da poco, considerando che già suonava nei primi anni ’80 nei Dark Lord, band di NWOIHM. Per entrare nei suoni più intimi e ricercati bisogna giungere a “The Past”, un momento di quiete raffinato, scandito dalle delicate note della chitarra. Ovviamente si riparte subito alla carica adrenalinica con la successiva “Breakfast At Owsley’s”, anche se questa canzone mi lascia più indifferente, nel senso che si standardizza nella norma dei prodotti del genere. “Big Bad Science” si lascia preferire, veloce e intelligente nella sovrapposizione della chitarra, un suono più ricercato e grinta da vendere. Certo non si può dire che a Masi manchi la fantasia, “Scratch The Meat” è affascinante sia per la qualità dei suoni che per gli assolo, suoni scuri, metallici che narrano bene la civiltà moderna, nervosa e grigia. Gioviale solamente il finale, comunque sicuramente uno dei pezzi più belli del disco. C’è del Blues come base nella musica del buon 90% dei chitarristi, consapevolmente o meno tutti si piegano a questa legge, Alex lo fa con carattere in “Jam On Haunted Hill”, dove le dita volano sulla tastiera più velocemente. “Have A Talk With God” ha un incedere a dir poco trascinante e melodico, coinvolgente ed irresistibile, mentre la conclusiva “Soul Virus Hack” mostra sia i muscoli, che un artista in piena forma.

Questo è un disco gradevolissimo, senza attimi di calo, ma mi sento di dare un consiglio al bravo Alex, questi brani sicuramente acquistano un buon 30% in più di energia se vengono suonati da una vera band. Questa è una virgola, per il resto semaforo verde agli acquirenti, qui c’è tecnica e melodia, il tutto senza strafare. MS


Altre recensioni: In the Name of Beethoven; Late Night at Desert's Rimrock


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