Rock Impressions
 

INTERVISTA AI NUOVA CIVILTA'
di Giancarlo Bolther

Per iniziare vuoi raccontarci chi siete e riassumere la storia del vostro gruppo?
Noi nasciamo nel lontano 1987, per cui sono tracorsi ben diciannove anni, raccontare una storia così lunga è ardua impresa, senza contare la noia per chi legge. Andando per sommi capi, possiamo focalizzare alcuni punti nevralgici, ma soprattutto evidenziare ciò che fu la nascita stessa. Molti di noi vivevano (tuttora vivono) a Scandiano in provincia di Reggio Emilia. Sul finire degli anni settanta, con l’arrivo della seconda ondata d’immigrati provenienti dal sud Italia in cerca di lavoro, furono costuiti senza ragione di causa, dei nuovi quartieri per accogliere i nuovi arrivati. L’integrazione è qualcosa di molto difficile oggi come allora, le diversità regionali, culturali non erano solo parole, ma muri. I ragazzi trascorrevano il tempo giocando a calcio, facendo risse, consumando droga. Ben presto il nostro quartiere divenne il nuovo Bronxs della Pianura Padana. Non avevavamo molti spazi….se non il vecchio convento dei frati cappuccini che aveva da poco chiuso il seminario e offriva campi da calcio in cemento armato, ma è sempre meglio che niente. I giorni trascorrevano tra una partita e l’altra, fino a quando ci fu proposto di dare un senso al nostro stare insieme. La prima grande attività fu l’allestimento di un musical scritto da un prete siciliano che affrontava le tematiche del mondo giovanile, insomma ci fecero catechismo senza dircelo. Lo spettacolo fu eccezionale e per due anni andò in scena. Da quell’esperienza nacque dapprima un movimento giovanile francescano e il gruppo musicale. Col tempo le strade si sono divise, anche se alcuni di noi hanno fatto scelte radicali in questo senso, abbracciando la vocazione laica / francescana. All’inizio il gruppo musicale ha vissuto tutte le tensioni, le gioie e le delusioni tipiche degli adolescenti con il pallino del successo. Abbiamo anche attraverso momenti di chiusura, pareva tutto finito, ma Dio aveva in mente qualcosa di diverso per noi. Nel 1996, dopo un anno di silenzio, riprendemmo a suonare e trasfromammo un gioco in una realtà nuova e matura sotto ogni profilo. Ci siamo caratterizzati con il volontariato scegliendo di suonare nei luoghi più disparati: carceri, comunità di recupero tossicodipendenti, centri di accoglienza, insomma cercando sempre di non dimenticare la dignità insita nell’altro, anche il peggiore, Dio è morto per tutti. La musica non più come fine, ma strumento che rende gioia, dignità e testimonia la bellezza di Dio.

E’ stato difficile restare uniti tutti questi anni?
Mantenere salde le persone è difficilissimo e molti si sono persi nel corso degli anni. Del primo nucleo storico è rimasto solo Massimo, ma è stato affiancato nel 1994 da Matteo e tra i due si è costruito un rapporto sincero, forte, equilibrato che fa da forza trainante anche nei momenti buii. Le idee invece, non sono mai cambiate…..la scelta è stata fatta e si va avanti.

C’è qualcosa del vostro passato che vorreste cambiare se fosse possibile?
Nulla! Ciò che siamo è frutto del passato, seme del domani, speranza che attinge nella fatica, nella gioia, nella dignità il coraggio di esserci oggi.

Qual è stata l’esperienza dal vivo che ricordi con più piacere?
E’ impossibile rispondere, è come chiedere ad un padre quale figlio ama di più. In fondo al suo cuore sa chi è, ma l’amore paterno, quello vero glielo ha fatto dimenticare, amando tutti i suoi figli indistintamente.

Come preparate la set list per le vostre esibizioni?
Col tempo abbiamo consolidato alcuni parametri che ci servono nella scelta delle canzoni (ricordo che nei nostri concerti abbiamo anche brani di nostra produzione). Anzittuo che sia fattibile sotto due profili: tecnico e strumentale. Appurato ciò dobbiamo fare un’ulteriore selezione, poiché ci sono cantanti che non ci è permesso suonare dappertutto. Ad esempio Vasco Rossi, non in tutte le carceri permettono che si suoni, quindi eviti di metterlo in scaletta; altri cantanti li evitiamo per il messaggio di morte che trasmettono o per scelte anti cristiane che hanno fatto nella loro vita: Marylin Manson, Eagles……. Ultima e non meno importante elemento è il considerare la gioia che la canzone trasmette, noi dobbiamo permettere a chi incontriamo di poter gioire. Essa si può manifestare nel ritmo, nel testo, in un’assolo, in qualsiasi cosa in cui ci è è reso facile trasmettere gioia.

Fare “rock cristiano” o fare il rock “da cristiani”, è solo un gioco di parole o c’è una vera differenza?
Al momento i due concetti fotografano la realtà di questo mondo musicale. Occorre sottolineare che entrambi si completano. Spesso s’intende solo il primo aspetto, cioè fare “rock cristiano”. E’ una forma importante, molti autori, laici e religiosi, hanno intrapreso questa strada suonando e cantando lodi a Dio. L’elemento centrale di questa tipologia è il testo della canzone, che ha in sé chiari, inequivocabili messaggi evangelizzatrici. Il nome di Dio è espresso con coraggio e forza. Noi non ci sentiamo apparteneti a questa categoria. Le persone che incontriamo nei nostri concerti non solo hanno perso Dio, ma hanno anche dimenticato di essere uomini. Occorre scendere, andare incontro e dirgli che non sono morti, ma sono vivi, hanno un volto, una dignità che possono recuperare. Abbiamo ritenuto utile, con l’esperienza maturata, l’importanza di un linguaggio trasversale, comprensibile ovunque. A questo abbiamo aggiunto (nel pieno stile francescano) di non chiedere soldi. Qui si spiega la scelta “ONLUS”, non abbiamo fini di lucro. Per un nostro concerto, garantite le spese reali, testimoniate da documenti fiscali, noi non chiediamo un soldo per le prestazioni, a tutti deve essere permesso di ascoltare musica e di gioire.

A parte il fatto che c’è tutta una tradizione, in particolare americana di gruppi musicali confessionali, ma secondo voi esiste veramente il “rock cristiano”?
Esistono cristiani che fanno rock, così come dovrebbero esistere cristiani che fanno politica, cristiani impegnati nella scienza e via di seguito. Il “rock cristiano” è un movimento ancora troppo giovane in Italia, ma deve già avere in sé il coraggio di fare scelte radicali, di non conformarsi alla mentalità di questo tempo. Basterebbe iniziare dale piccole cose, dai piccoli luoghi. Ancora oggi siamo ancorati ai numeri, dobbiamo fare per i numeri , quindi si organizza un concerto con nomi altisonalti per i numeri, ma Dio ha iniziato con 12 poveri pescatori, prima di diffondere il suo messaggio nel mondo.

In internet, ma anche sulla carta stampate, il “rock cristiano” viene denigrato sia dagli integralisti religiosi sia da posizioni più moderate ma che fanno riferimento ad ambienti cristiani, perché il rock è considerato costituzionalmente negativo, per cui non ci sarebbero i presupposti per coniugare il termine “rock” con il cristianesimo. Voi cosa ne pensate?
Il rock nasce come movimento giovanile d’opposizione e provocazione, uno dei milioni che il dopoguerra ha prodotto, solo che questo è diventato una fiorente multinazionale, inoltre, che i maggiori esponenti del rock siano tutto fuorchè stinchi di santo, è innegabile. Il punto è proprio questo, i cristiani possono e devono far fare un salto di qualità. La musica è espressione, comunicazione, incontro, gioia e se noi cristiani riusciamo a metterlo nelle mani di Dio, diviene anch’essa opera delle sue mani e forza rigenaratrice del creato. Ricordo che Bob Dylan, poeta finchè si vuole, ma discutibile la sua vita alla luce del Vangelo, cantò innanzi al Santo Padre Giovanni Paolo II. Discutiamo il che cosa ci dà fastidio, la musica in sé o chi fa la musica, sono due cose diverse. Ecco che il cristiano le può congiungere, continuando a fare buona musica in uno stile di vita evangelico, testimoniando con la vita, ancora prima che con le parole, la bellezza del suo credo.

Cosa pensate del “rock satanico”?
A noi esseri umani Dio ha dato la responsabilità di essere autori della bellezza o della bruttezza del mondo. Se ciò che facciamo è un filo che trova in Lui la partenza, in noi l’azione e a Lui ritorna, non potremo che fare del mondo la casa di Dio. Purtroppo, nella nostra libertà, scegliamo strade che allontano da Lui e confondiamo i servi per il padrone. Satana esiste, ma non è il padrone (Dio lo scacciò dal deserto e ovunque lo incontrasse), e nella sua esistenza deve far sentire la sua voce, per allontanarci da Dio stesso. La musica non è immune a ciò, è uno dei miliardi di canali utilizzati da Satana. I Padri della Chiesa dicevano che Satana è come un cane alla catena, morde se entri nel suo raggio d’azione!

Secondo voi la musica può veramente influenzare i giovani ad aderire al male?
SI! I giovani si bombardano ad ogni ora del giorno e della notte di musica. In essa riversano tutti i loro sogni, le loro ansie, paure. Lasciano entrare la musica in profondità, nel cuore, nell’anima, si lasciano plasmare e trovano vie di fuga alle loro parole che non hanno pronunciato. Finiscono per essere un tutt’uno con la canzone, il cantante, il ritmo. Ora…se ascoltano Raoul Casadei un gran male non si fanno, ma se ascoltano uno che sostiene la droga, la morte, la follia….la simbiosi assume connotati che spingono all’emulazione perché…lui (il cantante) è un vincente! Lavorando coi giovani abbiamo imparato a capire cosa vuol dire ascoltare una canzone o un'altra, un cantante o un altro. Ponendo attenzione a questo semplice meccanismo, possiamo entrare in contatto con loro e parlare.

So che tra di voi vi è uno che appartine al terz’ordine francescano, può spiegare ai nostri lettori cosa vuol dire?
Giriamo la doamnda all’interessato.
Massimo: “E’ una scelta di vita! Come battezzato appartengo alla Chiesa, come cristiano appartengo al mondo e come uomo appartengo a Dio, ma ho scelto la via di S.Francesco d’Assisi per raggiungere il mio obiettivo di vita. E’ appartenere ad un Oridne laico / religioso riconosciuto dalla Santa Sede. Il mercato è pieno di opportunità, non importa quali si seguano, purchè all’interno della Chiesa, ma ciò che conta è abbiano lo stesso punto d’arrivo……Dio e lo stesso punto di partenza….il Vangelo”.

Come vivete nella vostra vita quotidiana la relazione con Dio?
Noi non siamo una comunità religosa, né viviamo assieme la quotidianità. Siamo un gruppo di persone chiamate a dare testimonianza della gioia di vivere alla luce di Dio, con la musica. Questo implica che ognuno di noi, giorno per giorno, con i suoi tempi e modi, vive il suo rapporto con Dio.

A vostro avviso, in che modo Dio ha cambiato la vostra vita?
Dio agisce in un arco di tempo che a noi pare infinito, diciannove anni fa non avremmo scommesso un soldo bucato, eppure oggi siamo ancora qui. A qualcuno dobbiamo qualcosa! Stavamo morendo e siamo tornati per uno scopo diverso e complementare al suonare…a qualcuno dobbbiamo qualcosa!

Quanto è difficile amalgamere la vostra passione musicale con la fede?
Molto… a volte vediamo la musica intorno a noi fare grandi balzi e noi continuare nella logica dei piccoli passi; viviamo incomprensioni (siamo convinti che se costassimo 2000 euro a concerto suoneremmo di più). Ci sono momenti in cui la fede pare non bastare e allora devi andare oltre, cercare nella speranza che il tuo agire abbia un senso la forza; cercare nella carità il coraggio e nell’amore per le creature la gioia.

Sembra che la gente sia sempre più alla ricerca di spiritualità, avvertite questa tensione?
No…o perlomeno non nelle persone o nei luoghi che incontriamo. Lì la gente ti chiede un gesto che possa far ritornare la dignità persa, la speranza…. ti chiede se potrà essere ancora un uomo.

Seguire la fede non è sempre facile, spesso non si capisce cosa Dio vuole da noi, quali sono state le vostre maggiori difficoltà nel vostro cammino di fede?
Restare saldi sulle scelte, sui valori senza mai scendere a compromessi anche con il rischio di essere estromessi.

Ma la fede è anche gioia, quali sono i ricordi più belli?
L’essere tornati a suonare….. esserci oggi…… aver dato musica a chi il giorno dopo sarebbe morto per AIDS…….. i viaggi insieme…… l’incontro con gente che ci ha dato speranza, come stai facendo tu oggi.

Molte persone pensano che seguire Cristo equivalga a perdere la libertà, voi cosa rispondete a questi dubbi?
Che cosa è la libertà? Platone sosteneva che essa poteva divenire il più grande dittatore, poiché l’uomo per assecondare i suoi bisogni si rendeva vittima di ogni sacrificio. Se la libertà è infedeltà; se la libertà è arrivismo, se la libertà è annientamento della dignità…che cosa è che temono di perdere? La libertà è forza, coraggio, bellezza, gioia, verità….. chi può mettere in dubbio questi principi? Nessuno! Allora Dio è già nei loro cuori.

Avete una parola di speranza con cui chiudere questa intervista?
Ci piace pensare ad un augurio: “Siate con noi testimoni della gioia, con la speranza di lasciare traccia della presenza di Dio nei vostri / nostri cuori”.

GB

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