Tre anni or sono i Neun Welten rilasciavano alle stampe il loro album
di debutto, che aveva suscitato il nostro interesse per il suo folk
molto malinconico ed altamente elegante. Oggi ecco il seguito, un
disco che non si discosta da quanto proposto sul precedente, ma che
aggiunge coerenza e profondità. Musica crepuscolare, non apocalittica,
ma partecipe di un destino che appare tutt’altro che roseo,
uno sguardo disincantato su un mondo stritolato dai veleni moderni.
Ecco allora l’apertura decadente di “Frosthauch”
che ci introduce delicatamente nel mondo dei Neun Welten, all’inizio
sono una chitarra arpeggiata e un pianoforte a farci da guida, poi
sopraggiunge un flauto delicato e subito visioni evocative ci ammaliano,
finché non parte il cantato rigoroso e quasi sacrale. Ancora
più incantevole la strumentale title track, che è divisa
in due parti, la prima sulla chitarra appare un oboe molto delicato,
poi segue un violino ed è tutto un susseguirsi di lirismo di
buon spessore. La seconda parte introduce anche la batteria e ritmi
si fanno incalzanti e urgenti, le atmosfere sono più complesse,
quasi prog e ne guadagna l’atmosfera. “Jarknez”
prosegue aggiungendo ancora più intensità, questa volta
fra gli strumenti appare anche il basso, sembra quasi che ad ogni
brano la band aggiunga qualcosa per conferire sempre più suggestione
al disco e il risultato è notevole. La musica dei Neun Welten
è mistica, spirituale, profonda e svela queste sue caratteristiche
tanto nei brani strumentali, che in quelli cantati, le suggestioni
che si materializzano sono di buona intensità drammatica, anche
se qualche momento del cd non scorre proprio come si vorrebbe, come
nella pigra “Weites End”, ma sono più i momenti
buoni di quelli apparentemente deboli.
Questo Destrunken è un disco fuori dagli schemi, di quelli
dove la poesia ha il sopravvento su tutte le regole e le abitudini
del mondo contemporaneo, per questo potrebbe anche sembrare un disco
difficile, ma se ci si abitua ad ascoltare con attenzione questa musica
essenziale, piano piano si scopre di desiderarla sempre di più.
GB
Altre recensioni: Vergessene Pfade
Interviste: 2010
|