La creatività dei fratelli Seravalle ci consegna il terzo capitolo
della loro ricerca sperimentale. Gli ingredienti, o se preferite,
visto che si parla di “officina”, i materiali di partenza,
sono simili: jazz rock, elettronica e attitudine prog. La voglia di
sperimentare è il collante e il prodotto sono gli undici brani
di questo Blecs.
Rispetto ai due titoli precedenti trovo che questo album sia un po’
più accessibile, con momenti quasi ambient, se mi passate il
termine, meno oscuro ad esempio del primo, i fratelli sembrano più
a loro agio e rilassati. Possiamo pensare a musica adatta ad accompagnare
installazioni, dove i suoni si integrano con altre espressioni artistiche
fatte di colori e di forme e perché no anche con certo teatro
d’avanguardia, non a caso troviamo Alessandro in compagnia di
Gianni Venturi in Qohelet, opera incentrata sulla forza della “parola”.
Il termine “officina” richiama il lavoro e quindi l’artigianato,
ma c’è un confine per cui l’artigianato diventa
arte, questo è il progetto dei Seravalle, superare il confine
e trasformare il lavoro in arte. GB
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